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Maioliche e porcellane

di Luca Melegati

Qualità, provenienza e stato di conservazione, le regole d’oro di ogni opera d’arte, sono ancora più stringenti per il Dipartimento delle Porcellane e Vetri vista la fragilità della materia e la selettiva produzione, a parte alcuni casi, per un breve lasso di tempo, aspetti che da sempre attraggono un collezionismo erudito e di nicchia, che anche nel 2014 ha premiato il valore intrinseco dell’opera, elemento capace di esercitare un grande fascino sul mercato italiano e internazionale.
Una rara teiera in porcellana bianca della manifattura veneziana di Vezzi del 1720-1722 circa, a sezione geometrica, decorata a rilievo con motivi floreali e di alberi da inserire nel primo periodo di produzione della manifattura veneziana in un periodo che va compreso tra il 1720 ed il 1723, è stata aggiudicata a 19.840 euro. Originale e di splendida fattura un versatoio in maiolica blu e oro di Castelli della fine del XVI e l’inizio del XVII secolo a forma di mascherone, fortemente scultoreo, che rientra in una produzione caratteristica delle fornaci castellane (per esempio, dei Pompei nello scorcio del XVI secolo) che dimostra l’abilità di questi artifici nella elaborazione di modelli plastici assai ambiziosi – spesso realizzati in dimensioni importanti – è stato esitato a 11.780 euro. Emerge per il suo decoro alla ‘chinoiserie’ un versatoio in manifattura policroma della manifattura Clerici di Milano della seconda metà del XVIII secolo aggiudicato a 10.540 euro, così come un piatto da servizio in maiolica policroma, probabilmente manifattura di Ardizzone realizzato a Torino nella seconda metà del XVIII e raffigurante una scena di porto battuto a 9.920 euro.