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Arredi

Estro creativo e originalità interpretativa sono le caratteristiche del mobilio napoletano che trovano nella stagione neoclassica interessanti attuazioni. Una coppia d’importanti poltrone che saranno esitate il 13 maggio sono chiara espressione di quello che dovette essere il gusto alla corte di Ferdinando IV e Maria Carolina. Nella capitale partenopea, mentre lo stile classicheggiante imperversava nel resto d’Europa, l’adeguamento alla nuova moda fu alquanto flemmatico indulgendo in creazioni fantasiose e stravaganti. Come queste sorprendenti sedute dove sostegni già perfettamente Luigi XVI si contrappongono eppure convivono felicemente con le forme sinuose e la ricca ornamentazione dello schienale, di un vago sapore rocaille. Potrebbe sorprendere che questo avvenga proprio a Napoli, dove gli scavi di Ercolano e Pompei, promossi a partire dal 1748 da Carlo IV e perpetuati dal figlio Ferdinando, sono vero e proprio affare di Stato. Ma l’accesso agli scavi e ai reperti è cosa tutt’altro che facile. Consentito solo a pochi privilegiati è impresa ardua agli stessi artisti impiegati alla corte che devono presentare apposita licenza. Una svolta è segnata dalla pubblicazione delle Antichità di Ercolano esposte, iniziata nel 1757 e conclusasi solo nel 1792, ma anche qui i preziosi volumi vengono elargiti con parsimonia e a completa  discrezione del re delle due Sicilie. I modelli ercolanensi tuttavia e seppur lentamente si diffondono e anche il mobile napoletano ne subisce a suo modo l’influenza. Più che copiare i repertori dell’antichità, se ne interpretano le forme con grande ricchezza d’inventiva. Le due eleganti commode di gusto ormai perfettamente neoclassico, di chiara ispirazione inglese, ne sono chiaro esempio e sul fronte decorato da un elegante quanto singolare motivo a righe troviamo intarsiate scene all’antica, tratte probabilmente dalla celebre raccolta d’incisioni del d’Hancarville.

Di tutt’altra suggestione la splendida tabacchiera opera di quell’insuperato artista che fu Giuseppe Bonzanigo nell’arte minuta del microintaglio. Ma siamo a Torino, capitale del regno sabaudo dove l’estrosità cede il passo all’eleganza formale e ad una superba abilità tecnica. Vero e proprio oggetto da Wunderkammer, questo piccolo gioiello in legno di tuja, avorio e tartaruga, commissionato da Vittorio Amedeo III di Savoia come dono diplomatico,  ritrae l’imperatore Giuseppe II d’Asburgo Lorena ed è riconducibile all’anno della sua morte prematura avvenuta nel 1790.