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Modernamente controcorrente

Guido Vitali, Massimo Vecchia

La magia che attraversa Carlo Carrà nella sua lunga e intensa ricerca artistica (prima futurista, poi metafisico e infine, dopo il 1922, di trascendente lirismo), nel paesaggio trova il suo punto di equilibrio tra immedesimazione delle cose e bisogno di astrazione. Una dimensione di sospensione che induce all’introspezione spirituale, alla dimensione poetica della memoria. È quello che emerge nelle opere esposte nella grande antologica che Palazzo Reale a Milano gli dedica fino al 3 febbraio 2019, e che possiamo ammirare nel placido “Paesaggio” del 1951 che verrà esitato il prossimo 22 novembre 2018 nell’asta milanese di Arte Moderna e Contemporanea allestita negli spazi di Open Care Frigoriferi Milanesi. In quell’occasione verrà battuta una lapide incisa e dipinta di Salvo (nome d’arte di Salvatore Mangione) del 1971 intitolata “Tricolore”, dove l’artista – molto vicino all’inizio agli artisti che operavano nell’ambito dell’Arte Povera (Alighiero Boetti, Mario Mertz, Giuseppe Penone, Ettore Zorio, tutti riuniti nella galleria di Gian Enzo Sperone) e sul finire degli anni Sessanta avvicinatosi all’arte concettuale americana di Joseph Kosuth e Sol LeWitt – riesce a sviluppare con connotazioni monumentali e classicistiche la battaglia anti-sistema sostenuta da Germano Celant, teorico e forza propulsiva dell’ultimo movimento italiano a livello mondiale del XX secolo.

Carlo Carrà Paesaggio, 1951, olio su tela, cm 40 x 50
Stima € 20.000 – 30.000