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SCIPIONE COMPAGNO
(Napoli, 1624 - dopo il 1680)
Battaglia
Olio su tela, cm 63X78
Battaglia
Olio su tela, cm 63X78
NO RESERVE
Scipione Compagno è ricordato dal De Dominici quale pittore di paesaggi e prossimo ai modi del Corenzio e di Filippo D'Angeli, affine al De Nomè e di altri maestri nordici come Breenbergh e Polenburgh, ma anche del Gargiulo. Nel suo catalogo si contano diverse creazioni a soggetto storico e si ricordano ad esempio 'La strage degli Innocenti' (Roma, Galleria nazionale d'arte antica) datato 1642, 'L'adorazione del vitello d'oro' (coll. privata- Di Carpegna, 1958) datato 1649, 'Il martirio di San Gennaro' e 'L'eruzione del Vesuvio del 1631' (Vienna, Kunsthistorisches Museum), su rame, 'Il martirio di San Ireneo' (Périgueux, Musée du Périgord- cfr. M. Soubeyran, Le Musée du Périgord, Périgueux 1971, p. 84). Opere che dimostrano una discendenza manieristica e confermano la similitudine con François Nomé, in modo particolare se si osservano i fondali architettonici, mentre nelle opere mature evidenti sono le analogie con Filippo Angeli, Micco Spadaro e in modo particolare Cornelio Brusco. Le sue tele, quindi, si inseriscono perfettamente in quel filone di immagini a carattere narrativo tipico della cultura partenopea seicentesca, in cui si descrivono scene e avvenimenti con innumerevoli figure, paesaggi e vedute descritti con una tavolozza di colori bruni e marroni, salvo i guizzi di colore che marcano i personaggi salienti delle scene.
Bibliografia di riferimento:
L. Salerno, 'Precisazione su Filippo Napoletano e i suoi affini', in 'Arte illustrata', VII (1974), 57, p. 43
Maria Rosaria Nappi, 'Il Filippo Napoletano di Roberto Longhi: Scipione Compagno o Cornelio Brusco', in 'Prospettiva', n. 47, ottobre 1986, pp. 24-37
N. Spinosa, 'Pittura del Seicento a Napoli. Da Caravaggio a Massimo Stanzione', Napoli 2010, pp. 200 -202
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L. Salerno, 'Precisazione su Filippo Napoletano e i suoi affini', in 'Arte illustrata', VII (1974), 57, p. 43
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