2699 Views |  Like

GINO SARFATTI il design della luce

Nella ricorrenza del centenario della nascita di Gino Sarfatti, la Triennale Design Museum di Milano in collaborazione con Flos, dedica, per la prima volta in Italia, a questo grande designer di fama internazionale una mostra antologica che ripercorre i momenti salienti della sua vita artistica.

I curatori, Marco Romanelli e Sandra Severi Sarfatti, hanno messo in evidenza la sua opera anticipatrice nell’ambito dell’illuminazione – dalla fine degli anni Trenta ai primi anni Settanta, Gino Sarfatti ha ideato e creato oltre 650 apparecchi luminosi, prodotti e distribuiti in tutto il mondo dalla stessa Arteluce, l’azienda da lui fondata nel 1939 – cercando di consacrare finalmente il nome di Gino Sarfatti anche in Italia dove, per inspiegabili ragioni, il suo lavoro è rimasto sempre in penombra.

Non è quindi un caso che le maggiori opere provengano dall’estero, in particolare dalla collezione di Clémence e Didier Krzentowski della Galerie Kreo di Parigi. Tema portante della mostra è quindi lo studio che Gino Sarfatti ha portato avanti lungo tutto il suo cammino artistico sul legame fra luce e spazio, e ancora la sperimentazione e le invenzioni di nuove sorgenti luminose.

Alla realizzazione della mostra hanno preso parte Gilberto Baracco e Andrea Schito, esperti di Arti Decorative e Design di Wannenes, che hanno collaborato in maniera sostanziale alla catalogazione delle opere oltre alla ricerca bibliografica.

Biografia

gino-sarfattiGino Sarfatti nasce a Venezia nel 1912 da padre ebreo e madre cattolica, in una famiglia della ricca borghesia commerciale. Dopo studi classici, frequenta la facoltà di Ingegneria Navale a Genova, che però è costretto ad abbandonare nel 1935, come pure la casa di Venezia sul Canal Grande, a causa di diversi dissesti occorsi alla famiglia. Ma le sopravvenute difficoltà non lo fermano e già nel 1937 fonda la sua prima azienda, la Lumen, seguita nel 1939 da Arteluce, società che ha per oggetto sociale gli apparecchi di illuminazione, le applicazioni luminose, i componenti di arredo, nonché lo studio e la realizzazione degli stessi. Nel medesimo anno prende in affitto un negozio nell’attuale Corso Matteotti, nel quale resterà sino al 1962. Suoi amici sono Franco Albini, Lucio Fontana, Lica e Albe Steiner.

Nel 1942, a causa delle leggi razziali, è costretto a rifugiarsi con la famiglia in Svizzera, in un convento di suore a Neggio, presso Lugano.
Fa ritorno a Milano nel 1946 e subito riprende la sua attività riadattando un appartamento, situato sotto la sua temporanea abitazione, ad officina. Arteluce nel frattempo era rimasta aperta e negli anni della guerra aveva continuato la sua produzione.
Fondamentale per la sua ricerca è il viaggio negli Stati Uniti nel 1950. Lo stesso anno fonda ArCom – Arredamento Contemporaneo, rivolto all’eccellenza nel settore dell’arredamento, riscuotendo un successo internazionale di stampa e pubblico. Sempre nel 1950 alcune opere di Gino Sarfatti vengono esposte alla mostra di Chicago Musa: Italy at Work: Renaissance on Design Today, mentre nel 1952 ben 11 oggetti di Arteluce partecipano alla Mostra delle Arti Decorative Italiane a Parigi.

Nel 1953 Marco Zanuso progetta per Sarfatti il suo primo negozio in Corso Littorio, ora Corso Matteotti. Sarfatti riceve numerosi premi internazionali e fra questi il Compasso d’oro nel 1954 e 1955 con i modelli 559 e 1055. Nessuno dei suoi progetti ha infatti un nome, solo un numero progressivi all’interno della produzione.
Nel 1962 insieme a Vittorio Viganò apre un negozio in Via della Spiga.
Di grande rilevanza sono i progetti di illuminazioni per le motonavi: Giulio Cesare nel 1949, Andrea Doria nel 1951, le gemelle Michelangelo e Raffaello nel 1962.

Alla fine degli anni Sessanta torna in America e attraversa i diversi Stati servendosi del treno: mai infatti metterà piede su un aereo.
Il 1973 è per Gino Sarfatti un’anno epocale. Insieme all’architetto Carlo Mollino progetta per il Regio di Torino la grande Nuvola, un lampadario che ricopre l’intero soffitto del teatro; vince la Medaglia d’oro della XV Triennale; cede il 24 dicembre Arteluce al gruppo Flos nel momento della sua massima prosperità.
Nel 1974 si ritira a Griante di Cannebbia presso Como, dove riceve numerosi studiosi.
Muore nel 1985 mentre è in preparazione la grande mostra Lumières je à vu al Centre Georges Pompidou di Parigi. L’ultimo ospite che verrà a visitarlo sarà Jean François Grunfeld che di lui scriverà come «il più grande creatore di lampade del XX secolo».