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Quando la fantasia diviene arredo.

Originalità e esclusività sono la quintessenza dell’antiquariato in ogni sua forma: quando poi si declina agli arredi e alle arti decorative allora può produrre piccole e grandi meraviglie di buongusto.

Uno splendido esempio lo abbiamo con un set da salotto composto da un divano e sei poltrone francesi del primo quarto del XIX secolo, con le sedute rivestite in tessuto dipinto con paesaggi campestri, vedute, monumenti e rovine architettoniche dell’antica Roma come il Foro con il campanile Capitolino, l’arco di Settimio Severo e le rovine del Tempio della Concordia, le tombe di Cecilia Metella e di Costantino, il Tempio di Vesta e la tomba dei Plauzi a Tivoli, il Tempio della Tosse sulla via Tiburtina, una veduta del Tevere e uno scorcio dell’Appia Antica.

Realizzato nel 1812 dalla ditta Delaneuville et Cie di Parigi su ordinazione del Senato francese per commemorare la nascita del figlio di Napoleone Bonaparte, Napoleone II re di Roma e duca di Reischstandt.

In questo gruppo che presenta con schienali leggermente concavi e ornati nella fascia da rosette stilizzate, braccioli mistilinei, gambe anteriori tronco coniche, e posteriori a sciabola, la maestria nel curare ogni dettaglio del mobilio è affiancata da una delicata vivacità compositiva e cromatica nell’illustrazione pittorica, che conferiscono leggiadra compostezza all’insieme.

Di grande qualità ideativa e realizzativa una coppia di applique toscane in metallo, legno intagliato, scolpito e dorato del 1860 circa dove il raffinato e articolato disegno riporta alle opere d’intaglio eseguite della bottega fiorentina di Francesco Morini (Firenze, 1822 – 1899); al suo atelier, insieme ad altri artigiani come i Barbetti ma non solo, verranno affidati i lavori per l’arredo di alcuni importanti palazzi della nobiltà locale.

Tra i tanti incarichi, su progetto dell’architetto Poggi, l’allestimento di alcuni ambienti di Villa Favard sul Lungarno; di proprietà della baronessa Fiorella Favard de l’Anglade, è ora sede della Facoltà di Economia e Commercio. Al Morini infatti, con buona probabilità, va attribuita la paternità dell’arredo del Salone da Ballo; tra i vari elementi decorativi, spiccano su tutti il maestoso lampadario a centododici luci e otto grandi appliques “en suite.”