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BOUCHEROUITE, MOROCCO, CIRCA 1950
cm 320X76
ESTIMATE € 1.000 - 1.600
Questo tappeto presenta una meravigliosa composizione a rettangoli multicolore su una struttura in lana con saltuarie fasce in cotone sull'ordito e sulle trame, indici di buona epoca.
Usure sulle cimose date dal tempo.
I Boucherouite rappresentano l'energia, il coraggio e la creatività delle donne marocchine che a partire dagli anni '50 hanno iniziato a produrre tappeti con materiali di recupero. Inizialmente per un uso personale e domestico, i Boucherouite sono diventati uno stile, una forma d'arte particolare, tanto che oggi più questi tappeti sono utilizzati anche come quadri di tessuto. La storia racconta che attorno al 1950, nella vasta area del Plateau Centrale marocchino, alle pendici dell'Alto Atlante, che comprende le città di Boujad e di Beni; Mellal, perlopiù popolata da etnie di origine araba, si sono verificate condizioni di criticità nel reperire filati tradizionali. Le annodatrici locali, spinte dalla necessità, hanno cercato altri materiali per poter continuare a produrre manufatti per uso domestico. Dapprima vesti dismesse, brandelli di coperte, tessuti sono stati tagliati in striscioline che avessero dimensioni tali da poter essere utilizzate sia per annodare che per realizzare la struttura di un tappeto. Il termine Boucherouite (dall'arabo dialettale boucharouette) significa proprio tessuti strappati. La ricerca di stoffe a costo zero, o più basso possibile, ha portato le tessitrici ad utilizzare materiali della più disparata origine e provenienza, costringendole a confrontarsi con gamme cromatiche sconosciute ai filati tradizionali, che venivano ancora tinti con coloranti naturali. A questo punto si è concretizzata un'insospettata interazione tra necessità, coraggio ed autonomia creativa che ha portato alla creazione di una nuova moderna forma d'arte, pioniera dell'arte reciclata.
Usure sulle cimose date dal tempo.
I Boucherouite rappresentano l'energia, il coraggio e la creatività delle donne marocchine che a partire dagli anni '50 hanno iniziato a produrre tappeti con materiali di recupero. Inizialmente per un uso personale e domestico, i Boucherouite sono diventati uno stile, una forma d'arte particolare, tanto che oggi più questi tappeti sono utilizzati anche come quadri di tessuto. La storia racconta che attorno al 1950, nella vasta area del Plateau Centrale marocchino, alle pendici dell'Alto Atlante, che comprende le città di Boujad e di Beni; Mellal, perlopiù popolata da etnie di origine araba, si sono verificate condizioni di criticità nel reperire filati tradizionali. Le annodatrici locali, spinte dalla necessità, hanno cercato altri materiali per poter continuare a produrre manufatti per uso domestico. Dapprima vesti dismesse, brandelli di coperte, tessuti sono stati tagliati in striscioline che avessero dimensioni tali da poter essere utilizzate sia per annodare che per realizzare la struttura di un tappeto. Il termine Boucherouite (dall'arabo dialettale boucharouette) significa proprio tessuti strappati. La ricerca di stoffe a costo zero, o più basso possibile, ha portato le tessitrici ad utilizzare materiali della più disparata origine e provenienza, costringendole a confrontarsi con gamme cromatiche sconosciute ai filati tradizionali, che venivano ancora tinti con coloranti naturali. A questo punto si è concretizzata un'insospettata interazione tra necessità, coraggio ed autonomia creativa che ha portato alla creazione di una nuova moderna forma d'arte, pioniera dell'arte reciclata.
LOTS