13
PITTORE DEL XVIII SECOLO
Paesaggio con rovine classiche e figure
Olio su tela, cm 64X49
Presenta una notevole eleganza questo paesaggio ideale con tempio classico in rovina, che per gusto e stesura pittorica rammenta le opere romane di Jean-Honoré Fragonard (Grasse, 1732 - Parigi, 1806) e Hubert Robert(Parigi,1733 - 1808). I due artisti, come sappiamo, soggiornarono nella città eterna vivendo il loro periodo più intenso per l'originalità e la qualità delle composizioni, prevalentemente orientate a descrivere vedute e scorci delle vestigia classiche, esprimendo altresì una fantasiosa vena creativa di notevole modernità. L'idea del 'capriccio' quale genere pittorico, nelle loro opere, e in modo particolare in Robert, sembra travalicare il classicismo settecentesco di memoria panniniana per giungere a esiti pre-impressionisti. L'opera qui presentate aderisce a questo indirizzo di gusto, per morbidezza atmosferica, ricchezza di mezzi toni e di sfumature, raggiungendo ragguardevoli esiti decorativi.

Bibliografia di riferimento:

'J.H. Fragonard e Hubert Robert a Roma', catalogo della mostra a cura di J.P. Cuzin, P. Rosemberg e C. Boulot, Roma 1990
ESTIMATE € 1.000 - 1.500
14
PITTORE DEL XVIII SECOLO
Rovine classiche con figure e vaso monumentale
Olio su tela, cm 51X78
La struttura compositiva viene utilizzata con varianti verso il 1740 da Giovan Paolo Pannini in un dipinto di collezione privata inglese pubblicato da Francesco Arisi nella monografia dedicata al maestro (F. Arisi, 'Gian Paolo Pannini', Piacenza 1961, p. 166, n. 149, fig. 197). In questo caso però, il dipinto esprime una stesura che suggerisce senza dubbio l'attribuzione a Giovanni Ghisolfi (Milano, 1623 - 1683). Il Ghisolfi fu indubbiamente il principale ispiratore del Pannini e importantissimo antesignano di un genere pittorico che solo nel XVIII secolo conseguirà una fortuna illustrativa straordinaria. Detto ciò, si evidenzia la distanza qualitativa tra il dipinto in esame e le innumerevoli tele che attraversano il mercato antiquario, che sono in gran parte da ricondurre senza appello all'ambito delle copie. Il distinguo appare evidente osservando la bellezza della stesura, del tessuto pittorico, con le sue profondità e le accensioni di lume, di tono e precisione disegnativa. Ghisolfi, ricordiamolo, è nato a Milano, si formò nell'ambito familiare e si trasferì a Roma intorno al 1650, beneficiando della lezione cortonesca e soprattutto del periodo trascorso in collaborazione con Salvator Rosa, dedicandosi a dipingere paesaggi e vedute architettoniche. Questa propensione paesistica e archeologica rivelò presto un'intima vena classicista, contrassegnata da eleganti equilibri compositivi che, non lo si ripeterà mai abbastanza, costituiranno un precedente essenziale per il Panini. Tipica del suo stile è altresì la modalità con cui costruisce le sequenze prospettiche, trattando lo sfondo con una cromia chiara e leggera, quasi argentea, mentre i brani d'architettura sono delineati con pennellate accurate e precise, forti contrasti e tocchi di nero nei dettagli plastici. E' interessante anche notare come traspaiano nei brani di figura curiose reminiscenze venete che rammentano nel loro sviluppo quelle di Giulio Carpioni. Si compie così una curiosa miscela di istanze nord italiane con lo stile rosiano, il medesimo che si esprime nella tela del Museo Nazionale di Praga (Busiri 1992, p. 79, n. 32) e in quelle di Collezione Almagià (Busiri, 1992, pp. 80-81, nn. 33-34), tele le cui figure sono dal Busiri attribuite a Salvator Rosa.

Bibliografia di riferimento:

A. Busiri Vici, 'Giovanni Ghisolfi (1623-1683). Un pittore milanese di rovine romane', Roma 1992, fig. 27, cat, 11, cat. 85
ESTIMATE € 1.500 - 2.500
15
PIETRO PALTRONIERI detto IL MIRANDOLESE
(Mirandola, 1673 - Bologna, 1741)
Paesaggio lacustre con capriccio architettonico e figure
Olio su tela, cm 44,5X27,5
Provenienza: Bologna, collezione Corti - Novis
A Bologna durante il XVIII secolo si diffonde il gusto per il paesismo prospettico con rovine. I continuatori della rinomata scuola dei quadraturisti del secolo precedente perpetuava il vanto della scuola pittorica emiliana, rinnovandone il corso ed adeguandosi all'elegante e fantasiosa moda 'rocaille'. Questi artisti creavano sequenze di tele in cui le diverse tematiche del capriccio manipolavano gli stili architettonici, i temi classici con le visioni campestri e costiere, esprimendo una particolarissima sensibilità decorativa d'ascendenza teatrale. Era altresì pratica consueta la collaborazione tra pittori di figura e scenografi; tra questi spicca la personalità di Pietro Paltronieri detto il Mirandolese, che seguendo i dettami dei Bibiena e l'influenza veneta di Ricci e Canaletto assume una sorta di predominio rispetto ai colleghi, spesso destinati a una vita girovaga al servizo dei teatri della penisola. L'opera qui presentata è non solo da ricondurre al catalogo dell'artista ma è altresì da considerarsi di alta qualità e una delle rare eseguite ad olio su una produzione sovente realizzata a tempera.
ESTIMATE € 2.000 - 3.000
16
PITTORE DEL XVIII SECOLO
Paesaggio costiero con pescatori e nave alla fonda
Olio su tela, cm 40X53
Attorno alla metà del XVIII secolo la fortuna critica e commerciale di Claude Joseph Vernet (Avignone, 1714 - Parigi, 1789) fu straordinaria e le sue opere influenzarono considerevolmente i pittori di paesaggio. Dal 1733 al 1753 l'artista lavorò a Roma con Hubert Robert e concepì uno stile drammatico ed emotivo, in modo particolare nelle tele a soggetto marino, che furono prontamente imitate da Carlo Bonavia, Francesco Fidanza, Lacroix de Marseille e Henry D'Arles. Questi autori contribuirono alla diffusione internazionale del gusto paesistico vernettiano che caratterizzerà il genere della veduta sino all'età romantica. Detto ciò, l'elaborazione di questi temi concorse a creare anche vedute di gusto 'pittoresco', con temi e soggetti che in area meridionale durante l'Ottocento declinarono nell'oleografica produzione di gouache, in cui il paesaggio trova commistione con la scena di genere. Al Marseille (Marsiglia, 1700 - Berlino, 1782) si può ricondurre la tela in esame, verosimilmente eseguita in seguito al suo apprendistato romano con il Vernet avvenuto nel 1750 e databile di conseguenza alla tarda maturità.

Bibliografia di riferimento:
G. Sestieri, Repertorio della Pittura Romana della fine del Seicento e del Settecento, Torino 1994.
ESTIMATE € 1.500 - 2.500
17
PITTORE DEL XVIII SECOLO
Paesaggio fluviale con figure e chiesa sullo sfondo
Paesaggio con costruzione classica e figure
Olio su tela, cm 70X56 (2)
Questa coppia di paesaggi ideali è attribuita a Vittorio Maria Bigari (Bologna, 1692 - 1776), pittore formatosi a Bologna presso l'atelier paterno e che affinò le sue conoscenze artistiche sotto la guida di Antonio Dardani intraprendendo l'attività di stuccatore, decoratore e pittore di scene ispirate dalla scuola dei Bibiena. Detto ciò, le opere in esame si possono si riferire ad un maestro felsineo, tuttavia i confronti stilistici con la maniera del Bigari sono alquanto difficili da dimostrare, in modo particolare osservando i brani di figura risolti a macchia, così la resa atmosferica del paesaggio. Differente è invece l'impressione esercitata dalle architetture ma non è sufficiente per risolvere il dubbio attributivo, suggendo di conseguenza un prudente riferimento ad un pittore attivo durante gli ultimi decenni del secolo.
ESTIMATE € 2.000 - 3.000
18
PITTORE DEL XVI-XVII SECOLO
Madonna con Bambino
Olio su tela, cm 32X26,5
Opera presumibilmente databile ai primi decenni del XVII secolo ma concepita su modelli di gusto rinascimentale e della tarda maniera, con vividi ricordi barocceschi e di altri artisti dell'Italia centrale come Francesco Vanni (Siena, 1563 - 1610). Nel nostro caso la percezione della qualità è inficiata dalla sporcizia che attenua i colori cangianti e le forme dolcemente atteggiate.
ESTIMATE € 500 - 700
19
PITTORE DEL XVII SECOLO
Ritratto di bambino
Olio su tela, cm 24X21,5
E' curiosa la tradizionale attribuzione di questo dipinto, riferito al pittore piemontese Nicolò Musso attivo a Casale Monferrato tra il 1585-90 e il 1622-23. A guardare le opere dell'artista, in effetti, si possono cogliere similitudini interessanti, specialmente se prendiamo a riferimento il famoso 'Ritratto dei gemelli Ercole Gioseffo Riario Sforza e Angiola Maria Riario Sforza' o altre tele in cui compaiono putti o angeli in tenera età. Detto ciò, non si esclude che la piccole tela sia da riferire all'ambito milanese dei Nuvolone.
ESTIMATE € 300 - 500
20
PITTORE DEL XVIII-XVIII SECOLO
Gesù Bambino che dorme, angelo musicante e cherubini
Olio su tela, cm 72X59
La tela si data ai primi decenni del XVIII secolo e reca l'attribuzione a Clemente Ruta (Parma, 1685 - 1767), ipotesi in questa sede presa in considerazione osservando le raffinatezze cromatiche e le tipolgie dei volti, che si riscontrano nelle opere mature dell'artista dopo il soggiorno napoletano, quindi a partire dal 1741. Osservando la composizione risaltano la elegante tenda vermiglia posta sullo sfondo e le delicate stesure degli incarnati, così come il veloce e liquido tratteggiare dei capelli e delle vesti, aspetti che sottolineano una conduzione pittorica di notevole qualità.
ESTIMATE € 1.500 - 2.000
21
PITTORE DEL XVIII SECOLO
Scena biblica
Olio su tela, cm 65X84
Il modello illustrativo e lo stile rammentano le opere di Giulio Carpioni, tuttavia la qualità e la datazione suggeriscono una diversa idea attributiva e spingono ad indagare l'ambito degli allievi e seguaci che attingeranno al repertorio carpionesco: per esempio i poco noti Cristoforo Menarola, Giovanni Cozza, il Cittadella e più tardi, fino al medio Settecento, Costantino Pasqualotto ed Antonio de' Pieri. Da qui, in più largo raggio, influssi capaci di corroborare la vena 'veristica' e 'grottesca' degli stessi Marinali, specie del maggiore Orazio, abitante poco lontano dal Carpioni, in contrada di S. Chiara (L. Puppi, 'Nuovi documenti sui Marinali', in 'Atti dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti', CXXV [1967], pp. 197-198).
ESTIMATE € 1.000 - 1.500
22
PITTORE FRANCESE DEL XVII-XVIII SECOLO
Cesto fiorito
Olio su tavola, cm 23X35
La tavola qui presentata raffigura un cesto fiorito che poggia su un basamento marmoreo; i fiori ben delineati e dal vivo colore esibiscono una rilevante tenuta formale e forza descrittiva. Il carattere di stile, ancor vincolato agli esempi del naturamortismo di gusto italiano, indicherebbe una attribuzione ad un artista francese non distante negli esiti a Jean Baptiste Monnoyer (Lilla, 1636 - Londra, 1699) e una datazione attorno al settimo decennio, in analogia con il 'Cesto fiorito' del Museo Thyssen Bornemisza (inv. n. CTB.1995.167).
ESTIMATE € 800 - 1.200
23
ADRIAEN BROUWER (Attr. a)
(1605 - 1638)
Contadino che danza
Olio su tavola, cm 38,3X29
Adriaen Brouwer nacque a Oudenaarde all'inizio del XVII secolo e si trasferì in giovane età a Haarlem dove divenne allievo di Frans Hals (1581/85-1666) insieme a Adriaen van Ostade (1610-1685). Nel 1626 è iscritto alla scuola di retorica e cinque anni più tardi è registrato nella corporazione dei pittori di Anversa, mostrandosi subito figura di straordinario talento. Esercitò altresì una forte influenza sui pittori contemporanei, primo fra tutti David Teniers il Giovane (1610-1690), le cui scene contadine sono inimmaginabili senza la sua influenza e anche sui seguaci come David Rijckaert (1612-1661) e Joos van Craesbeeck (1605/06-1660), con il quale le sue opere sono spesso confuse. Il dipinto in esame è stato solo di recente scoperto e rivela il carattere naturo del maestro, rispecchiando gli aspetti più tipici della sua arte.
ESTIMATE € 6.000 - 8.000
24
PITTORE OLANDESE DEL XVII SECOLO
L'alchimista
Olio su tavola cm 47X67
Datato in basso a destra 1646
Il dipinto presenta inequivocabili stilemi olandesi. Il tema raffigurato s'interpreta quale ritratto di un anziano scienziato intento alla preparazione di una composizione chimica, riconoscibile come farmacista o studioso di alchemia. Lo spazio scenico appare tuttavia un officina e ciò fa propendere per l'attività alchemica ivi svolta, come si riscontra in altre opere olandesi seicentesche e in modo particolare in alcune creazioni di David Tenier II (Anversa, 1610/12 - Bruxelles, 1690). Si evince questa possibile lettura iconografica e i suoi rapporti con il Tenier osservando la tavola esitata presso Christie's di Londra il 12 giugno 2006, n. 47, quella conservata presso il Philadelphia Museum of Art (inv. n. 689) e quella del Mauritshuis Museum (inv.nr. 261). A suggerire ulteriormente questa lettura è l'evidente disordine del laboratorio e dei libri buttati alla rinfusa a terra, che tende a caratterizzare l'alchimista come uno studioso dedito, ma tutto sommato pasticcione, secondo un modello 'scettico' già caro a Brueghel. Comunque sono presenti i due elementi principali delle fatiche dell'arte alchemica: lo studio (i libri) e la pratica (il fornello) e, come prima accennato, la loro disposizione confusa ed estemporanea alludono alla sostanziale inattendibilità di questi scienziati. Detto ciò, la rappresentazione della stanza esibisce una cura pittorica e una mimesi di alta qualità, caratterizzata da una regia luministica atta a descrivere i diversi oggetti e a delineare lo spazio scenico secondo i migliori esempi dell'arte olandese e fiamminga dell'epoca.

Bibliografia di riferimento:

Mauritshuis. Illustrated general catalogue, Amsterdam-Den Haag 1993, p. 143, nr. 261

C. R. Scott, O. Hess Dugan, J. Paschietto, Paintings from Europe and the Americas in the Philadelphia Museum of Art. A concise catalogue, Philadelphia 1994, p. 100
ESTIMATE € 4.000 - 6.000