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MAI VISTO PRIMA! Borse ai massimi, economia a terra

ARTE & FINANZA di Alessandro Secciani

Se uno avesse dovuto prevedere l’andamento delle borse mondiali basandosi sui danni economici provocati dalla pandemia, avrebbe con molta ragionevolezza immaginato un crollo dei listini quasi ovunque. Nel secondo trimestre, sia gli Stati Uniti, sia l’Europa hanno registrato Pil in discesa intorno al 10%, un livello che in tempo di pace si è visto solamente nel ’29 e negli anni seguenti. Negli Usa, sempre alla fine del secondo trimestre, i nuovi disoccupati erano 13 milioni, quasi il 4% dell’intera popolazione, mentre in Europa è stata registrata una perdita di 10 milioni di posti di lavoro. Le conseguenze di questo disastro sul Pil e soprattutto sui consumi sono facilmente immaginabili. È vero che molte aziende dalla pandemia sono state avvantaggiate (l’e-commerce, le consegne a domicilio, l’entertainment, la cura della salute e altri), ma alcuni settori come i viaggi, le compagnie aeree, il petrolio rischiano semplicemente l’annientamento.
In questo disastro solo la Cina, che ha registrato +3,2% di Pil, largamente superiore al dato previsto dal consensus (+2,5%), può dire di stare meglio, anche se la discesa rispetto al +5,5 – 6% abituale prima del Covid-19 non è certo da poco. Inoltre nei primi sette mesi del 2020 vi sono stati altrettanti cali delle vendite al dettaglio su base annua e solo ad agosto si è avuto finalmente un modesto incremento (+0,5%) con il totale per i primi otto mesi di quest’anno in diminuzione a -8,6%, rispetto allo stesso periodo del 2019.
In questo disastro le principali borse mondiali hanno fatto i loro record assoluti: l’S&P500, il maggiore listino mondiale, è, al momento in cui viene scritto questo articolo (13 ottobre), a quota 3.534, dopo avere fatto registrare ai primi di settembre il massimo assoluto a 3.549 e avere subito recuperato una discesa abbastanza forte nelle settimane successive di settembre. Non molto diversa la situazione del Nasdaq Composite, il listino dei titoli tecnologici, anch’esso intorno ai massimi storici. In pratica uno scollamento totale dalla realtà, come mai era avvenuto prima.
A determinare questa situazione sono stati diversi fenomeni. Innanzitutto una massa di liquidità incredibile: le banche centrali stanno immettendo denaro nel sistema come mai successo in precedenza. Inoltre gli stati stanno creando in continuazione pacchetti di aiuti alle imprese e al sistema economico in generale, anche in questo caso con dimensioni inimmaginabili: lo scopo è tenere in piedi a tutti i costi l’economia e i mercati. Non è secondario il fatto che il reddito fisso ormai ha rendimenti spesso negativi o minimi: di conseguenza se si vuole ricavare un ritorno dagli investimenti bisogna rivolgersi all’azionario. L’unico settore obbligazionario che dà ancora ritorni interessanti è l’high-yeld, i cosiddetti titoli spazzatura emessi da aziende con rating modesto, ma a quel punto, se si deve rischiare, tanto vale andare sull’equity.
Un altro fenomeno che ha inciso è la polarizzazione: in un mercato che è stato per la maggior parte abbastanza fermo (in fondo in questa situazione era già un miracolo), a trainare i rialzi sono state le cosiddette azioni Faaanm (Facebook, Apple, Alphabet, Amazon, Netflix, e Microsoft), in pratica l’élite della tecnologia. Apple ha superato 2 trilioni di capitalizzazione: mai successo prima. Non molto diversamente è andata in Cina.
A questo punto, si può parlare di bolla? Sicuramente no: un P/E forward, basato cioè sulle aspettative di utili nel prossimo anno, tra 22 e 24 indica sicuramente un mercato sopravvalutato, diciamo pure molto caro, ma non a livelli di bolla. Ciò che è inquietante è il totale scollegamento con la realtà economica.
Su questo piano che cosa aspettarsi? E soprattutto quali rischi corre chi investe in arte? Le ipotesi sono due. La prima è che la situazione attuale, pur con tutti gli enormi pericoli che nessuno può negare, riflette comunque un forte cambiamento nelle economie di tutto il mondo. Alcuni settori verranno penalizzati o addirittura scompariranno, ma altri riceveranno una spinta enorme. Se gli investitori si troveranno dalla parte giusta, potranno portare a casa utili enormi. L’altra teoria è che il mercato sta crescendo solo grazie a stimoli esterni (banche centrali, governi, elezioni americane), che non potranno andare avanti all’infinito. Il giorno in cui gli aiuti venissero meno i problemi non sarebbero da poco e un crollo di ampie dimensioni non sarebbe evitabile.
E l’arte? Si sta muovendo esattamente come i listini: grande crescita concentrata su pochi nomi e immettere denaro in questo sistema oggi è una scommessa pura. E le scommesse si possono vincere (certamente succede), ma si possono anche perdere. Certo chi si muove sul lungo termine può molto ragionevolmente pensare, che, come prima o poi si vedranno altri record in borsa (tra un mese? Tra un anno? Tra 10 anni? Chissà), altrettanti se ne vedranno sul mercato dell’arte.