L’arredo come stratificazione del gusto

L’arredo come stratificazione del gusto

L’asta di Arredi Sculture e Oggetti d’Arte del 16-17 marzo presenta un catalogo ricco di oggetti di grande fattura e creatività che rappresentano le infinite sfaccettature dell’antiquariato italiano, legato alle radici culturali e storiche del territorio, ma nel contempo universale nella sua identità d’eccellenza, frutto di una tradizione artigianale plurisecolare che ha reso il gusto italiano un archetipo di equilibrio e bellezza.  Il successo costante del dipartimento è la prova tangibile di un costante gradimento da parte del collezionismo verso un segmento che offre sempre oggetti di qualità assoluta.

Grande protagonista del catalogo un tavolo disposto a scacchiera con un campionario di 160 formelle di diaspri e marmi di Sicilia, dell’ultimo quarto del Settecento (lotto 87, stima 20.000 – 30.000 euro), che rappresenta un perfetto esempio diciò che molti eruditi viaggiatori, in primis quelli delle grandi Corti europee, ambivano a collezionare per abbellire le loro Wunderkammer.

La moda del riutilizzo di antichi blocchi e frammenti di marmo, di svariata tipologia e provenienza, è fortemente legata al Grand Tour, dopo gli scavi di Ercolano e Pompei (dal 1748) sotto il regno di Carlo III di Borbone. Ma ciò che rende questa tavola ancor più rara è la tablette scorrevole celata sotto il piano, che riporta in maniera precisa e speculare, tutte le tipologie e le provenienze di ogni tassello marmoreo e cosi titolato: “Pietre molle e nobili esistenti nel Regno di Sicilia”.

Di grande fascino un candeliere da tavolo in legni vari senese della metà dell’Ottocento attribuibile all’intagliatore Antonio Rossi (1805 – 1880), come indica anche l’etichetta cartacea al di sotto della base, fermata da due timbri a cera lacca di proprietà (lotto 88, stima 1.500 – 2.000 euro).

Il Rossi fu figura di spicco nel panorama artistico della Siena di metà ‘800: molti dei suoi lavori furono ispirati anche dagli elaborati di due tra i più interessanti artisti e architetti attivi in Italia tra il XVIII e il XIX secolo, il suo conterraneo Agostino Fantastici (Montalcino, 1782 – Siena, 1845), attivo intorno ai primi anni ’30 del secolo per il recupero del teatro dei Rozzi dove il Rossi aveva bottega, e il geniale (veneto ma romano d’adozione) Giovanni Battista Piranesi (Mogliano Veneto, 1720 – Roma, 1778).

La fine dell’impero napoleonico con la Restaurazione porta in Europa ad un cambio di gusto, che vede nuovi motivi ispiratori affiancare quei temi neoclassici che avevano caratterizzato arredo e ornato negli ultimi sessant’anni: a partire dal recupero di repertori perlopiù cinquecenteschi, vero annuncio del cosiddetto revival storicista. Una evoluzione di cui questo raffinato candeliere da tavolo, databile alla metà del XIX secolo, costituisce un esempio emblematico.

Di estrema delicatezza un gruppo in marmo di Carrara raffigurante “Amore e Fedeltà” realizzato dallo scultore Odoardo Fantacchiotti (Roma, 1811 – Firenze, 1877), capostipite di una delle più importanti botteghe fiorentine di scultura, ed esponente di rilievo della monumentalistica nell’Italia ottocentesca (lotto 118, stima 10.000 – 15.000 euro).

Commissionata Sua Altezza Reale il Principe di Carignano l’opera esprime grazia e serenità, con l’amorino che riposa, delicatamente appoggiato al cane che veglia e quasi avvolge il corpo infantile, attento a che nessuno possa turbare il silenzio e la quiete della scena, l’opera è presente all’Esposizione di Firenze del 1861.

Per Clemente Cartoni, celebre modista romano degli anni Cinquanta e Sessanta, i cappelli erano opere d’arte mutevoli e soggettive, accessori per celarsi quando non vuoi essere svelato, e complementi quando cerchi di mostrare in modo sensualmente teatrale la tua unicità.

Erano inimitabili testimonianze di un design di straordinaria creatività, sintesi di una superba tradizione artigianale, forme visionarie che traducevano l’interesse di Cartoni per gli oggetti di antiquariato, straordinariamente fusi nelle sue creazioni per diventare accessori di haute-couture.

Erano, infine, sculture flessibili e in movimento, in grado di rendere unica e indimenticabile qualsiasi occasione formale: opere per questo a loro volta uniche, tanto che alcuni esemplari, tra i più iconici e originali, sono oggi conservati al Museo del Costume di Palazzo Pitti a Firenze.

Nato nella Città Eterna nel 1928, già giovanissimo entra a far parte del mondo della cultura, della moda e dell’arte, e negli anni ’50 fonda il suo atelier per la creazione di cappelli per donna, che lo renderanno uno degli stilisti più affermati degli anni della “Dolce Vita”.

Amico personale dei più importanti stilisti del suo tempo e delle star del cinema, unì la passione e originalità per la moda con quella per l’antiquariato, di cui fu grande e riconosciuto collezionista. D’altronde l’arte, in ogni sua manifestazione, gli era di continuo stimolo anche per la sua incessante ricerca professionale: e con l’arte Clemente Cartoni possedeva una consuetudine familiare e secolare.

Nel 1689 Antonio Cartoni è infatti console dell’Università degli Scultori e Scalpellini di Roma, mentre Pietro Cartoni, all’inizio dell’Ottocento, è uno dei più noti impresari teatrali romani, e l’11 febbraio 1817 firmerà con Gioacchino Rossini il contratto per l’opera buffa Cenerentola. Ed ancora il papalino Antonio Cartoni – figlio di Pietro – offre una Madonna col Bambino di Pietro Perugino al pontefice Pio IX.

La sua collezione, presentata in questo catalogo, è quindi il risultato di un’immensa passione unita ad una grande tradizione, una sorta di viaggio lungo una vita alla ricerca della bellezza.

Sono da segnalare una coppia di grandi fregi in legno scolpito, laccato e dorato a mecca, XVII-XVIII secolo con un putto e una voluta a ricciolo (lotto 357, stima 2.000 – 3.000 euro), una coppia di piccole cornici in legno intagliato e dorato del XVII secolo (lotto 296, stima 1.200 – 1.400 euro), e una coppia di fregi in marmo in forma di arma araldica del XVI-XVII secolo (lotto 466, stima 1.200 – 1.600 euro).

La sezione dedicata alle Ceramiche Europee presenta tre lotti appartenenti ad uno dei grandi (e celebri) servizi commissionati dalla corte di Napoli alla Manifattura Reale Ferdinandea. Decorato con le vedute dei più bei panorami napoletani (e di altre città del Regno) e detto “Farnesiano” per il fregio con medaglioni a cammeo e la scritta Museo Farnesiano, questo insieme si impone per la grande attenzione posta nella elaborazione delle forme e per la sostenuta qualità delle vedute.

Le fonti utilizzate sono varie, dal “Voyage Pittoresque” dell’abate di Saint Non, del 1781-1786, ai “Campi Phlegraei” di sir William Hamilton (1776), fino alle varie raccolte di incisioni diffusasi a partire dal 1750 e che illustravano una vasta scelta di vedute archeologiche o monumentali. Nel nostro caso i piatti sono decorati con una Veduta di Napoli ed il Vesuvio dal Ponte della Maddalena, ed una veduta delle porte di Bari, mentre il piatto coperto con la presa a pigna è impreziosito dai cammei e la scritta “Museo Farnesiano” (lotti 525 – 527, stima per ciascuno di 3.000 – 3.500 euro).

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