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Di nuovo insieme. Piero della Francesca e il polittico agostiniano al Poldi Pezzoli

Ultimato nel 1469 e probabilmente smembrato già entro la metà del Cinquecento, il polittico di Piero della Francesca, realizzato per l’altare maggiore della vecchia chiesa degli agostiniani di Borgo Sansepolcro, da allora non ha più ritrovato la sua unità narrativa. Molte delle tavole che componevano i vari scomparti del polittico sono ancora disperse, o forse per sempre perdute, compreso il pannello centrale e gran parte della predella.
Dottoressa Quarto, come è riuscita, in così breve tempo, nell’impresa di riunire per la prima volta i pannelli superstiti di questa straordinaria opera di Piero, oggi conservati tra Lisbona, Londra, New York, Washington e in questo Museo?

Intanto cogliendo l’attimo, come direbbe Orazio, approfittando della chiusura temporanea della Frick Collection e poi dando avvio al confronto con i direttori degli altri tre musei coinvolti (la National Gallery of Art di Washington, la National Gallery di Londra e il Museu National di Lisbona)  per presentare il progetto della mostra e convincerli a prestare le opere per “riunire” per la prima volta nella storia gli otto scomparti ad oggi esistenti. Grazie alle ottime relazioni con i musei e alla straordinarietà del progetto scientifico presentato è stato possibile ottenere questo grande risultato di cui siamo molto orgogliosi.

Entrando nella sala, davanti ai pannelli dei quattro santi che componevano il registro principale, si entra in contatto con la monumentalità compositiva di Piero e la sua capacità di trasformare forme perfette in figure umane. Qual è stata la sua emozione nel vedere ricostruito l’insieme dopo oltre cinque secoli?

Incredibile! Lavoro nei musei da oltre vent’anni e ho visto aprire casse migliaia di volte assistendo ad allestimenti molto importanti. Siamo rimasti senza fiato, senza parole, in religioso silenzio. La prima sera, quando erano ormai stati installati i quattro santi sui supporti che danno la restituzione in prospettiva del registro principale della grande pala, abbiamo pensato che finalmente dopo oltre 5 secoli si erano ritrovati con il bagaglio di storie diverse che la vita collezionistica li ha portati ad avere in cinque stati differenti. Il pensiero si proietta immediatamente a quella che doveva essere la grandiosità e solennità della pala completa che si componeva di circa trenta tavole e alla bellezza della tavola centrale.

Cosa conosciamo della storia che lega la tavola di San Nicola da Tolentino alla collezione di Gian Giacomo Poldi Pezzoli?

Gian Giacomo Poldi Pezzoli acquistò verso la fine degli anni ’70 dell’Ottocento la tavola raffigurante San Nicola da Tolentino presso l’antiquario Antonio Fidanza, restauratore ufficiale della Pinacoteca di Brera dal 1813 al 1840 circa. La tavola era attribuita a Fra Carnevale anche se sul retro era stato rinvenuto un cartellino che riportava l’attribuzione al Mantegna, ma di fatto nei primi inventari del museo e nei cataloghi della collezione era sempre indicato come Fra Carnevale.

Al momento della morte di Gian Giacomo Poldi Pezzoli il San Nicola da Tolentino si trovava nello studio di Giuseppe Bertini a Brera e aveva un valore commerciale stimato in 2000 lire.
Nicola da Tolentino, raffigurato come un frate agostiniano che conosce i piaceri della tavola regge un libro nella mano sinistra e indica una stella sospesa al di sopra della sua spalla destra. È raffigurato con la tonsura, la corona clerici che riproduce nella forma la corona di spine e che Cristo aveva concesso a Pietro di portare a sua immagine, la cui estensione indica che era stato ordinato sacerdote.

Le indagini diagnostiche condotte sul San Nicola da Tolentino del Poldi Pezzoli, sostenute dalla Fondazione Bracco, in quale misura ci aiutano a conoscere meglio il polittico agostiniano in particolare, e più in generale il modus operandi di Piero?

L’analisi scientifica del San Nicola da Tolentino fa luce sui materiali e sulle tecniche che Piero utilizzò per la realizzazione del polittico agostiniano. I ricercatori hanno adottato metodi analitici consolidati per ottenere la massima quantità di informazioni scientifiche dal dipinto. Le indagini si sono basate su tecniche di imaging ad alta risoluzione, tra cui imaging multibanda e iperspettrale, insieme ad analisi di microscopia e spettroscopia puntuale.
Grazie alla collaborazione dei musei prestatori, sono state condotte indagini coordinate dalla curatrice Machtlet Brüggen Israels che ha definito chiare linee di ricerca per indagare in maniera mirata alcuni aspetti su cui era necessario ottenere risposte. I risultati sono stati soddisfacenti.
Si è detto che Piero, maestro di luce, si sia ispirato ai pittori d’impronta fiamminga. Ristudiando i vari campioni prelevati in passato dai pannelli del polittico in occasione della mostra si è scoperto l’uso quasi esclusivo di olio come legante e come i fiamminghi Piero applicava delle velature semitrasparenti in modo sottilissimo e ricercatissimo.
Inoltre, lungo i bordi dei pannelli che nel polittico stavano accanto allo scomparto centrale, ci sono degli elementi della sua composizione. Con l’uso dello stereomicroscopio sono state rintracciate ali, rosa e blu, di due angeli che dal pannello centrale si espandevano sui laterali raffiguranti San Michele e San Giovanni Evangelista, cancellate dopo lo smembramento del polittico.
Fra gli elementi rimasti della composizione centrale lungo i bordi dei pannelli che l’affiancarono nel polittico, il lembo di un manto di un velluto broccato cremisi foderato di ermellino, dalla massima ricchezza, nonché i gradini di porfido, pietra dall’assonanza regale, fanno intuire che al centro molto largo del polittico ci stava non una Madonna con Bambino, ma un’Incoronazione con la Vergine inginocchiata ai piedi del figlio per ricevere la corona, non dissimile alle figure di tali composizioni di Filippo Lippi, artista fiorentino con cui Piero collaborò, mentre l’invenzione di Piero stesso fu d’ispirazione alla grande Pala di Pesaro di Giovanni Bellini.
E ancora, è emerso con chiarezza che Piero riutilizzò una carpenteria lignea preesistente di foggia trecentesca; questi i patti del contratto del 1454.

Per maggiori informazioni sulla mostra:  https://wannenesgroup.com/magazine/migliori-mostre-esposizioni-arte/piero-della-francesca-il-polittico-agostiniano-riunito/