463
GIOVANNI BATTISTA CARLONE
(Genova, 1603 ca. ; Parodi Ligure, 1684 ca.)
Giuseppe venduto dai fratelli
Olio su tela, cm 38X48
Giuseppe venduto dai fratelli
Olio su tela, cm 38X48
ESTIMATE € 4.000 - 7.000
Se l'Ansaldo e il Benso nelle loro opere a fresco condussero al massimo grado la ricerca prospettica, durante i decenni centrali del Seicento il protagonista della 'grande decorazione' è senza dubbio Giovanni Battista Carlone. Fu il Ratti a giudicare la sua vasta produzione coerente dal punto di vista qualitativo, senza mai un cedimento di fantasia, fiacchezza di tinte o durezza di pennello 'alla quale soggiacciono i pittori col crescer degli anni' e la sua esuberanza raccoglie il pieno consenso della committenza pubblica e privata, creando immagini caratterizzate da una straordinaria vivacità coloristica. Attivo a partire dal terzo decennio nella chiesa del Gesù e dell'Annunziata, il suo successo si afferma alla metà del secolo con incarichi di grande rilievo, come gli affreschi della cappella Ducale e della chiesa di San Siro ma possiamo asserire che non ci sia chiesa cittadina priva di una sua opera. Eppure, se biograficamente gli anni della maturità sono a noi ben noti, nebuloso è il periodo iniziale, quando insieme al fratello maggiore Giovanni (Genova, 1584 ; Milano, 1631) frequentò la bottega del Passignano a Firenze, per poi trasferirsi a Roma dove 'molto vi notò e vi imitò' (Cfr. Soprani-Ratti 1769, II, p. 2). È quindi indubbio che la sua formazione avvenne nella bottega familiare e lo dimostrano le opere d'esordio alla chiesa del Gesù, all'Annunziata e in quella milanese di Sant'Antonio Abate (1630), dove la pratica di cantiere vincola a un'indispensabile omogeneità dello stile. Ma osservando la tela giovanile raffigurante Tobiolo guarisce il padre di Palazzo Bianco si appurano suggestioni di Giovanni Andrea De Ferrari, Domenico Fiasella e l'affiorare di una vitalità cromatica e di stesura che diverrà distintiva della sua arte, la cui anima barocca emerge grazie a una spiccata indole narrativa. Rivelatrice in tal senso è la tela di San Giacomo apre le porte di Coimbra al re Ferdinando custodita nell'Oratorio di San Giacomo della Marina che, giudicandola del 1632, presenta costrutti tardo manieristici di matrice romana memori degli Zuccari e dell'Arpino, dettagli espressivi naturalistici e uno svolgimento scenico secentesco. Il risultato di quest'indole tratteggia da subito il Carlone quale abile illustratore, pregio importantissimo per riassumere immagini che traducono compiutamente l'episodio da descrivere ma che il termine non sia per noi un alibi per non riconoscerlo prima di tutto un pittore di razza. Si può infatti sostenere che dopo il soggiorno romano conclusosi tra il 1616 e il 1617, nel campo dell'affresco i Carlone ricoprirono un ruolo di primo piano, condizionando persino i cambiaseschi Tavarone, Bernardo Castello, Ansaldo, presentando affinità con Domenico Fiasella, autore che alla fine del quarto decennio collaborò con Giovanni Battista alla realizzazione del cosiddetto Fregio Balbi (Cfr. Orlando 1997-1999). Ma oltre al retaggio toscano, capitolino e genovese l'artista dimostra la comprensione della pittura lombarda di Morazzone e Vermiglio, da cui trae quell'accentuato naturalismo dei volti e quel sapore tenebroso che si evidenzia durante la primissima maturità, quando le stesure appaiono compatte e non evidenziano ancora quelle complessità stratigrafiche ricche di colore che prevalgono nelle opere successive, arricchendosi di tonalità sempre più luminose e imprevedibili. Si riscopre allora l'attualità delle osservazioni dedicate alle volte dell'Annunziata scritte da Luigi Lanzi che le descrive di 'colori sì vaghi, lucidi, freschi ancora dopo tant'anni. Vi è un rosso che par porpora; un celeste che par zaffiro; un verde sopra tutto, che par miracolo agli artefici, e somiglia a smeraldo. La nitidezza con cui splendono que' colori trasporta il pensiero or alle pitture in vetro, or a quelle che si eseguiscono a smalto; né parmi aver veduta in altri pittor d'Italia arte di colorire sì nuova, sì vaga, sì lusinghiera' (Cfr. Lanzi 1796, vol. 2, p. 316).
È quindi straordinario, ma prevedibile, scoprire che le affermazioni del conoscitore trovano riscontro con le recenti analisi stratigrafiche, rivelando stesure di smaltino costituito da schegge di vetro blu applicate a secco, dimostrando l’impiego nella pittura murale di una tecnica mista, che sfrutta le opportunità delle ultime stesure per conseguire peculiari risultati formali e cromatici, che nei verdi richiama l’uso della miglior malachite. Infine, si deve riflettere sulla ragguardevole capacità coreografica dei carlone in rapporto agli sviluppi della pittura genovese del terzo e quarto decennio, in particolare se guardiamo a Giovanni Andrea De Ferrari, che nel 1632 con la Natività della Vergine in Sant’Ambrogio a Voltri giunse a esiti eccelsi e che a sua volta può aver ispirato il collega, quando si accinse a decorare nel 1644 il presbiterio della chiesa di San Giovanni Battista a Chiavari, applicandosi a un idioma pienamente barocco per la complessa e teatrale regia scenica. Tuttavia, per giungere agli esiti desiderati l’artista eseguiva bozzetti a olio atti a definire la “prima idea” delle composizioni e, fatto alquanto sorprendente, in alcuni casi realizzava queste opere a monocromo, caratterizzate da pennellate dal tratto veloce e franto. nel nostro caso, la tela è preparatoria per i dipinti conservati alla Bob Jones University di Greenville (fig. 1) e nella cattedrale di Alessandria (fig. 2) databili alla fine del settimo decennio. come possiamo osservare, lo studio presenta diverse varianti rispetto alle opere finite, in particolare per i brani a sinistra della composizione che vedono il giovane Giuseppe quale figura isolata, mentre appare analoga alla versione alessandrina il gruppo in primo piano che conta avidamente i danari ricevuti dai mercanti di schiavi. Dal punto di vista dell’esecuzione il dipinto trova riscontri con il modelletto raffigurante Guglielmo Embriaco alla presa di Gerusalemme realizzato nel 1653-1654 per la decorazione della parete destra della cappella di palazzo Ducale (cfr. Dagnino 1992).
Bibliografia di riferimento:
L. Lanzi, Storia pittorica dell’Italia, Bassano del Grappa, vol. II, 1796, ad vocem
R. Soprani, C. G. Ratti, Vite de' pittori genovesi, Genova 1768-1769, a cura di M. G. Rutteri, Genova 1965, ad Indicem
E. Gavazza, La grande decorazione a Genova, Genova 1974, ad vocem
F. R. Pesenti, La pittura in Liguria. Artisti del primo seicento, Genova 1986, pp. 144-153, 158
G. V. Castelnovi, La prima metà del Seicento: dall’Ansaldo a Orazio De Ferrari, in La pittura a Genova e in Liguria dal Seicento al primo Novecento, Genova 1987, pp. 99-105, 139-142
O. Ferrari, Bozzetti Italiani dal Manierismo al Barocco, Napoli 1990, p. 103
A. Dagnino, Guglielmo Embriaco alla presa di Cesarea, in Genova nell’Età Barocca, catalogo della mostra a cura di E. Gavazza, G. Rotondi Terminiello, Bologna 1992, pp. 119-120, n. 27
A. Orlando, Il fregio Balbi. Artefici, fonti iconografiche e committenza, in Studi di storia delle arti, n. 9, 1997-1999, pp. 128-138
La terra dei Carlone. Arte barocca tra Genova e l’Oltregiogo, catalogo della mostra a cura di M. Romanengo, Genova 2019, ad vocem
È quindi straordinario, ma prevedibile, scoprire che le affermazioni del conoscitore trovano riscontro con le recenti analisi stratigrafiche, rivelando stesure di smaltino costituito da schegge di vetro blu applicate a secco, dimostrando l’impiego nella pittura murale di una tecnica mista, che sfrutta le opportunità delle ultime stesure per conseguire peculiari risultati formali e cromatici, che nei verdi richiama l’uso della miglior malachite. Infine, si deve riflettere sulla ragguardevole capacità coreografica dei carlone in rapporto agli sviluppi della pittura genovese del terzo e quarto decennio, in particolare se guardiamo a Giovanni Andrea De Ferrari, che nel 1632 con la Natività della Vergine in Sant’Ambrogio a Voltri giunse a esiti eccelsi e che a sua volta può aver ispirato il collega, quando si accinse a decorare nel 1644 il presbiterio della chiesa di San Giovanni Battista a Chiavari, applicandosi a un idioma pienamente barocco per la complessa e teatrale regia scenica. Tuttavia, per giungere agli esiti desiderati l’artista eseguiva bozzetti a olio atti a definire la “prima idea” delle composizioni e, fatto alquanto sorprendente, in alcuni casi realizzava queste opere a monocromo, caratterizzate da pennellate dal tratto veloce e franto. nel nostro caso, la tela è preparatoria per i dipinti conservati alla Bob Jones University di Greenville (fig. 1) e nella cattedrale di Alessandria (fig. 2) databili alla fine del settimo decennio. come possiamo osservare, lo studio presenta diverse varianti rispetto alle opere finite, in particolare per i brani a sinistra della composizione che vedono il giovane Giuseppe quale figura isolata, mentre appare analoga alla versione alessandrina il gruppo in primo piano che conta avidamente i danari ricevuti dai mercanti di schiavi. Dal punto di vista dell’esecuzione il dipinto trova riscontri con il modelletto raffigurante Guglielmo Embriaco alla presa di Gerusalemme realizzato nel 1653-1654 per la decorazione della parete destra della cappella di palazzo Ducale (cfr. Dagnino 1992).
Bibliografia di riferimento:
L. Lanzi, Storia pittorica dell’Italia, Bassano del Grappa, vol. II, 1796, ad vocem
R. Soprani, C. G. Ratti, Vite de' pittori genovesi, Genova 1768-1769, a cura di M. G. Rutteri, Genova 1965, ad Indicem
E. Gavazza, La grande decorazione a Genova, Genova 1974, ad vocem
F. R. Pesenti, La pittura in Liguria. Artisti del primo seicento, Genova 1986, pp. 144-153, 158
G. V. Castelnovi, La prima metà del Seicento: dall’Ansaldo a Orazio De Ferrari, in La pittura a Genova e in Liguria dal Seicento al primo Novecento, Genova 1987, pp. 99-105, 139-142
O. Ferrari, Bozzetti Italiani dal Manierismo al Barocco, Napoli 1990, p. 103
A. Dagnino, Guglielmo Embriaco alla presa di Cesarea, in Genova nell’Età Barocca, catalogo della mostra a cura di E. Gavazza, G. Rotondi Terminiello, Bologna 1992, pp. 119-120, n. 27
A. Orlando, Il fregio Balbi. Artefici, fonti iconografiche e committenza, in Studi di storia delle arti, n. 9, 1997-1999, pp. 128-138
La terra dei Carlone. Arte barocca tra Genova e l’Oltregiogo, catalogo della mostra a cura di M. Romanengo, Genova 2019, ad vocem
LOTS
554
DOMENICO MARIA DURANTE
DOMENICO MARIA DURANTE
Murazzano, 1879 ; Canale d'Alba, 1944
Mater purissima
Firmato D M Durante e datato 1934 in basso a destra
Olio su tela, cm 90X70
Mater purissima
Firmato D M Durante e datato 1934 in basso a destra
Olio su tela, cm 90X70
ESTIMATE € 1.500 - 2.500
553
PAOLO TROUBETZKOY
PAOLO TROUBETZKOY
Verbania, 1866 ; 1938
Giocatore di bocce
Firmato Paolo Troubetzkoy, datato 1933 e timbro di fonderia F.lli Perego Milano sulla base
Bronzo, alt. cm 37
Giocatore di bocce
Firmato Paolo Troubetzkoy, datato 1933 e timbro di fonderia F.lli Perego Milano sulla base
Bronzo, alt. cm 37
ESTIMATE € 3.500 - 4.500
552
PAOLO TROUBETZKOI
PAOLO TROUBETZKOI
Verbania, 1866 ; 1938
Nativo americano a cavallo
Firmato Paolo Troubetzkoy e datato 1893 sulla base
Bronzo, alt. cm 61
Nativo americano a cavallo
Firmato Paolo Troubetzkoy e datato 1893 sulla base
Bronzo, alt. cm 61
ESTIMATE € 5.000 - 7.000
551
GINO FEDERICI
GINO FEDERICI
Milano, 1888 ; 1973
Paesaggio di montagna
Firmato G Federici in basso a sinistra
Olio su tela, cm 118X177
Paesaggio di montagna
Firmato G Federici in basso a sinistra
Olio su tela, cm 118X177
ESTIMATE € 1.000 - 2.000
550
GIOVANNI BATTISTA CIOLINA
GIOVANNI BATTISTA CIOLINA
Toceno, 1870 ; 1955
Ritratto di bambina in abiti tradizionali
Firmato G B Ciolina e datato 1927 in basso a destra
Olio su tela, cm 101,5X69
Ritratto di bambina in abiti tradizionali
Firmato G B Ciolina e datato 1927 in basso a destra
Olio su tela, cm 101,5X69
ESTIMATE € 2.000 - 4.000
549
GIOVANNI BATTISTA CIOLINA
GIOVANNI BATTISTA CIOLINA
Toceno, 1870 ; 1955
Paesaggio di montagna con gregge
Firmato G B Ciolina in basso a sinistra
Olio su tela, cm 100X130,5
Paesaggio di montagna con gregge
Firmato G B Ciolina in basso a sinistra
Olio su tela, cm 100X130,5
ESTIMATE € 5.000 - 7.000
548
GEORG JAKOBIDES
GEORG JAKOBIDES
Mitylene, 1853 ; 1932
Natura silente con mele
Firmato G Jakobides in basso a sinistra
Olio su tela, cm 42X62,5
Natura silente con mele
Firmato G Jakobides in basso a sinistra
Olio su tela, cm 42X62,5
ESTIMATE € 5.000 - 8.000
547
VINCENZO IROLLI
VINCENZO IROLLI
Napoli, 1860 ; 1942
Piccola venditrice di frutta
Firmato V Irolli in basso a sinistra
Olio su tela, cm 136X104
Piccola venditrice di frutta
Firmato V Irolli in basso a sinistra
Olio su tela, cm 136X104
ESTIMATE € 2.000 - 4.000
546
LEONARDO BAZZARO
LEONARDO BAZZARO
Milano, 1853 ; Miazzina, 1937
Ombrellaie di Gignese
Firmato L Bazzaro in basso a destra
Olio su tela, cm 70X108
Ombrellaie di Gignese
Firmato L Bazzaro in basso a destra
Olio su tela, cm 70X108
ESTIMATE € 1.500 - 2.000
545
CESARE SACCAGGI
CESARE SACCAGGI
Tortona, 1868 ; 1934
Anime solitarie
Firmato C Saccaggi in basso a destra
Olio su tavola, cm 65,5X80
Anime solitarie
Firmato C Saccaggi in basso a destra
Olio su tavola, cm 65,5X80
ESTIMATE € 8.000 - 12.000
544
GAETANO FERRI
GAETANO FERRI
Bologna, 1822 ; Oneglia, 1896
Le tre età della vita
Firmato Gaet Ferri e datato 1868 al centro a destra
Olio su tela, cm 100X85
Le tre età della vita
Firmato Gaet Ferri e datato 1868 al centro a destra
Olio su tela, cm 100X85
ESTIMATE € 8.000 - 10.000
543
DOMENICO MORELLI
DOMENICO MORELLI
Napoli, 1826 ; 1901
Cesare Borgia a Capua
Firmato Morelli e datato 1853 in basso a sinistra
Olio su tela, cm 131,5X182,5
Cesare Borgia a Capua
Firmato Morelli e datato 1853 in basso a sinistra
Olio su tela, cm 131,5X182,5
ESTIMATE € 40.000 - 60.000