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La luce riflessa di Guglielmo Ciardi

Nelle due versioni de “Il Canale della Giudecca” del 1869 di Guglielmo Ciardi (Venezia 1842 – 1917) conservate alla Galleria d’Arte Moderna di Venezia e di Roma – sicuramente una delle vette della sua produzione artistica  – possiamo cogliere come la materia pittorica dell’artista veneziano diviene ariosa e leggera, la pennellata franta e vaporosa,  e le gamme argentee e chiare della laguna, un superbo esercizio di leggerezza luministica. Ciardi amava ripetere questo soggetto nelle diverse ore della giornata, con prospettive o scorci di volta in volta diversi, e questo tema per l’assiduità con il quale viene trattato dall’artista, diviene paradigmatico per capire l’evoluzione del suo percorso artistico, ma in generale della veduta veneziana nella seconda metà dell’Ottocento.
Nella versione che sarà in catalogo nell’asta genovese di Dipinti del XIX secolo del 15 marzo (lotto 299, stima 12.000 – 16.000 euro), la laguna – fra calibrato vedutismo e delicata pittura tonale a macchia – diviene l’espressione di un sentimento di immensità e di quiete assoluta, testimonianza di un intimo contatto con la natura che è un tutt’uno con la luce, diffusa, che pervade ogni cosa.