Nella ricorrenza del centenario della nascita di Gino Sarfatti, la Triennale Design Museum di Milano in collaborazione con Flos, dedica, per la prima volta in Italia, a questo grande designer di fama internazionale una mostra antologica che ripercorre i momenti salienti della sua vita artistica.
I curatori, Marco Romanelli e Sandra Severi Sarfatti, hanno messo in evidenza la sua opera anticipatrice nell’ambito dell’illuminazione – dalla fine degli anni Trenta ai primi anni Settanta, Gino Sarfatti ha ideato e creato oltre 650 apparecchi luminosi, prodotti e distribuiti in tutto il mondo dalla stessa Arteluce, l’azienda da lui fondata nel 1939 – cercando di consacrare finalmente il nome di Gino Sarfatti anche in Italia dove, per inspiegabili ragioni, il suo lavoro è rimasto sempre in penombra.
Non è quindi un caso che le maggiori opere provengano dall’estero, in particolare dalla collezione di Clémence e Didier Krzentowski della Galerie Kreo di Parigi. Tema portante della mostra è quindi lo studio che Gino Sarfatti ha portato avanti lungo tutto il suo cammino artistico sul legame fra luce e spazio, e ancora la sperimentazione e le invenzioni di nuove sorgenti luminose.
Alla realizzazione della mostra hanno preso parte Gilberto Baracco e Andrea Schito, esperti di Arti Decorative e Design di Wannenes, che hanno collaborato in maniera sostanziale alla catalogazione delle opere oltre alla ricerca bibliografica.
Biografia
Gino Sarfatti nasce a Venezia nel 1912 da padre ebreo e madre cattolica, in una famiglia della ricca borghesia commerciale. Dopo studi classici, frequenta la facoltà di Ingegneria Navale a Genova, che però è costretto ad abbandonare nel 1935, come pure la casa di Venezia sul Canal Grande, a causa di diversi dissesti occorsi alla famiglia. Ma le sopravvenute difficoltà non lo fermano e già nel 1937 fonda la sua prima azienda, la Lumen, seguita nel 1939 da Arteluce, società che ha per oggetto sociale gli apparecchi di illuminazione, le applicazioni luminose, i componenti di arredo, nonché lo studio e la realizzazione degli stessi. Nel medesimo anno prende in affitto un negozio nell’attuale Corso Matteotti, nel quale resterà sino al 1962. Suoi amici sono Franco Albini, Lucio Fontana, Lica e Albe Steiner.
Nel 1942, a causa delle leggi razziali, è costretto a rifugiarsi con la famiglia in Svizzera, in un convento di suore a Neggio, presso Lugano.
Fa ritorno a Milano nel 1946 e subito riprende la sua attività riadattando un appartamento, situato sotto la sua temporanea abitazione, ad officina. Arteluce nel frattempo era rimasta aperta e negli anni della guerra aveva continuato la sua produzione.
Fondamentale per la sua ricerca è il viaggio negli Stati Uniti nel 1950. Lo stesso anno fonda ArCom – Arredamento Contemporaneo, rivolto all’eccellenza nel settore dell’arredamento, riscuotendo un successo internazionale di stampa e pubblico. Sempre nel 1950 alcune opere di Gino Sarfatti vengono esposte alla mostra di Chicago Musa: Italy at Work: Renaissance on Design Today, mentre nel 1952 ben 11 oggetti di Arteluce partecipano alla Mostra delle Arti Decorative Italiane a Parigi.
Nel 1953 Marco Zanuso progetta per Sarfatti il suo primo negozio in Corso Littorio, ora Corso Matteotti. Sarfatti riceve numerosi premi internazionali e fra questi il Compasso d’oro nel 1954 e 1955 con i modelli 559 e 1055. Nessuno dei suoi progetti ha infatti un nome, solo un numero progressivi all’interno della produzione.
Nel 1962 insieme a Vittorio Viganò apre un negozio in Via della Spiga.
Di grande rilevanza sono i progetti di illuminazioni per le motonavi: Giulio Cesare nel 1949, Andrea Doria nel 1951, le gemelle Michelangelo e Raffaello nel 1962.
Alla fine degli anni Sessanta torna in America e attraversa i diversi Stati servendosi del treno: mai infatti metterà piede su un aereo.
Il 1973 è per Gino Sarfatti un’anno epocale. Insieme all’architetto Carlo Mollino progetta per il Regio di Torino la grande Nuvola, un lampadario che ricopre l’intero soffitto del teatro; vince la Medaglia d’oro della XV Triennale; cede il 24 dicembre Arteluce al gruppo Flos nel momento della sua massima prosperità.
Nel 1974 si ritira a Griante di Cannebbia presso Como, dove riceve numerosi studiosi.
Muore nel 1985 mentre è in preparazione la grande mostra Lumières je à vu al Centre Georges Pompidou di Parigi. L’ultimo ospite che verrà a visitarlo sarà Jean François Grunfeld che di lui scriverà come «il più grande creatore di lampade del XX secolo».