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ORIGINALE e DIGITALE

CARNET DE VOYAGE di Roberta Olcese

“Ci stiamo dematerializzando, le case del futuro non avranno pareti ma schermi digitali” sembra la più nefasta delle provocazioni ma potrebbe essere vero. Intanto l’intelligenza artificiale che agisce attraverso computer e app entra a forza nel mondo dell’arte.

La rivoluzione del XXI secolo si è lasciata alle spalle i tagli, le estroflessioni e i gabinetti rovesciati che hanno fatto discutere per gli ultimi cento anni, e oggi punta sulla digital art.

“Il problema è che gli artisti non sono ancora in grado di usarla bene”. Dichiara lapidario Franco Losi che insieme al partner Italo danese John Blem – ingegneri entrambi, Blem elettronico ha venduto la Milestone azienda di software di gestione video IP per scopi di sorveglianza a Canon Inc., Losi è informatico con esperienza trentennale nel campo delle nuove tecnologie –  hanno fondato Save The Artistic Heritage, associazione non profit per la promozione e valorizzazione del patrimonio storico e artistico italiano in combinazione con le nuove tecnologie digitali. In sostanza riescono a creare attraverso la loro società Cinello, dal nome del padre di Losi che faceva il pittore, multipli digitali di opere d’arte, DAW® (Digital Art Work), prodotti in serie limitata, autenticati, numerati, certificati e protetti da un sistema brevettato di crittografia digitale.

Non siamo di fronte a un falso e nemmeno a una proiezione di immagine: ogni quadro è un’opera  con certificato di autentica  emesso direttamente dal  museo proprietario dell’originale di partenza.

In caso di vendita del quadro o disegno digitale, l’ente riceverà il 50% dell’utile.  Tanto per capire il prezzo medio di un quadro digitale si aggira intorno ai 200mila euro, “il prezzo lo concordiamo con il museo proprietario dell’opera che replichiamo, i costi di produzione non sono elevati”. L’utile invece si.
In occasione dei 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci, Save The Artistic Heritage ha organizzato a Jedda in Arabia Saudita una mostra con 15 multipli digitali tra dipinti e disegni del genio toscano, completi di cornice. L’obiettivo è vendere. I mercati appetibili sono quelli che identificano l’arte come status symbol: “Middle East, Cina e Russia sono molto interessati al prodotto”. Conclude l’esperto. L’Ermitage di San Pietroburgo ha dato disponibilità per riprodurre i suoi quadri.

Intanto nell’anno di Leonardo il Louvre celebra il genio vinciano con una mostra iconica ricca di prestiti. Al di là se sia giusto o meno, alcuni capolavori arrivano dall’Italia. E grazie alla tecnologia di Cinello al posto di una foto della “Scapigliata” al Museo della Pilotta di Parma e del “Ritratto di  musico” alla Pinacoteca Ambrosiana a Milano sono appesi due quadri digitali identici in tutto e per tutto, anche nelle proporzioni, agli originali.

La contaminazione tecnologica nel campo artisti inizia con la Blockchain, un sistema digitale che registra le vendite delle opere d’arte e ne conserva i dati su una piattaforma online. La provenienza tracciata dell’opera contribuirà a garantire il compratore da eventuali falsi.

Il digitale si è affermato prepotentemente e ha solleticato il desiderio degli speculatori che non si accontentano più di scommettere su vecchie glorie del ‘900 in attesa di rivalutazione. Lo scorso marzo a New York  il dipinto “Ritratto di Edmund Bellamy” realizzato dall’intelligenza artificiale guidata dal collettivo Obvious formato da tre studenti francesi, è letteralmente decollato da una stima di diecimila a euro a 432mila dollari. Il risultato ha confermato la filosofia del gruppo che ha dichiarato “Noi di Obvious vogliamo esplorare, usare e condividere i diversi modi in cui l’intelligenza digitale attraverso gli algoritmi può catalizzare la nostra naturale creatività”.

Una provocazione che supera perfino gli effetti del quadro del graffitista inglese Banksy che si sgretola in asta mentre un collezionista se l’era appena aggiudicato al telefono. Eppure il digitale, la criptoarte certificata, rappresenta il futuro. La capacità riproduttiva del virtuale ha perfino sostituito i falsi trasformando quelle che paiono mere copie in costose opere uniche certificate dai musei che detengono gli originali. Siamo già atterrati nel futuro?