156
VINCENZO LAGORIO (Attr. a)
Natività della Vergine
Olio su tela, cm 178X141
L'opera presenta le peculiari dimensioni di una pala d'altare domestica e se lo stile si misura ancora con una tradizione arcaica, la tecnica risponde a una conduzione assai più tarda, corrispondente ai primi decenni del XVII Secolo. Appare allora evidente che ci troviamo al cospetto di un'opera concepita da un pittore periferico, suggestionato dagli aulici modelli della tarda maniera e partecipe di una committenza non aggiornata. L'attribuzione a Vincenzo Lagorio proposta con tutte le prudenze del caso trova confronto con la tela raffigurante la Madonna col Bambino e i Santi Michele Arcangelo e Antonio Abate sita nella parrochiale di San bartolomeo a Ponzano e con la Decollazione del Battista conservata nella chiesa di San Giovanni Battista a Varese Ligure recentemente pubblicate da Piero Donati.

Bibliografia di riferimento:
P. Donati, Pittura in provincia della Spezia, dal Medioevo alla metà dell'Ottocento, Sarzana 2002, p. 20, n. 10, fig. 6, tav. XI.
ESTIMATE € 2.000 - 3.000
158
PITTORE DEL XVII SECOLO
Visione di San Bruno
Olio su tela, cm 70X57
Il dipinto trova precisi riferimenti illustrativi con la tela di medesimo soggetto di Pier Francesco Mola (Coldrerio, 1612 - Roma, 1666) conservata presso il Getty Museum di Los Angeles e databile alla fine del quarto decennio. Si conosco altre redazioni tra le quali ricordiamo in questa sede quella della Collezione Doria Pamphilj a Roma e una pubblicata dall'Arslan nel 1928 (W. Arslan, Opere romane di Pier Francesco Mola, in 'Bollettino d'arte del Ministero della Pubblica Istruzione', 1928, pp. 73 - 74). Sono da menzionare altresì alcune versioni in cui l'artista svolge il tema della Visione di San Bruno in un'ambientazione paesistica più ampia come si evince nella tela della collezione Mahon a Londra.

Bibliografia di riferimento:
F. Petrucci, 'Pier Francesco Mola (1612-1666). Materia e colore nella pittura del '600', Roma 2012.
ESTIMATE € 2.000 - 2.500
180
PITTORE DEL XVIII SECOLO
Vanitas
Olio su tela, cm 51X70
Questa composizione, che predica la vanità della vita e delle attività intellettuali, possiede un'affascinante gravità. La forza e la semplicità espressiva della composizione, sia come disegno che come colori, indica una valenza estetica non trascurabile e una datazione al XVIII Secolo.
ESTIMATE € 2.500 - 3.500
29
GIOVANNI DOMENICO CAPPELLINO
(Genova, 1580 - 1651)
Messa di San Domenico
Olio su tela, cm 192X249,5
Giovanni Domenico Cappellino nacque a Genova nel 1580. Secondo il biografo Raffaele Soprani (1674) fu allievo di Giovanni Battista Paggi, e nonostante le difficoltà nel coordinare la cronologia (Paggi rientrò a Genova dall'esilio nel 1600), l'affermazione coglie comunque nel segno per quanto riguarda i caratteri stilistici. Le tele in esame però, si collocano verosimilmente alla prima maturità, attorno al primo o secondo decennio, quando le influenze del maestro attendono le innovazioni fiasellesche ma esprimono al contempo una regolata autonomia creativa. Accanto a forme più solide e naturalistiche sono presenti concetti costruttivi d'immagine tipici, quali la 'tendenza a saturare la composizione con quei volti che s'intravedono parzialmente affacciarsi anche tra gli spazi ridotti che dividono le figure principali' (Manzitti 2005) e la certa ascendenza dai modi del pisano Aurelio Lomi attivo a Genova sino al 1597. Di notevoli dimensioni e circostanziate per soggetto, i dipinti sono indubbiamente partecipi di un unico ciclo e verosimilmente concepite per decorare le pareti laterali di una cappella o una sacrestia.

Ringraziamo Camillo Manzitti per aver confermato l'attribuzione sulla base di documentazione fotografica.

Bibliografia di riferimento:

C. Manzitti, 'L'indice su Gio. Domenico Cappellino', 'Paragone', 2005, n. 63, pp. 51 - 61
ESTIMATE € 2.500 - 3.500
30
GIOVANNI DOMENICO CAPPELLINO
(Genova, 1580 - 1651)
San Domenico resuscita l'architetto
Olio su tela, cm 192X249,5
La tela è anch'essa riconducibile al catalogo di Giovanni Domenico Cappelino e si considera quale pendant della precedente. L'episodio raffigura il cosiddetto 'miracolo dell'architetto' narrato da Jacopo da Varagine. Durante la costruzione del convento domenicano di San Sisto a Roma il sottosuolo nascondeva una gran quantità di antiche strutture murarie e cavità insospettabili e un improvviso smottamento seppellì sotto un cumulo di macerie l'architetto che sovrintendeva i lavori. I Domenicani erano molto angosciati da questa tragedia, non solo perché il confratello era morto senza sacramento, ma anche per via degli strani racconti che si erano diffusi tra la popolazione riguardo all'ordine da poco istituito e temevano che la disgrazia fosse interpretata come un segno del malcontento di Dio a riguardo della nuova impresa religiosa. Domenico si accorse della preoccupazione dei suoi discepoli e 'con il potere delle sue preghiere risuscitò' l'uomo.

Ringraziamo Camillo Manzitti per aver confermato l'attribuzione sulla base di documentazione fotografica.

Bibliografia di riferimento:
J. Da Varagine, 'Leggenda Aurea', Firenze 1984, II, p. 466 - 486
Fr. Jaime Rodriguez Lebrato, 'Itinerario dei miracoli di San Domenico a Roma', Roma 1995, p.31
ESTIMATE € 2.500 - 3.500
32
JEAN-BAPTISTE CLAUDOT detto CLAUDOT DE NANCY (Attr. a)
(Badonville, 1733 - Nancy, 1805)
Paesaggio campestre
Paesaggio fluviale con figure
Tempera su carta, cm 25X33 (2)
Claudot è un raffinato artista emulo di Hubert Robert. Influenzato dall'arte paesistica veneziana settecentesca, crea visioni arcadiche e bucoliche dal gusto prettamente decorativo. Allievo e amico di Vernet, il pittore incarna la migliore tradizione dell'arte rocaille, ma riflette altresì la sensibilità italiana, evocando scenografie pittoresche ispirate dal paesaggio lorenese.
ESTIMATE € 2.500 - 3.000
41
PITTORE BOLOGNESE DEL XVII SECOLO
Ecce homo
Olio su tela, cm 64,5X52,5
L'opera qui presentata è una derivazione dell'Ecce Homo oggi conservato alla Galleria Nazionale d'Arte Antica a Palazzo Corsini di Roma eseguito dal Guercino nel 1644. La nostra tela tuttavia presenta aspetti qualitativi di apprezzabile interesse e di conseguenza si attribuisce a un collaboratore del maestro.
Bibliografia di riferimento:
L.Salerno, 'I dipinti del Guercino', Roma 1988, p. 292, n. 215
A.G.De Marchi, in 'Le Stanze del Cardinale. Caravaggio Guido Reni, Guercino Mattia Preti', catalogo della mostra a cura di V.Sgarbi, Milano 2009, pp. 122 - 123, n. 24
ESTIMATE € 2.500 - 3.500
61
GIULIO CARPIONI
(Venezia, 1613 - Vicenza, 1679)
Battesimo di Cristo
Olio su tela, cm 53X40
Giulio Carpioni è particolarmente noto per le sue creazioni a tema mitologico, ma altrettanto importante, fu la produzione di opere a carattere devozionale, come documenta questo piccolo modelletto da pala d'altare. Formatosi con il Padovanino e sul classicismo della tradizione veneziana cinquecentesca, l'artista si confrontò con il tenebrismo di Ruschi e il caravaggismo interpretato da Nicolas Renier e Carlo Saraceni, ma anche con le esperienze veronesi del Turchi, del Bassetti, dell'Ottino e quegli influssi neoveneti d'ascendenza romana diffusi dal Poussin e Pietro Testa. Fu infatti Roberto Longhi (1963) a ipotizzare un viaggio di studio nella capitale, dove dal 1598 si trovavano i celebri baccanali di Tiziano, ma è comunque certa a partire dal 1638 la presenza del pittore a Vicenza. La decisione di abbandonare Venezia, dove la concorrenza era notevole, si dimostrò infatti una scelta ragionata, a ciò si aggiunga che dopo la partenza di Francesco Maffei per Padova, avvenuta nel 1657, l'artista vide moltiplicare i suoi impegni, potendo così controllare e dirigere senza ostacoli la situazione artistica cittadina. Sono di questi anni infatti le principali commissioni ecclesiastiche e grazie alle ricerche condotte da Flavia Casagranda i ritrovamenti di opere carpionesche nelle parrocchie del territorio denunciano una ricerca ben lontana dal concludersi.

Bibliografia di riferimento:
G. M. Pilo, Carpioni, Venezia 1961
F. Casagranda, Per Giulio Carpioni: un percorso nell'attività religiosa, in Pittura veneziana dal Quattrocento al Settecento. Studi di storia dell'arte in onore di Egidio Martini, a cura di G. Maria Pilo, Venezia 1999, pp. 125 - 129
ESTIMATE € 2.500 - 3.500
91
PITTORE VENETO DEL XVI SECOLO
Scena mitologica
Olio su tavola, cm 23,5X42
La tavola si data al XVI secolo e si attribuisce ad un artista veneto influenzato dall'arte veronesiana e tizianesca con esiti di stile memori delle opere di Andrea Meldolla detto Andrea Schiavone (Zara, 1510/1515 - Venezia, 1563). L'artista, formatosi in ambiente tizianesco dopo un iniziale avvicinamento ai modi di Bonifacio de' Pitati, fu tra i primi ad accogliere e rielaborare con grande originalità le novità della cultura figurativa tosco-romana introdotta a Venezia dal Salviati. La pennellata sciolta e l'esecuzione corsiva delle figure e dei panneggi rammentano i modi del pittore, in una datazione matura attorno alla fine del settimo decennio.

Bibliografia di riferimento:
F. L. Richardson, Andrea Schiavone, Oxford 1980
ESTIMATE € 2.500 - 3.500
107
JAN VAN DER STOFFE
(Leida, 1611 - 1682)
Battaglia
Olio su tavola ovale 47X64

Provenienza:
Sotheby's Firenze 12-13 maggio 1975, n. 11
Jan Jacobsz van der Stoffe ottenne il titolo di maestro nel 1644. Rivestì varie cariche nella celebre gilda di Leida, di cui nel 1669 fu il decano. Come pittore Jan van der Stoffe era specializzato soprattutto nei combattimenti di cavalieri e nelle scene di caccia nello stile di Palamedes Palamedesz e Esaias van der Velde. Il presente dipinto è un pregevole esempio della sua arte. A confronto possiamo citare le tavole simili per soggetto e dimensioni esitate presso la Sotheby's di Londra il 16 dicembre 1999, n. 396 e registrate all'RKD.
Bibliografia di riferimento:
J. C. Overvoorde, Eenige bijzonderheden over den Leidschen schilder Jan Jacobsz. van der Stoffe, Leidsch jaarboekje 1920, pp. 49-64
ESTIMATE € 2.500 - 3.500