82
PITTORE GENOVESE DEL XVII-XVIII SECOLO
Santa Margherita di Antiochia
Olio su tela, cm 67X55
Il dipinto raffigura Santa Margherita di Antiochia, riconoscibile per la Croce e la Palma del Martirio. L'aspetto principale della composizione e' la felicita' cromatica, accompagnata da una condotta disegnativa ragguardevole. Queste caratteristiche suggeriscono, in primo luogo, un pittore consapevole della propria arte e con una apprezzabile sensibilita' estetica. Osservando la tipologia del volto e' possibile altresi' notare la curiosa affinita' con lo stile dei Guidobono, indicandoci la verosimile nascita genovese dell'artista.
ESTIMATE € 1.500 - 2.500
147
PITTORE LOMBARDO DEL XVII SECOLO
Natura morta con piatto di pere
Olio su tela, cm 28X40,5
Gia' attribuite a Giovanni Ambrogio Figino (Milano, 1553 ; 1608) da Ferdinando Arisi, questa bellissima natura morta esprime una cultura pittorica arcaica, ancora di gusto cinquecentesco e inequivocabili caratteri stilistici lombardi, che oltre al Figino, evocano il nome di Fede Galizia (Milano, 1578 ; 1630). Si ricorda a questo proposito la 'Natura morta con prugne, pere e una rosa', e 'Alzata con frutti' pubblicate da Ada Magnani nella recente mostra dedicata alla Natura morta lombarda e possiamo aggiungere altre opere analoghe rese note da Flavio Caroli, autore dell'unico studio monografico dedicato alla pittrice. Nel caso del dipinto qui illustrato proprio per la sua migliore collocazione cronologica al XVII secolo, e' saggio accogliere con prudenza l'idea attributiva di Arisi e rendere l'ipotesi galiziana piu' precisa dal punto di vista filologico, senza escludere gli esiti di poco posteriori di Panfilo Nuvolone, specialmente se prendiamo in considerazione la 'Natura morta con pesche e gelsomini' gia' di Collezione Sterling a New York e pubblicate dal Morandotti nel volume 'La Natura morta in Italia', Milano 1988, pp. 226-229.
ESTIMATE € 4.000 - 6.000
148
PITTORE LOMBARDO DEL XVII SECOLO
Natura morta con piatto di mele
Olio su tela, cm 28X40,5
Il dipinto e' corredato da una scheda critica di Ferdinando Arisi.
ESTIMATE € 4.000 - 6.000
76
PITTORE LOMBARDO DEL XVIII SECOLO
Vaso fiorito
Olio su tela, cm 74X60
La tela per caratteri di stile e scrittura si ascrive a Giovanni Saglier (attivo in Lombardia nella seconda meta' del XVII secolo) e solo per una dovuta prudenza critica non puo' essere dichiarato con assoluta certezza, eppure, e' indiscutibile la qualita' artistica dell'opera, che esprime non solo una visione estetica eccellente ma anche il lessico dell'artista. La ricostruzione del suo catalogo e' vicenda recente, infatti, molte creazioni furono attribuite al Mezzadri, a partire dai dipinti appartenenti alla collezione Molinari Pradelli, mentre altre composizioni erano riconosciute al Vicenzino e persino al Nuzzi. Questa difficolta' filologica, pero', distingue una coerenza qualitativa ineccepibile e, a conferma del successo riconosciuto all'artista, basti pensare che il nucleo piu' consistente delle sue opere e' custodito nella Collezione Borromeo all'Isola Bella. Tornando al dipinto in esame si puo' coglierne la materia grassa, contraddistinta da una vivida luce che crea effetti di una freschezza quasi palpitante, capace di evocare straordinari effetti realistici degni della migliore tradizione nordica.
ESTIMATE € 3.000 - 4.000
124
PITTORE LOMBARDO-VENETO DEL XVII SECOLO
Cristo
Olio su tela, cm 93X112
L'immagine evoca una simile composizione realizzata da Alessandro Bonvicino detto il Moretto (Brescia, 1498 circa ; 1554), cosi' anche lo stile e la stesura pittorica apparirebbero compatibili con una tecnica cinquecentesca. Si tratta di una iconografia particolarmente diffusa in ambito lombardo-veneto, basti pensare alle versioni di Tiziano Vecellio e Sebastiano del Piombo, ma altresi' replicata con varianti dallo stesso Bonvicino come dalla tela custodita alla Pinacoteca Tosio Martinengo. Il nostro dipinto esprime assai bene il naturalismo e il gioco di luce che caratterizza buona parte della produzione pittorica bresciana, basti pensare alle Nativita' di Gerolamo Savoldo. Naturalismo e giochi di luce che, come sappiamo, furono importantissimi non solo per la formazione di Michelangelo Merisi, ma anche per tutti quegli artisti che si dilettarono a realizzare immagini a 'Lume di notte'. Appare evidente che lo scopo e' quello di creare iconografie dal sentito carattere devozionale e non prive di una religiosita' contagiata da passioni e sentimenti riformistici.
ESTIMATE € 800 - 1.200
146
PITTORE LUCCHESE DEL XVII-XVIII SECOLO
Natura morta
Olio su tela, cm 50X67
La tela, la cui attribuzione a Simone del Tintore (Lucca, 1630 ; 1708) fu suggerita da Mina Gregori, e' un bellissimo esempio del Naturamortismo espresso dall'artista lucchese, considerato un vero e proprio interprete di questo genere pittorico sin dai tempi dell'abate Luigi Lanzi, che in lui vedeva una grande capacita' di 'rappresentare uccelli e frutti'. Sorprende in quest'opera come l'essenzialita' del soggetto assuma monumentalita' attraverso l'attenta regia luministica di carattere caravaggesco, indicando come l'arte del Tintore sia strettamente legata alle origini della natura morta. Altrettanto straordinaria e' la modalita' con cui avviene la sintesi tra il gusto arcaico e la moderna istanza barocca, con effetti lussureggianti pur affrontando composizioni contenute per dimensione e complessita' iconografica. In effetti e' stupefacente come l'artista non si faccia travolgere da quel repertorio codificato e accademizzante, riuscendo con solo il mezzo espressivo della pennellata e della luce a non scadere mai in un mero decorativismo. In lui sperimentazione e innovazione sono elementi essenziali della sua creativita', indici di una consapevolezza che va ben oltre il requisito di mestiere, ma che ha in se' la coscienza del fare arte, senza incoerenze qualitative e l'abbandonarsi a facili semplificazioni ornamentali.
ESTIMATE € 7.000 - 10.000
153
PITTORE NAPOLETANO DEL XVIII SECOLO
Ritratto di famiglia
Olio su tela, cm 49X63,5
La tela in esame ; ricondotta al catalogo di Giuseppe Bonito da Riccardo Lattuada ; e' paradigmatica dell'immaginario concepito dall'artista in quegli anni. Si puo' notare come in questo caso la sapienza ritrattistica e il gusto di una pittura di genere si intersichino, raggiungendo esiti espressivi eccellenti, avvalorati dalla bella conservazione della tela che esalta le stesure cromatiche, la descrizione dei volti e del bellissimo brano di natura morta posto al centro della composizione. A confronto e' possibile citare le bellissime tele pubblicate da Clara Gelao e conservate nel Museo di Bari: ritratti di gruppo che narrano aspetti della quotidianita', come 'La distribuzione delle ciliegie' o 'Lo studio del pittore', databili non oltre il 1741. Allievo di Francesco Solimena, Giuseppe Bonito (Castellammare di Stabia, 1707 ; Napoli, 1789) e' uno dei principali protagonisti della pittura del XVIII secolo; capace regista nell'affrontare scene di storia, ma altresi' ritrattista straordinario. Le sue effigi sono sempre risolte con fervido realismo, cura per i dettagli e per gli aspetti espressivi, secondo una modalita' che si coglie esaminando le opere a carattere popolaresco ma soprattutto le tele che tratteggiano ambienti borghesi e che denotano una vera e propria osservazione della societa' dell'epoca ed una illuministica irriverenza. Bernardo de Dominici, nelle 'Vite dei pittori, scultori ed architetti napoletani' pubblicate nel 1743, osservo' che le pitture di Bonito furono assai lodate e gli valsero una grande reputazione e, cosa da non sottovalutare, in netto anticipo rispetto alla produzione di Gaspare Traversi. I risultati raggiunti furono straordinari, soprattutto se pensiamo che questi dipinti si concentrano tra il quarto e il quinto decennio, nel momento preponderante e trionfale della retorica tardo barocca inaugurata dal Solimena e perseguita dai suoi seguaci.
ESTIMATE € 5.000 - 6.000
194
PITTORE NAPOLETANO DEL XVIII SECOLO
Natura morta con fiori, vasi, melone, fichi e pappagallo
Olio su tela, cm 68X123
Pendant della tela precedente, e' chiara la concezione compositiva dell'artista, che dispone i brani di natura morta all'aperto secondo un modello illustrativo ampliamente collaudato, intercalando ai vasi fioriti, fiori recisi e frutti, un repertorio di frammenti architettonici ed eleganti porcellane decorate. Lo scenario ritrae indubbiamente un giardino, lo confermano gli elementi d'arredo, ma l'attenzione dell'artista tralascia di rappresentare l'ambiente circostante, concentrandosi nel descrivere con precisione i brani di natura morta. La consuetudine barocca di contaminare il genere con il paesaggio, dipingendo giardini eleganti con i loro ornamenti, riscuote particolare fortuna nell'arte napoletana del primo Settecento e gli interpreti di questo peculiare gusto decorativo sono non a caso gli allievi di Andrea Belvedere: Nicola Casissa, Gaetano Cusati, Nicola Malinconico e Francesco Lavagna, tuttavia, le scenografie del nostro appaiono ricusare l'esuberanza estetica comune ai suoi colleghi, prediligendo una visuale ravvicinata ed intima della realta' naturale.
ESTIMATE € 3.000 - 4.000
195
PITTORE NAPOLETANO DEL XVIII SECOLO
Natura morta con fiori, vasi, melone, fichi e pappagallo
Olio su tela, cm 68X123
Riconducibili alla Scuola napoletana, le nature morte qui presentata mostra strette analogie stilistiche con Gaspare Lopez (Napoli, 1650 ; Firenze, 1740), protagonista della pittura di natura morta partenopea del XVIII secolo sulla scia di Andrea Belvedere e dei fioranti francesi. E' Bernardo de Dominicis a puntualizzare quanto siano state determinanti sulla sua carriera le suggestioni di Jean Baptiste Dubuisson, abile diffusore a Napoli dei modi aulici di Jean Baptiste Monnoyer, che lo indussero ad una pittura di gusto ornamentale ma contraddistinta da un vivace cromatismo. Le opere documentano assai bene le qualita' espressive del pittore, capace di realizzare con sprezzatura una sequenza di composizioni somiglianti senza cadere nella banalita' della replica illustrativa, mostrando una sensibilita' descrittiva di notevole impatto visivo, tanto da preannunciare esiti tardo settecenteschi in analogia con il Guardi. Cio' e' in primo luogo una conferma dell'istintiva modernita' di queste tele, costruite con velature e spessori ma specialmente con una luminosita' che si irradia senza ostacoli e cedimenti bagnando di iridescenze la superficie. Ambientate 'en plein air', in giardini con quinte di alberi e siepi ed arricchiti da frammenti classici, vasi marmorei, porcellane, bacili in vetro e uccelli variopinti disposti con apparente casualita', si percepisce la straordinaria qualita' rocaille delle opere. Infatti il Lopez fu attivo perlopiu' lontano dalla sua patria, a Roma, a Venezia e dal 1727 a Firenze, dove fu influenzato da Andrea Scacciati e Bartolomeo Bimbi.
ESTIMATE € 3.000 - 4.000
98
PITTORE NEOCLASSICO
La Fucina di Vulcano e Venere
Olio su tela, cm 83X120
L'evidente classicismo formale dell'opera, suggerisce di collocarne l'esecuzione al XVIII secolo. L'immagine raffigura la fucina di Vulcano e la dea Venere. La scena si svolge all'aperto ed e' delimitata sul fondale da rovine architettoniche di gusto classico, mentre il primo piano e' dedicato alla parte narrativa, dove il dio con innumerevoli aiuti forgia armature e sciabole. Al centro della composizione spicca invece la figura discinta di Venere, nel momento in cui sta per essere colpita dalla freccia di Amore, preludio dell'unione tra i due dei. Si puo' presupporre che l'autore sia di origine nordica, plausibilmente olandese e suggestionato dalle istanze neoclassiche francesi.
ESTIMATE € 1.500 - 2.000