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L’arte ai tempi del Covid-19: un nuovo Rinascimento?

LA LEGGE DELL’ARTE di Giuseppe Calabi

La pandemia di Covid-19 ha avuto un impatto significativo e inatteso sul mercato dell’arte, portando ad una necessaria accelerazione del processo di digitalizzazione a cui esso stava già andando incontro. Il lockdown ha costretto gli operatori del settore, i collezionisti e gli appassionati a ripensare il mondo delle arti sotto un’altra logica, quella della tecnologia, che consente di poter fruire delle opere seppur a distanza.
Nel corso del 2020 si sono verificate situazioni inimmaginabili fino a pochi mesi fa: le case d’asta hanno sospeso le aste live, le gallerie d’arte hanno interrotto l’attività di apertura al pubblico e le fiere di settore hanno annullato tutti prossimi appuntamenti, almeno fino alla fine dell’anno.
In questo particolare contesto si sono inserite le aste e le trattative private esclusivamente online, le quali hanno raggiunto risultati fra loro contrastanti. Se da un lato infatti, le vendite all’asta stanno conseguendo risultati inattesi, dall’altro le gallerie e le fiere riscontrano maggiori difficoltà a adeguarsi a questo cambiamento epocale.
Da una parte infatti, le vendite online hanno raggiunto in tempi rapidissimi obiettivi che il mercato si prefissava da anni, ossia:
– l’apertura ad un mercato globale costituito da acquirenti e spettatori provenienti da tutto il mondo;
– la possibilità di svolgere più vendite in contemporanea;
– l’amplificazione della pubblicità attraverso i social media;
– l’obbligo di divulgare informazioni sui lotti ancora più accurate.
Tuttavia, sussistono anche dei pareri contrari alla digitalizzazione del mondo delle aste, poiché essa implicherebbe:
– l’eliminazione definitiva della consulenza pre-asta;
– l’impossibilità di visionare e analizzare i lotti dal vivo;
– il rischio di non poter condurre un’adeguata due diligence sui singoli lotti;
– un allontanamento dal mercato degli acquirenti over 65 che potrebbero riscontrare nella tecnologia un ostacolo.
La nuova frontiera digitale alla quale il mercato è stato costretto ad confrontarsi a causa del Coronavirus, non sta riscontrando però risultati altrettanto positivi negli altri settori del mondo dell’arte. Le vendite private nel corso di quest’anno stanno vivendo un grave calo che ha implicato non solo la riduzione del personale, ma anche, nei casi più gravi, la chiusura definitiva di centinaia di gallerie.
Ad un occhio profano potrebbe apparire inaspettata questa discrepanza fra il mondo delle vendite all’asta online only e quello delle trattative private delle gallerie d’arte. La contrapposta reazione a questa improvvisa svolta digitale è dovuta alla differente natura dei due tipi di trattativa.
La vendita in galleria o in una fiera di settore infatti, è un’operazione economica che si sostanzia, in primis, sulla relazione diretta fra mercante ed acquirente, totalmente eliminata nel processo di vendita online. In conseguenza ciò quindi, il mondo delle gallerie d’arte è caratterizzato da un importante deficit tecnologico, tant’è vero che soltanto di recente i mercanti e le fiere hanno cominciato ad estendere la loro attività alle piattaforme digitali e a pubblicizzarla sui social media.
Secondo l’Art Market Report 2020 pubblicato da Art Basel in collaborazione con UBS, nel primo semestre di quest’anno le vendite delle gallerie sono diminuite quasi del 40% rispetto al 2019 e le prospettive per la fine dell’anno non sono di certo delle più rosee, poiché l’annullamento “a data da destinarsi” delle maggiori fiere e manifestazioni del settore, dai cui introiti le gallerie sono solite ricavare i maggiori proventi, potrebbe, secondo questa analisi di mercato, costituire il canto del cigno di molti operatori del settore.
Tuttavia, il risparmio degli ingenti costi di partecipazione “fisica” alle fiere ha permesso agli operatori più avveduti di investire nella propria promozione digitale. Stanno infatti nascendo in questi mesi numerosi marketplaces sui siti web delle gallerie d’arte e le stesse fiere, a partire dalla London Art Week di luglio 2020, sono state in grado di ricreare l’esperienza di visita e di acquisto delle opere attraverso delle Online Viewing Rooms che hanno sostituito gli stands fisici.
Un altro dato veramente incredibile è costituito dal fatto che, durante il periodo di lockdown, è anche radicalmente cresciuto l’interesse verso il mondo del mercato dell’arte da parte dei giovani collezionisti: Instagram si è trasformato in una vera e propria piattaforma di vendita attirando un pubblico nuovo, quello dei Millennials, che fino a pochi mesi fa erano assenti dal mondo delle aste e delle trattative private in galleria e, soprattutto, nelle fiere di settore.
Attraverso questa breve ma significativa panoramica risulta chiaro che il mercato dell’arte debba porsi importanti obiettivi per il futuro fra cui:
– rendere l’offerta digitale interessante per i potenziali acquirenti;
– porre sullo stesso piano di rilevanza le aste e le trattative in presenza con quelle esclusivamente online;
– comunicare attraverso molteplici registri, accessibili sia ad un pubblico di esperti che di semplici appassionati;
– conferire certezza al momento della vendita online attraverso una due diligence più accurata e approfondita;
– eseguire controlli mirati in materia di antiriciclaggio attraverso un’analisi dei potenziali rischi di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo connessi alla vendita di opere d’arte, nonché un’adeguata verifica della clientela.
Sono molte quindi le lezioni che il mercato dell’arte ha appreso in questi mesi senza precedenti. Come affermato dal Prof. D. Thompson, esperto del settore, molti operatori del mercato hanno saputo “cavalcare la tempesta”, una tempesta che ci riserva nuove sfide: servirà ancora molto tempo per adeguarsi al cambiamento? Il mondo digitale agevolerà la presenza sul mercato di nuovi artisti che, diversamente, avrebbero faticato ad emergere? La tecnologia garantirà una maggiore certezza nella vendita delle opere d’arte? I presupposti per una buona riuscita ci sono tutti, ma questo Rinascimento dell’arte è solo all’inizio.