722 Views |  1

Rubens a Genova. Stupore e meraviglia

Intevista a Anna Orlando

Come nasce il progetto della mostra “Rubens a Genova”, in corso a Palazzo Ducale fino al 5 febbraio 2023?

La mostra curata insieme a Nils Büttner, presidente del Rubenianum di Anversa, è un racconto sul rapporto fondamentale tra il maestro fiammingo e la città, e indaga le committenze, le relazioni personali, e non ultimo luogo germinale del barocco. Porta a Genova un numero importante di opere autografe dell’artista, che mancava dall’epoca in cui, caduta la Repubblica aristocratica nel 1797, cominciava la dispersione delle collezioni private. Quello che si è voluto rendere in questa mostra, anche attraverso l’allestimento curato da Giovanni Tortelli, è il sentimento di stupore e meraviglia suscitato da Genova a Rubens, che la trova molto speciale: moderna, intraprendente, ricca, colta, un modello architettonico, urbanistico e culturale. La conferma è il volume Palazzi di Genova che Rubens pubblica a sue spese ad Anversa nel 1622 – la mostra cade appunto nel quarto centenario – che si spiega con la sua convinzione che Genova è per lui un esempio, un riferimento a cui guardare, anche rispetto ai tanti luoghi, ai tanti edifici, alle tante corti, ai tanti personaggi che certo aveva incontrato all’età di 45 anni. E proprio a sottolineare questo rapporto speciale è nato il progetto “Genova per Rubens. A Network”, che è stato pensato con l’intento di collegare l’artista non solo alla mostra del Ducale ma anche  alla città, attraverso collaborazioni e centocinquanta appuntamenti culturali, tra concerti, aperture straordinarie, conferenze. E poi dodici mostre collaterali e un itinerario rubensiano in quarantadue tappe. Mai la città era stata così coinvolta in un progetto espositivo. L’intento era avvicinare diversi tipi di pubblico, da quello specialistico a quello più eterogeneo degli appassionati.

E invece come viene accompagnato il visitatore in mostra ?

Si è pensato a tipologie di pannellistica diverse per introdurre al tema della mostra e alle opere, oltre 120 quelle esposte di cui 25 dipinti di Rubens. E’ molto apprezzato dal pubblico, per esempio, un grande albero genealogico figurato che occupa un’intera parete, utile a spiegare gli intricati rami di parentela e le loro relazioni con il maestro fiammingo. Infatti, le ricerche d’archivio hanno portato a scoprire come oltre la metà delle opere che Rubens esegue a Genova, che siano ritratti o commissioni religiose, sono principalmente riferibili a due famiglie: i Pallavicino e i Serra.

E in merito alle pubblicazioni in occasione della mostra?

La casa editrice Electa, del gruppo Mondadori, è partner del progetto. La parte editoriale si compone di tre ben tre pubblicazioni: il catalogo più specialistico curato insieme a Nils Büttner, che presenta tutte le novità degli studi e coinvolge diversi studiosi italiani e stranieri; la guida attraverso le sale di Palazzo Ducale che illustra il percorso espositivo; infine la guida “A Genova con Rubens”, alla scoperta della vita dell’artista e dei capolavori che per scelta curatoriale abbiamo voluto restassero nei luoghi che li conservano, quindi il Ritratto di Giovan Carlo Doria a cavallodel Museo Nazionale di Palazzo Spinola, Venere e Marte dei Musei di Strada Nuova in Palazzo Bianco, oltre alle pale d’altare della Circoncisione e dei Miracoli di Sant’Ignazio nella Chiesa del Gesù. Infine, per i tipi di Abscondita, ho curato un’edizione critica dei Palazzi di Genova di Rubens, ove sono riprodotte tutte le tavole dell’edizione del libro di Rubens del 1622.

Quali sono le novità emerse a seguito degli studi che hanno portato alla mostra?

Sono diverse le novità scientifiche che impongono un aggornamento e delle addenda al volume del Corpus Rubenianum: opere che non sono mai state catalogate e pubblicate. Alcune, proprio per la loro rilevanza, erano già state anticipate prima della mostra,. Ad esempio la scoperta che il firmatario del contratto a Rubens per i disegni per i cartoni degli arazzi con le storie del console romano Publio Decio Mure: si tratta di un giovane nipote di Geronimo Di Negro, socio in affari di Nicolò Pallavicino, Franco Cattaneo. L’inedita ricostruzione delle varie genealogie famigliari insieme ad altre fonti già note, ha messo un tassello significativo sull’identificazione dei soci genovesi per la commessa del 1616.

Quanto sono state importanti le indagini archivistiche?

Lo studio delle fonti d’archivio ha fatto emergere anche altri elementi interpretativi interessanti, ad esempio che i ritratti riferibili alle famiglie Pallavicino e Serra fossero in realtà doni del duca di Mantova Vincenzo I Gonzaga, presso cui Rubens lavorava come pittore di corte, per omaggiare e compiacere i suoi maggiori creditori, i banchieri Geronimo Serra e Nicolò Pallavicino. Queste scoperte sono il risultato di anni di ricerche d’archivio, che hanno permesso di dare un nome a quella nobiltà genovese ritratta da Rubens e ancora sconosciuta, e in molti casi imparentata per matrimonio, come il doppio ritratto di Geronima Spinola e sua nipote Maria Giovanna Serra del grande dipinto della Staatsgalerie di Stoccarda. Tra le anteprime della mostra il ritrovamento del modelletto della pala dei Miracoli di Sant’Ignazio, per la cappella di Nicolò Pallavicino alla Chiesa del Gesù, che era disperso da duecento anni: in tutto e per tutto coincide con quello menzionato in un inventario del 1811 ed è dunque quelloche Rubens invia da Anversa nel 1619 ai suoi committenti genovesi. Per la prima volta si riunisce all’altro bozzettonoto, su tavola, conservato alla Dulwich Picture Gallery.

Chi era Rubens quando arriva a Genova nel 1600?

Quando Rubens arriva a Genova ha 23 anni. Stante il ritratto che ne fa il Bellori, è un personaggio colto, elegante, di bell’aspetto, amabile nel conversare. Cresce in un ambiente esclusivo, il padre è un giurista, riceve un’educazione umanistica, parla correntemente sette lingue, e dai suoi carteggi sappiamo che scrive in italiano, francese e latino.
Secondo le mie ricostruzioni già nell’ottobre del 1600, pochi mesi dopo il suo arrivo alla corte di Mantova, Rubens è di passaggio a Genova al seguito di Vincenzo I Gonzaga, giunto da Firenze e diretto nei sui terreni del Monferrato. A Firenze si è appena celebrato il matrimonio di Maria de’ Medici con Enrico IV re di Francia. Sappiamo dai documenti che il duca arriva a Firenze con la sua corte accompagnato da Rubens, è pertanto probabile che abbia proseguito con lui il viaggio.

Quanto è importante Genova per Rubens?

Il capitolo genovese è importante per Rubens, lo sapevamo, ma le nuove ricerche chiariscono moltissimo rispetto a quanto si conosceva. Non era mai stato posto l’accento, ad esempio, sull’effervescenza dell’ambiente culturale e intellettuale, elevatissimo all’epoca: aristocratici, ricchi e potenti, ma con interessi artistici e letterali, che si dilettano nella poesia, che fondano accademie, con i quali Rubens si trova in assoluta sintonia. Giulio  Pallavicino, possiede una biblioteca di 2.000 volumi, e finanzia con i fratelli la nuova edificazione della Chiesa del Gesù; Gian Vincenzo Imperiale, giovane brillante, intenditore d’arte e raffinato collezionista, poeta e scrittore, è il primo committente di Rubens a Genova; e poi i Serra, i Doria, gli Spinola. Genova è una città dinamica, e questo dinamismo piace a Rubens. Non è Roma, complessa nei rapporti, complessa nelle committenze. Gli edifici, i palazzi, le ville, che poi descriverà, sono lo specchio di una società florida e colta. È una città che Rubens sente stimolante, in continuo fermento artistico. Frequenta i pittori genovesi come Bernardo Castello, e i fiamminghi che in quegli anni lavorano a Genova. È questo humus economico e culturale che desideravo emergesse dalla mostra. E se Rubens anticipa e inventa il barocco in Italia lo fa proprio a Genova con la Circoncisione del 1605. È in questa città che in pochi anni traccia le linee maestre della sua arte innovatrice.