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Magnasco. Una Maddalena che vibra di luce

Di origine genovese ma formatosi a Milano nella bottega di Filippo Abbiati (1640-1715), Alessandro Magnasco (Genova, 1667 – 1749) fu influenzato sin dalle prime fasi dall’arte lombarda, in cui l’enfasi sul chiaroscuro e sui colori si differenziava dalla diversa e vivace tavolozza in uso dagli artisti genovesi. Tuttavia, il suo stile vibrante e di tocco, può trovare comparazioni nei bozzetti d’età barocca e in modo particolare nelle opere in piccolo di Valerio Castello ma anche di Bernardo Strozzi e Giovanni Battista Carlone, evidenziando un contraddittorio culturale inerente alla formazione ancora difficile da tratteggiare. Scorrendo il catalogo dell’artista scopriamo altresì le reciproche influenze intercorse con il veneziano Sebastiano Ricci, autore che per primo collaborò con Antonio Francesco Peruzzini e a sua volta fu condizionato dal genovese. Lo stile distintivo di Magnasco si riconosce nel modo in cui affronta le figure, rese con rapide pennellate e guizzanti lampi di lume.
Un’intensa “Maddalena” dipinta da Magnasco insieme ad Antonio Francesco Peruzzini (Ancona, 1643 o 1646 – Milano, 1724) –  che gli fu soldale per un trentennio che iniziò alla corte del Gran Principe di Toscana durante l’ultimo lustro del Seicento e prosegui fino agli inizi del XVIII secolo – portò ad straordinario connubio rivelò una coincidenza d’intenti che condusse a esiti di sconcertante modernità e il Peruzzini si palesa, come disse Mina Gregori, “il paesista più originale e di rottura che si sia affermato alla fine del Seicento”, in virtù di un distacco dirompente dalla consuetudine classicista, sarà presente nel catalogo dell’asta del 15 marzo 2022 dedicata ai Dipinti Antichi e del XIX secolo che si terrà nei fastosi spazi del Palazzo del Melograno di Genova,  e verrà battuta con una base d’asta di 15.000 – 25.000 euro.
La manipolazione fluida ed espressiva conferisce energia e tensione alle sue creazioni, come si può osservare in questa splendida tela, in cui la figura della Maddalena si può considerare tra le migliori prove. L’alto livello qualitativo è a sua volta avvalorato dall’ottimo stato di conservazione che fa risaltare lo spessore e la preziosità cromatica. L’opera è corredata da una scheda critica di Fausta Franchini Guelfi.