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Biennale 2022. L’arte della permeabile diversità

La pre-apertura della 59. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia è un momento di confronto tra artisti, critici, galleristi e operatori del mercato, che hanno modo di valutare nei suggestivi spazi dei Giardini e dell’Arsenale le variegate espressioni della contemporaneità.

La mostra dal titolo Il latte dei sogni curata da Cecilia Alemani, si articola, fino al 27 novembre 2022, negli spazi del Padiglione Centrale ai Giardini e delle Corderie, delle Artiglierie, delle Gaggiandre e del Giardino delle Vergini nel complesso dell’Arsenale. Sono presenti 213 artisti provenienti da 58 nazioni (26 italiani), e 180 sono alla loro prima partecipazione alla Biennale.

Un primo impatto entusiasmante e spiazzante al tempo stesso, dove il quesito è quale espressione dobbiamo dare oggi all’arte. La curatrice, prendendo spunto da un libro di favole dell’artista surrealista Leonora Currington (1917-2011) –  che narra di creature fantastiche che viaggiano attraverso la metamorfosi dei corpi e delle definizioni dell’umano – si pone degli interrogativi che fanno da guida a questa edizione 2022: Come sta cambiando la definizione di umano? Quali sono le differenze che separano il vegetale, l’animale, l’umano e il non umano? Quali sono le nostre responsabilità nei confronto dei nostri simili, delle altre forme di vita e del pianeta che abitiamo? E cosa sarebbe la vita senza di noi?

Le ricerche a questi quesiti si concentrano in particolare attorno a tre aree tematiche: la rappresentazione dei corpi e delle loro metamorfosi; la relazione tra gli individui e le tecnologie; i legami che si intrecciano tra i corpi e la terra.

Un’esposizione concepita e realizzata in momento storico di estrema instabilità e incertezza, tra la globale pandemia infettiva e il conflitto russo-ucraino – che rappresenta una voragine di dolore all’idea stessa di un’Europa aperta alle diversità – che secondo Cecilia Alemani rappresenta “(…) la libertà di incontrarsi con persone di tutto il mondo, la possibilità di viaggiare, la gioia di stare insieme, la pratica della differenza, della traduzione, dell’incomprensione e quella della comunione”.

Una Biennale Arte che si pone alle origini dell’espressione artistica e alla fine  dell’antropocentrismo e dell’uomo come fulcro dell’Universo e misura vitruviana di tutte le cose, con la volontà di trovare una nuova comunione con il non umano, l’animale e la Terra, ma anche con il sapere indigeno ed ancestrale, e con una tecnologia ibrida, robotica e straniante, che supera il mito della modernità attraverso la premonizione di un futuro sempre più abitato da esseri armonici nella loro permeabile diversità.