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VITTORE GHISLANDI, DETTO FRA GALGARIO
(Bergamo, 1655 - 1743)
ANGELO MARIA CRIVELLI DETTO CRIVELLONE
(Milano, notizie dal 1662-1730 ca.)
Ritratto di cacciatore con selvaggina e cani in un paesaggio
Olio su tela, cm 192X231,5
ANGELO MARIA CRIVELLI DETTO CRIVELLONE
(Milano, notizie dal 1662-1730 ca.)
Ritratto di cacciatore con selvaggina e cani in un paesaggio
Olio su tela, cm 192X231,5
NO RESERVE
Provenienza:
Milano, Finarte, 27 novembre 1997, lotto 93 (come Giovanni Crivelli e Vittore Ghislandi)
Brescia, collezione privata
Bibliografia:
F. Arisi. Crivellone e Crivellino, Piacenza 2004, p. 132, n. 171, pp. 236 - 237, fig. 171 (come Fra Galgario e Crivellone?)
Archivio Zeri, n. 86736 (come Giovanni Crivelli e Vittore Ghislandi)
Di misure parietali e alta qualità, il dipinto è stato realizzato dai due più noti maestri della pittura lombarda settecentesca. Il brano di figura si riconosce infatti alla mano di Vittore Ghislandi detto Fra Galgario, mentre i brani paesistici e animalier sono probabilmente da riferire al Crivellone. Le stesure, l'ariosità scenica e compositiva, dimostrano una competente definizione del paesaggio e un attenta capacità di osservazione dal vero, secondo la migliore tradizione dell'artista. Non da meno è il realismo con cui è stato eseguito il ritratto del cacciatore, che in posa, manifesta tutta la soddisfazione per le prede catturate. Il paesaggio e gli animali tradiscono l'evidente matrice nordica, fiamminga in particolare, ispirata dai pittori della cerchia di Rubens, quali Frans Snyders e Paulus de Vos, e altri specialisti quali Jan Fyt, Weenix e Hondecoeter, che ispirarono dell'autore. Altrettanto evidente è l'influenza dei paesaggi di Pieter Mulier (Haarlem, 1637 - Milano, 1701) che durante gli anni di attività a Milano e in Lombardo-Veneto era tenuto in grande considerazione dal conte Gilberto Borromeo. Ciò può indurre ad una datazione della tela entro il terzo decennio, che parrebbe coerente anche con lo stile della figura, quanto mai di spirito moderno e illuminista tipica del Ghislandi. Infatti, nella sua nobile fierezza, l'effigiato sembra emanare una boria oramai fuori luogo, rivelando le debolezze di una nobiltà in declino. A tal proposito accorre l'analisi spietata della società bergamasca che il Testori pubblicò negli anni Cinquanta per comprendere la decadenza politica della classe dirigente dell'epoca così efficacemente interpretata dal pittore.
Bibliografia di riferimento:
G. Testori, Il Ghislandi, il Ceruti e i veneti, in Paragone, 57, 1954, pp. 16 ; 33
Fra Galgario. Le seduzioni del ritratto nel 700 europeo, catalogo della mostra a cura di F. Rossi, Milano 2003
Milano, Finarte, 27 novembre 1997, lotto 93 (come Giovanni Crivelli e Vittore Ghislandi)
Brescia, collezione privata
Bibliografia:
F. Arisi. Crivellone e Crivellino, Piacenza 2004, p. 132, n. 171, pp. 236 - 237, fig. 171 (come Fra Galgario e Crivellone?)
Archivio Zeri, n. 86736 (come Giovanni Crivelli e Vittore Ghislandi)
Di misure parietali e alta qualità, il dipinto è stato realizzato dai due più noti maestri della pittura lombarda settecentesca. Il brano di figura si riconosce infatti alla mano di Vittore Ghislandi detto Fra Galgario, mentre i brani paesistici e animalier sono probabilmente da riferire al Crivellone. Le stesure, l'ariosità scenica e compositiva, dimostrano una competente definizione del paesaggio e un attenta capacità di osservazione dal vero, secondo la migliore tradizione dell'artista. Non da meno è il realismo con cui è stato eseguito il ritratto del cacciatore, che in posa, manifesta tutta la soddisfazione per le prede catturate. Il paesaggio e gli animali tradiscono l'evidente matrice nordica, fiamminga in particolare, ispirata dai pittori della cerchia di Rubens, quali Frans Snyders e Paulus de Vos, e altri specialisti quali Jan Fyt, Weenix e Hondecoeter, che ispirarono dell'autore. Altrettanto evidente è l'influenza dei paesaggi di Pieter Mulier (Haarlem, 1637 - Milano, 1701) che durante gli anni di attività a Milano e in Lombardo-Veneto era tenuto in grande considerazione dal conte Gilberto Borromeo. Ciò può indurre ad una datazione della tela entro il terzo decennio, che parrebbe coerente anche con lo stile della figura, quanto mai di spirito moderno e illuminista tipica del Ghislandi. Infatti, nella sua nobile fierezza, l'effigiato sembra emanare una boria oramai fuori luogo, rivelando le debolezze di una nobiltà in declino. A tal proposito accorre l'analisi spietata della società bergamasca che il Testori pubblicò negli anni Cinquanta per comprendere la decadenza politica della classe dirigente dell'epoca così efficacemente interpretata dal pittore.
Bibliografia di riferimento:
G. Testori, Il Ghislandi, il Ceruti e i veneti, in Paragone, 57, 1954, pp. 16 ; 33
Fra Galgario. Le seduzioni del ritratto nel 700 europeo, catalogo della mostra a cura di F. Rossi, Milano 2003
LOTS
659
A VARIOUS MARBLE SCULPTURE; WEAR, SOME CHIPS AND SCRATCHES, TRACES OF DIRT
A VARIOUS MARBLE SCULPTURE; WEAR, SOME CHIPS AND SCRATCHES, TRACES OF DIRT
ESTIMATE € 2.600 - 2.800