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Tiziano e la donna. La forza del bello

Le donne di Tiziano sono forti, indipendenti, consapevoli che la bellezza è uno strumento per determinare la loro libertà in una società dominata dal potere assoluto del patriarcato.

Nella mostra “Tiziano e l’immagine della donna nel Cinquecento veneziano” curata da Sylvia Ferino-Padgen – già direttrice della Pinacoteca del Kunsthistorisches Museum di Vienna – che rimarrà aperta fino al 5 giugno 2022 a Palazzo Reale di Milano emerge che Tiziano “ha ricreato la donna. Che si trattasse di dipinti religiosi, di ritratti, di “belle donne” o di personaggi femminili della mitologia, l’artista riuscì a conferire ai suoi soggetti un aspetto così vitale e luminoso, un tale spessore e un erotismo sempre così meravigliosamente sofisticato da assicurare fama eterna a sé stesso e a loro. Come nessun altro pittore del Cinquecento, questo grande veneziano riuscì a infondere una tale intensità nella realtà da lui percepita che, osservando i suoi quadri, si ha l’impressione che l’abbia appena reinventata per noi”.

Nelle quindici tele del sommo Tiziano Vecellio, che fanno di un corpus di quarantasei dipinti – tra cui spiccano opere di Giorgione, Lotto, Palma il Vecchio, Veronese e Tintoretto – a cui si aggiungono sculture e oggetti d’arte applicata per arrivare al centinaio di opere esposte alla mostra, si evidenza il ruolo dominate della donna nella pittura veneziana del Cinquecento che rendono la figura femminile della Repubblica Serenissima come un caso unico nella cultura e nel costume europeo del XVI secolo. Le spose veneziane esercitavano infatti diritti non comuni, quali il continuare a disporre della propria dote e il poterla distribuire tra i figli, dopo la morte del marito. Le donne non potevano partecipare alla vita politica o finanziaria, ma rivestivano certamente un ruolo importante nella presentazione dell’immagine legata al cerimoniale pubblico della sontuosa e potente Repubblica.

La donna veneziana esercita il potere della dolcezza, della seduzione e dell’eleganza innata. Le loro vesti sono spesso scollate dove mostrare il seno non sinonimo di spregiudicatezza sensuale ma al contrario manifestazione di sincero slancio amoroso, simbolo d’apertura del loro cuore e felice consenso a future nozze d’amore. Promesse spose o consorti, eroine o sante, dee ninfe esse rilucevano sempre come gloriose, altere e belle fino all’incanto estatico.

La mostra è promossa e prodotta da Comune di Milano–Cultura, Palazzo Reale e Skira editore, in collaborazione con il Kunsthistorisches Museum di Vienna.  La Fondazione Bracco è Partner dell’esposizione.

Accanto a Silvia Ferino-Padgen a cui spetta l’ideazione e il progetto scientifico, la mostra si avvale di un prestigioso comitato scientifico internazionale composto da noti studiosi del settore, quali Anna Bellavitis, Jane Bridgeman, Beverly Louise Brown, Enrico Maria Dal Pozzolo, Wencke Deiters, Francesca Del Torre, Charles Hope, Amedeo Quondam. Il libro che accompagna la mostra è pubblicato da Skira in tre edizioni, italiana, tedesca e inglese.