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PITTORE DEL XVIII SECOLO
PITTORE DEL XVIII SECOLO
Rovine classiche con figure e vaso monumentale
Olio su tela, cm 51X78
La struttura compositiva viene utilizzata con varianti verso il 1740 da Giovan Paolo Pannini in un dipinto di collezione privata inglese pubblicato da Francesco Arisi nella monografia dedicata al maestro (F. Arisi, 'Gian Paolo Pannini', Piacenza 1961, p. 166, n. 149, fig. 197). In questo caso però, il dipinto esprime una stesura che suggerisce senza dubbio l'attribuzione a Giovanni Ghisolfi (Milano, 1623 - 1683). Il Ghisolfi fu indubbiamente il principale ispiratore del Pannini e importantissimo antesignano di un genere pittorico che solo nel XVIII secolo conseguirà una fortuna illustrativa straordinaria. Detto ciò, si evidenzia la distanza qualitativa tra il dipinto in esame e le innumerevoli tele che attraversano il mercato antiquario, che sono in gran parte da ricondurre senza appello all'ambito delle copie. Il distinguo appare evidente osservando la bellezza della stesura, del tessuto pittorico, con le sue profondità e le accensioni di lume, di tono e precisione disegnativa. Ghisolfi, ricordiamolo, è nato a Milano, si formò nell'ambito familiare e si trasferì a Roma intorno al 1650, beneficiando della lezione cortonesca e soprattutto del periodo trascorso in collaborazione con Salvator Rosa, dedicandosi a dipingere paesaggi e vedute architettoniche. Questa propensione paesistica e archeologica rivelò presto un'intima vena classicista, contrassegnata da eleganti equilibri compositivi che, non lo si ripeterà mai abbastanza, costituiranno un precedente essenziale per il Panini. Tipica del suo stile è altresì la modalità con cui costruisce le sequenze prospettiche, trattando lo sfondo con una cromia chiara e leggera, quasi argentea, mentre i brani d'architettura sono delineati con pennellate accurate e precise, forti contrasti e tocchi di nero nei dettagli plastici. E' interessante anche notare come traspaiano nei brani di figura curiose reminiscenze venete che rammentano nel loro sviluppo quelle di Giulio Carpioni. Si compie così una curiosa miscela di istanze nord italiane con lo stile rosiano, il medesimo che si esprime nella tela del Museo Nazionale di Praga (Busiri 1992, p. 79, n. 32) e in quelle di Collezione Almagià (Busiri, 1992, pp. 80-81, nn. 33-34), tele le cui figure sono dal Busiri attribuite a Salvator Rosa.
Bibliografia di riferimento:
A. Busiri Vici, 'Giovanni Ghisolfi (1623-1683). Un pittore milanese di rovine romane', Roma 1992, fig. 27, cat, 11, cat. 85
Olio su tela, cm 51X78
La struttura compositiva viene utilizzata con varianti verso il 1740 da Giovan Paolo Pannini in un dipinto di collezione privata inglese pubblicato da Francesco Arisi nella monografia dedicata al maestro (F. Arisi, 'Gian Paolo Pannini', Piacenza 1961, p. 166, n. 149, fig. 197). In questo caso però, il dipinto esprime una stesura che suggerisce senza dubbio l'attribuzione a Giovanni Ghisolfi (Milano, 1623 - 1683). Il Ghisolfi fu indubbiamente il principale ispiratore del Pannini e importantissimo antesignano di un genere pittorico che solo nel XVIII secolo conseguirà una fortuna illustrativa straordinaria. Detto ciò, si evidenzia la distanza qualitativa tra il dipinto in esame e le innumerevoli tele che attraversano il mercato antiquario, che sono in gran parte da ricondurre senza appello all'ambito delle copie. Il distinguo appare evidente osservando la bellezza della stesura, del tessuto pittorico, con le sue profondità e le accensioni di lume, di tono e precisione disegnativa. Ghisolfi, ricordiamolo, è nato a Milano, si formò nell'ambito familiare e si trasferì a Roma intorno al 1650, beneficiando della lezione cortonesca e soprattutto del periodo trascorso in collaborazione con Salvator Rosa, dedicandosi a dipingere paesaggi e vedute architettoniche. Questa propensione paesistica e archeologica rivelò presto un'intima vena classicista, contrassegnata da eleganti equilibri compositivi che, non lo si ripeterà mai abbastanza, costituiranno un precedente essenziale per il Panini. Tipica del suo stile è altresì la modalità con cui costruisce le sequenze prospettiche, trattando lo sfondo con una cromia chiara e leggera, quasi argentea, mentre i brani d'architettura sono delineati con pennellate accurate e precise, forti contrasti e tocchi di nero nei dettagli plastici. E' interessante anche notare come traspaiano nei brani di figura curiose reminiscenze venete che rammentano nel loro sviluppo quelle di Giulio Carpioni. Si compie così una curiosa miscela di istanze nord italiane con lo stile rosiano, il medesimo che si esprime nella tela del Museo Nazionale di Praga (Busiri 1992, p. 79, n. 32) e in quelle di Collezione Almagià (Busiri, 1992, pp. 80-81, nn. 33-34), tele le cui figure sono dal Busiri attribuite a Salvator Rosa.
Bibliografia di riferimento:
A. Busiri Vici, 'Giovanni Ghisolfi (1623-1683). Un pittore milanese di rovine romane', Roma 1992, fig. 27, cat, 11, cat. 85
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