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La collezione Appendino. Nell’eclettica varietà il gusto del Settecento piemontese

La raccolta Appendino va certamente inserita in quel felice filone collezionistico che ha caratterizzato, ed a lungo, le scelte degli appassionati d’arte del nostro Paese. In anni nei quali le arti decorative cominciavano ad acquisire un ruolo sempre maggiore nel campo degli studi, si cominciano a riunire insiemi che affiancano ai dipinti ed agli oggetti d’arte ceramiche, tappeti e mobili, visti non solo come completamento degli arredi ma anche e soprattutto come cornice utile e necessaria per comprendere pienamente la temperie artistica dei secoli precedenti. Opera di una borghesia che, negli anni della rinascita economica, univa grandi disponibilità economiche a forti interessi culturali, queste raccolte sono spesso radicate nel territorio nelle scelte delle opere ma aperte al mondo nella ricerca di informazioni e dati su quanto si veniva raccogliendo.

Ovvio il corollario di uno stretto rapporto tra questi collezionisti ed il mondo degli studi, e di una estrema disponibilità a prestare e far conoscere, attraverso mostre e pubblicazioni, le proprie opere.

Tutto questo si ritrova nella collezione Appendino, dedicata all’arte, per lo più settecentesca, piemontese e così nota da essere legata indissolubilmente a chi quella stagione artistica aveva studiato: e basterà ricordare come uno dei lavori fondamentali di quel periodo, lo studio di Valentino Brosio del 1973 sulla ceramica piemontese, dovrà moltissimo alle opere prestate dal nostro collezionista. Una disponibilità continuata tra l’altro fino ad anni recenti, come testimonia il catalogo della mostra torinese sulla porcellana in Piemonte del 2014, dove, di nuovo, si pubblicano non poche opere della raccolta qui presentata, che si impone per la grande qualità e coerenza, e costituisce una vera enciclopedia delle forme, dei decori e delle invenzioni delle manifatture ceramiche piemontesi.

E proprio tra le ceramiche varrà la pena di ricordare, i due magnifici piatti (lotti 1 e 2 entrambi stimati 800 – 1.200 euro) in maiolica bianca e blu dei Rossetti decorati, e questa è una novità, con lo stemma di matrimonio tra Gabriele Verri (1695-1782) con Barbara Dati Cavazzi della Somaglia (1708-1788), matrimonio avvenuto nel 1728; o ancora la zuppiera (lotto 19, stima 3.000 – 4.000 euro), sempre di Rossetti e databile  al 1765 circa, con decoro a soggetti mitologici, vero trionfo ceramico di gusto rocaille, di un modello che sarà ripreso anche da Ardizzone. Tra le porcellane si impone all’attenzione l’importante servito da viaggio (lotto 71, stima 14.000 – 18.000 euro) realizzato a Vinovo nel 1776 – 1779 e contenuto in un baule decorato con arma vescovile forse per i de Carretto, ed il magnifico gruppo in porcellana bianca di Vinovo raffigurante la Vergine con Santa Elisabetta (lotto 128, stima 2.600 – 2.800 euro). Datata 1783, questa porcellana costituisce uno dei migliori risultati per quello che riguarda la produzione di plastiche: opera del Lomello, è di una qualità che giustifica la fama dei modellatori dei bianchi e dei biscuit prodotti nella manifattura piemontese.

E dopo le ceramiche, i quadri di Pietro Domenico Olivero (Torino 1679-1755), pittore per la Corte sabauda, la collezione comprende cinque allegorie, la Scultura, la Pittura, la Guerra, l’Architettura, le Arti Meccaniche, opere di grande eleganza ed affascinanti per l la sorprendente infinità di particolari, descritti con sensibilità rocaille (lotti dal 206 al 210 e stimati tutti e quattro 15.000 – 24.000 euro).

Il catalogo presenta anche sette opere di notevole qualità di Vittorio Amedeo Cignaroli (Torino, 1730-1800), artista che resta il principale paesista del Rococò piemontese (lotti dal 190 al 193 e dal 200 al 202 con stime che variano dalle 3.000 alle 12.000 euro), e tre di Michele Antonio Rapous (Torino, 1733 – 1819), importante pittore di natura morta del Settecento piemontese, influenzato dalla coeva pittura francese (lotti dal 197 al 199 con stime da 3.000 a 6.000 euro).

Come detto completa il catalogo una bella scelta di arredi piemontesi ed oggetti d’arte, comprese sculture lignee e marmoree, selezionate per ricreare l’atmosfera culturale del Settecento piemontese.