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PITTORE DEL XVII-XVIII SECOLO
PITTORE DEL XVII-XVIII SECOLO
Scena di battaglia
Olio su tela, cm 151X225
Di straordinaria valenza scenica e misure parietali, la battaglia qui presentata esibisce aspetti qualitativi sorprendenti e una vitalita' narrativa travolgente. Di inequivocabile gusto barocco, la tela si puo' datare attorno alla seconda meta' del XVII secolo e realizzata da un autore a conoscenza degli esempi pittorici della Scuola romana, delle invenzioni di Jacques Courtois, Pietro da Cortona e Nicola Poussin. Al Courtois, celebre inventore della battaglistica moderna, si deve riprendendo la citazione dell'Abate Lanzi: 'un'evidenza a dipinti, che par vedervi il coraggio che combatte per l'onore e per la vita; sembra quasi udirvi, come altri ha scritto, il suono della guerra, l'annitrir de cavalli, le strida di quel che cadono; uomo quasi inimitabile nel suo genere; di cui dicevano i suoi scolari, che i lor soldati combattevan da giuoco; quei del Borgognone dal Vero'. Queste caratteristiche che pongono l'accento sulla concretezza fisica, quella capacita' di rendere reali gli eventi, gli odori acri e la perfetta descrizione dei moti dell'animo, si possono ben cogliere nel nostro dipinto, in cui tutta l'energia dello scontro e l'audacia dei cavalieri sono descritti a distanza ravvicinata e possiamo osservarne gli sguardi, la tensione dei corpi e la drammatica veemenza. Tuttavia, i caratteri di stile indirizzano la ricerca attributiva verso un maestro di straordinaria eleganza e una migliore attinenza agli aspetti disegnativi, coadiuvati da una stesura esteticamente assai ricercata e piu' classica rispetto al Courtois, avendo in se' un substrato culturale con maggiori attinenze alla Scuola francese. Questi aspetti mostrano una indubbia affinita' con l'opera di Charles Le Brun (Parigi, 1615 ; 1690), che allievo in giovane eta' di Perrier e Vouet soggiorno' a Roma tra il 1642 e il 1646 presso Nicolas Poussin e fu ben accolto dalla famiglia Barberini. Rientrato in patria, l'artista fu subito apprezzato da Luigi XIV che gli commissiono' diverse opere come quelle dedicate alle imprese di Alessandro Magno, che contemplano eccezionali scene belliche. Le similitudini che riscontriamo tra il pittore parigino e il dipinto sono alquanto eloquenti e solo una dovuta prudenza ci induce a non spenderne il nome senza ulteriori conferme critiche, mentre la qualita' sottolinea una singolare analogia. A questo proposito si deve rilevare la particolare attenzione alla fisiognomica dei volti dei protagonisti che trovano un puntuale riferimento con i noti e innumerevoli studi grafici svolti dal Le Brun (fig. 1).
Olio su tela, cm 151X225
Di straordinaria valenza scenica e misure parietali, la battaglia qui presentata esibisce aspetti qualitativi sorprendenti e una vitalita' narrativa travolgente. Di inequivocabile gusto barocco, la tela si puo' datare attorno alla seconda meta' del XVII secolo e realizzata da un autore a conoscenza degli esempi pittorici della Scuola romana, delle invenzioni di Jacques Courtois, Pietro da Cortona e Nicola Poussin. Al Courtois, celebre inventore della battaglistica moderna, si deve riprendendo la citazione dell'Abate Lanzi: 'un'evidenza a dipinti, che par vedervi il coraggio che combatte per l'onore e per la vita; sembra quasi udirvi, come altri ha scritto, il suono della guerra, l'annitrir de cavalli, le strida di quel che cadono; uomo quasi inimitabile nel suo genere; di cui dicevano i suoi scolari, che i lor soldati combattevan da giuoco; quei del Borgognone dal Vero'. Queste caratteristiche che pongono l'accento sulla concretezza fisica, quella capacita' di rendere reali gli eventi, gli odori acri e la perfetta descrizione dei moti dell'animo, si possono ben cogliere nel nostro dipinto, in cui tutta l'energia dello scontro e l'audacia dei cavalieri sono descritti a distanza ravvicinata e possiamo osservarne gli sguardi, la tensione dei corpi e la drammatica veemenza. Tuttavia, i caratteri di stile indirizzano la ricerca attributiva verso un maestro di straordinaria eleganza e una migliore attinenza agli aspetti disegnativi, coadiuvati da una stesura esteticamente assai ricercata e piu' classica rispetto al Courtois, avendo in se' un substrato culturale con maggiori attinenze alla Scuola francese. Questi aspetti mostrano una indubbia affinita' con l'opera di Charles Le Brun (Parigi, 1615 ; 1690), che allievo in giovane eta' di Perrier e Vouet soggiorno' a Roma tra il 1642 e il 1646 presso Nicolas Poussin e fu ben accolto dalla famiglia Barberini. Rientrato in patria, l'artista fu subito apprezzato da Luigi XIV che gli commissiono' diverse opere come quelle dedicate alle imprese di Alessandro Magno, che contemplano eccezionali scene belliche. Le similitudini che riscontriamo tra il pittore parigino e il dipinto sono alquanto eloquenti e solo una dovuta prudenza ci induce a non spenderne il nome senza ulteriori conferme critiche, mentre la qualita' sottolinea una singolare analogia. A questo proposito si deve rilevare la particolare attenzione alla fisiognomica dei volti dei protagonisti che trovano un puntuale riferimento con i noti e innumerevoli studi grafici svolti dal Le Brun (fig. 1).
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