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Rococò. L’arte della grazia

Nell’ampia selezione dedicata agli arredi, in evidenza l’elegante commode francese del XVIII secolo in legno laccato e Vernis Martin (lotto 617, stima 20.000 – 30.000 euro), che decorata con figure e ornato floreale lumeggiati in oro e parzialmente policromi, si inserisce nel fortunato filone delle cineserie e del gusto per l’esotismo, moda dilagante nell’Europa di metà Settecento con anche l’importazione delle lacche dall’Oriente. Molteplici i mobili ornati con preziosi pannelli cinesi e giapponesi, o in altri casi ancora, lavorati ad imitazione; celeberrima la vernice ideata dai fratelli Martin, dalla quale prese il nome. Il più antico esemplare oggi conosciuto in lacca giapponese è quello realizzato nel 1737 da Bernard II Van Risenburgh (detto B. V. R. B, maître verso il 1735), che il marchand-mercier Hébert fornì a Maria Leszczyńska per il suo cabinet a Fontainebleau.

Degna di nota è poi un’importante serie di tappezzerie ad arazzo della manifattura parigina di Gobelins del XVIII secolo su una suite da salotto in legno finemente intagliato e dorato, composto da un divano, due bergère, sei poltrone e un parafiamma da camino (lotto 672, stima 20.000 – 30.000 euro). Questi arrazzetti, recano nelle bergère la firma con data 1752, di Jacques Neilson (già direttore della manifattura reale dal 1749 al 1788 ) e ripropongono il decoro detto de La Noble pastorale, noto tema elaborato in più varianti dal pittore di corte François Boucher (Parigi, 1703 – 1770), ritrattista tra gli altri anche di Madame de Pompadour, la favorita di Luigi XV, che ritrae scene con giovinetti allegorici, talvolta musici e altre come pastorelli, un tema che con varianti ritroviamo sovente utilizzato anche per forniture d’arredo.

Esplicativa del fatto che non di rado le stoffe venissero anche sostituite e riusate, è la storia di una serie di coperture (in origine su un gruppo di poltrone nello stile Rococò e databili al 1755/65) appartenute al 3° duca di Ancaster e con decoro simile ad un corpus ordinato ai Gobelins dalla preferita del Re, Madame de Pompadour. Rimaste nelle collezioni del duca fino alla vendita del 1934, furono rimosse poco dopo e montate su sei scafi di gusto Luigi XVI), sorte toccata forse anche agli arazzetti qui presentati.

E ancora un’ampia scelta di oggetti d’arte, dove non passano inosservate alcune figure scultoree del XIX secolo: una kore in terracotta parzialmente policroma (lotto 764, stima 15.000 – 18.000 euro), copia da modelli arcaici dell’antica Grecia (noti alcuni esemplari in marmo oggi al Museo dell’Acropoli di Atene) e un pendant scolpito nel marmo, con Ercole bambino e un intenso Cupido bendato (lotti 734 e 735, stima 3.000 – 3.500 euro l’uno), forse di scuola romana della prima metà dell’800, che con le loro paffute e raffinate plasticità, evocano memorie barocche delineate però in chiave classica, nel pieno gusto del Grand Tour.