493
ORAZIO DE FERRARI
(Voltri, 1606 ; Genova, 1657)
Compianto dei progenitori sul corpo di Abele
Olio su tela, cm 150X202
Compianto dei progenitori sul corpo di Abele
Olio su tela, cm 150X202
ESTIMATE € 8.000 - 12.000
Provenienza:
Milano, Porro, 29 maggio 2014, lotto 35
Bibliografia:
A. Orlando, Barocco genovese da Villa Giulietta, Genova 2014, p. 36, fig. 2, p. 35
A. Orlando, Aggiunte al catalogo di Orazio De Ferrari, in La Favola di Latona di Orazio De Ferrari. Il ritorno di un capolavoro con aggiunte al catalogo del pittore, Genova 2016, p. 80, n. 5
Il dipinto, di misure imponenti e figure quanto il vero, è stato riconosciuto al pittore genovese da Anna Orlando e si pone a confronto con altre due redazioni raffiguranti il medesimo tema. Una, già appartenente alla collezione di Villa Faraggiana di Albissola, è oggi custodita nelle Civiche Raccolte di Novara (Cfr. Donati, 1997, p. 28, fig. 17; olio su tela, cm 139X197), la seconda apparteneva a una collezione privata (Cfr. Orlando, 2016, p. 80. n. 6; Donati 1997, fig. 18). Rispetto alle dette versioni, l'opera in esame spicca per l'efficace resa scenica, con i protagonisti che manifestano una migliore e sentita espressività, con un esito che rivela una raffinata interpretazione e 'messa in pratica' della lezione 'pittoricistica' di Anton Van Dyck, il cui soggiorno genovese si colloca tra il 1621 e il 1627 (Cfr. Boggero-Manzitti 1997, pp. 119-121). Di conseguenza, si deve giudicare l'opera quale raggiungimento finale di un processo creativo, in cui l'autore consegue una maturità di mestiere. Infatti, si evince il distacco dalle sue prime opere che mostravano la persistenza stilistica con il maestro Andrea Ansaldo e claudicanti interpretazioni del cromatismo rubensiano. A tal proposito, ricordiamo il Martirio di San Sebastiano realizzato nel 1630 per la chiesa dei Santi Nicolò ed Erasmo a Genova Voltri, criticabile per un difettoso equilibrio d'insieme e una insipiente narrazione, difficoltà che il pittore supera con cautela nella Lactatio di San Bernardo della vicina chiesa dedicata a Sant'Ambrogio, in cui si notano condizionamenti desunti dal Borzone e curiose attinenze espressive con Giovanni Battista Carlone, mentre rimane immutata la difficoltà di stemperare l'ordine compositivo e l'esaltazione caricaturale. Tale condotta si attenua durante la prima maturità, quando la risolutezza d'acquisire un linguaggio naturalistico, conduce il pittore a un energico e meditato gusto tenebroso. Questo passaggio si rivela ad esempio nel San Gerolamo e le trombe del Giudizio, con la luce che modella le muscolature e fa risaltare il volto d'ispirazione strozzesca. Per quanto riguarda il conseguimento di un sopraggiunto idioma tenebroso sono da ricordare il Martirio di San Biagio e il Martirio di Sant'Andrea che manifestano un fondamento ansaldiano ma in cui sopraggiunge una consapevole interpretazione del caravaggismo. In queste tele, alcuni passaggi mostrano un timido sfaldamento materico mutuato dal Borzone, mentre si riscontra una netta delineazione disegnativa dei corpi in primo piano. La critica più recente ha motivato questa evoluzione congetturando un soggiorno a Roma e a Napoli avvenuto nel corso degli anni Trenta, per via di quelle similitudini con Giuseppe Ribera, Agostino Beltrano e Battistello Caracciolo. I Cenacoli conservati rispettivamente a Nostra Signora del Monte e nella sacrestia di San Siro, databili al 1641, in cui si osserva una puntigliosa e compiaciuta caratterizzazione degli apostoli, possono di fatto suffragare questa ipotesi, ma si può altrimenti riflettere che a sollecitare il De Ferrari sia stato Gioacchino Assereto, che alla fine del quarto decennio corregge il proprio stile in chiave meridionale guardando alle opere di Matthias Stom. A ogni buon conto, nei medesimi anni l'artista riesamina il pittoricismo di Van Dyck e i testi migliori del naturalismo, conquistando una concreta maturazione.
Documentano questo passo in avanti le opere dedicate al tema dell’Ecce Homo, in cui si avverte una sintesi tra le istanze cromatiche neo venete d’ispirazione vandichiana, il perfezionarsi di complesse stesure e il naturalismo di Gioacchino; evoluzione che si delinea al meglio osservando la cattura di Sansone della Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno e il Sansone sbaraglia i Filistei della Bob Jones University, in cui la monumentalità e il dinamismo indicano una compiuta armonia scenica. Queste movimentate composizioni pongono di conseguenza il quesito su una possibile incidenza di Pietro da Cortona, incidenza che si limita comunque a una esteriorità costruttiva, non trovando riscontri dal punto di vista pittorico e formale, valutando le debite discrepanze che intercorrono tra il Ratto delle Sabine dei Musei Capitolini rispetto alla versione di collezione privata realizzata dal De Ferrari. Ciò premesso, si sottolinea ulteriormente l’importanza della tela qui presentata, che segna una avvenuta presa di coscienza delle capacità creative e pittoriche in chiave naturalistica, al passo con i migliori esempi dell’arte partenopea.
L’opera è corredata da scheda critica di Anna Orlando.
Bibliografia di riferimento:
F. R. pesenti, La pittura in Liguria. Il primo seicento, Genova 1986, pp. 433-488
P. Donati, Orazio De Ferrari, Sagep, Genova 1997, ad vocem
F. Boggero, C. Manzitti, L'eredità di Van Dyck a Genova in Van Dyck a Genova. Grande pittura e collezionismo, catalogo della mostra, a cura di S. J. Barnes, P. Boccardo, C. Di Fabio, L. Tagliaferro, Milano 1997, pp. 105-131
A. Gesino, Tracce di Matthias Stom nel collezionismo tra la Sicilia e Genova, in Caravaggio e i Genovesi, catalogo della Mostra a cura di A. Orlando, Genova 2019, pp. 182 – 195
A. Orlando, Il Barocco naturalistico di Orazio De Ferrari dopo Roma e Napoli?, in Caravaggio e i Genovesi. committenti, collezionisti e pittori, cat. della mostra, a cura di A. Orlando, Genova 2019, pp. 244-251
P. Donati, in Progetto Superbarocco. I protagonisti. Capolavori a Genova 1600-1750, Genova 2022, pp. 31-35; 104-111, n. 4-7
Milano, Porro, 29 maggio 2014, lotto 35
Bibliografia:
A. Orlando, Barocco genovese da Villa Giulietta, Genova 2014, p. 36, fig. 2, p. 35
A. Orlando, Aggiunte al catalogo di Orazio De Ferrari, in La Favola di Latona di Orazio De Ferrari. Il ritorno di un capolavoro con aggiunte al catalogo del pittore, Genova 2016, p. 80, n. 5
Il dipinto, di misure imponenti e figure quanto il vero, è stato riconosciuto al pittore genovese da Anna Orlando e si pone a confronto con altre due redazioni raffiguranti il medesimo tema. Una, già appartenente alla collezione di Villa Faraggiana di Albissola, è oggi custodita nelle Civiche Raccolte di Novara (Cfr. Donati, 1997, p. 28, fig. 17; olio su tela, cm 139X197), la seconda apparteneva a una collezione privata (Cfr. Orlando, 2016, p. 80. n. 6; Donati 1997, fig. 18). Rispetto alle dette versioni, l'opera in esame spicca per l'efficace resa scenica, con i protagonisti che manifestano una migliore e sentita espressività, con un esito che rivela una raffinata interpretazione e 'messa in pratica' della lezione 'pittoricistica' di Anton Van Dyck, il cui soggiorno genovese si colloca tra il 1621 e il 1627 (Cfr. Boggero-Manzitti 1997, pp. 119-121). Di conseguenza, si deve giudicare l'opera quale raggiungimento finale di un processo creativo, in cui l'autore consegue una maturità di mestiere. Infatti, si evince il distacco dalle sue prime opere che mostravano la persistenza stilistica con il maestro Andrea Ansaldo e claudicanti interpretazioni del cromatismo rubensiano. A tal proposito, ricordiamo il Martirio di San Sebastiano realizzato nel 1630 per la chiesa dei Santi Nicolò ed Erasmo a Genova Voltri, criticabile per un difettoso equilibrio d'insieme e una insipiente narrazione, difficoltà che il pittore supera con cautela nella Lactatio di San Bernardo della vicina chiesa dedicata a Sant'Ambrogio, in cui si notano condizionamenti desunti dal Borzone e curiose attinenze espressive con Giovanni Battista Carlone, mentre rimane immutata la difficoltà di stemperare l'ordine compositivo e l'esaltazione caricaturale. Tale condotta si attenua durante la prima maturità, quando la risolutezza d'acquisire un linguaggio naturalistico, conduce il pittore a un energico e meditato gusto tenebroso. Questo passaggio si rivela ad esempio nel San Gerolamo e le trombe del Giudizio, con la luce che modella le muscolature e fa risaltare il volto d'ispirazione strozzesca. Per quanto riguarda il conseguimento di un sopraggiunto idioma tenebroso sono da ricordare il Martirio di San Biagio e il Martirio di Sant'Andrea che manifestano un fondamento ansaldiano ma in cui sopraggiunge una consapevole interpretazione del caravaggismo. In queste tele, alcuni passaggi mostrano un timido sfaldamento materico mutuato dal Borzone, mentre si riscontra una netta delineazione disegnativa dei corpi in primo piano. La critica più recente ha motivato questa evoluzione congetturando un soggiorno a Roma e a Napoli avvenuto nel corso degli anni Trenta, per via di quelle similitudini con Giuseppe Ribera, Agostino Beltrano e Battistello Caracciolo. I Cenacoli conservati rispettivamente a Nostra Signora del Monte e nella sacrestia di San Siro, databili al 1641, in cui si osserva una puntigliosa e compiaciuta caratterizzazione degli apostoli, possono di fatto suffragare questa ipotesi, ma si può altrimenti riflettere che a sollecitare il De Ferrari sia stato Gioacchino Assereto, che alla fine del quarto decennio corregge il proprio stile in chiave meridionale guardando alle opere di Matthias Stom. A ogni buon conto, nei medesimi anni l'artista riesamina il pittoricismo di Van Dyck e i testi migliori del naturalismo, conquistando una concreta maturazione.
Documentano questo passo in avanti le opere dedicate al tema dell’Ecce Homo, in cui si avverte una sintesi tra le istanze cromatiche neo venete d’ispirazione vandichiana, il perfezionarsi di complesse stesure e il naturalismo di Gioacchino; evoluzione che si delinea al meglio osservando la cattura di Sansone della Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno e il Sansone sbaraglia i Filistei della Bob Jones University, in cui la monumentalità e il dinamismo indicano una compiuta armonia scenica. Queste movimentate composizioni pongono di conseguenza il quesito su una possibile incidenza di Pietro da Cortona, incidenza che si limita comunque a una esteriorità costruttiva, non trovando riscontri dal punto di vista pittorico e formale, valutando le debite discrepanze che intercorrono tra il Ratto delle Sabine dei Musei Capitolini rispetto alla versione di collezione privata realizzata dal De Ferrari. Ciò premesso, si sottolinea ulteriormente l’importanza della tela qui presentata, che segna una avvenuta presa di coscienza delle capacità creative e pittoriche in chiave naturalistica, al passo con i migliori esempi dell’arte partenopea.
L’opera è corredata da scheda critica di Anna Orlando.
Bibliografia di riferimento:
F. R. pesenti, La pittura in Liguria. Il primo seicento, Genova 1986, pp. 433-488
P. Donati, Orazio De Ferrari, Sagep, Genova 1997, ad vocem
F. Boggero, C. Manzitti, L'eredità di Van Dyck a Genova in Van Dyck a Genova. Grande pittura e collezionismo, catalogo della mostra, a cura di S. J. Barnes, P. Boccardo, C. Di Fabio, L. Tagliaferro, Milano 1997, pp. 105-131
A. Gesino, Tracce di Matthias Stom nel collezionismo tra la Sicilia e Genova, in Caravaggio e i Genovesi, catalogo della Mostra a cura di A. Orlando, Genova 2019, pp. 182 – 195
A. Orlando, Il Barocco naturalistico di Orazio De Ferrari dopo Roma e Napoli?, in Caravaggio e i Genovesi. committenti, collezionisti e pittori, cat. della mostra, a cura di A. Orlando, Genova 2019, pp. 244-251
P. Donati, in Progetto Superbarocco. I protagonisti. Capolavori a Genova 1600-1750, Genova 2022, pp. 31-35; 104-111, n. 4-7
LOTS
401
LORENZO DE CARO
LORENZO DE CARO
(Napoli, 1719 ; 1777)
Martirio di Santa Lucia
Olio su tela, cm 98X55,5
Martirio di Santa Lucia
Olio su tela, cm 98X55,5
ESTIMATE € 2.000 - 3.000
402
LEONARD BRAMER
LEONARD BRAMER
(Delft, 1596 ; 1674)
Mosè e il vitello d'oro
Olio su ardesia, cm 34,5X45
Mosè e il vitello d'oro
Olio su ardesia, cm 34,5X45
ESTIMATE € 2.000 - 3.000
403
STEFANO TORELLI (attr. a)
STEFANO TORELLI (attr. a)
(Bologna, 1712 ; San Pietroburgo, 1784)
Allegoria delle stagioni
Olio su tela, cm 42X33 (4)
Allegoria delle stagioni
Olio su tela, cm 42X33 (4)
ESTIMATE € 1.500 - 2.500
404
LAZZARO BALDI
LAZZARO BALDI
(Pistoia, 1624 circa ; Roma, 1703)
Presentazione al Tempio
Olio su tela, cm 96,5X71,5
Presentazione al Tempio
Olio su tela, cm 96,5X71,5
ESTIMATE € 1.500 - 2.500
405
PITTORE DEL XVII SECOLO
PITTORE DEL XVII SECOLO
Ritratto d'uomo con turbante
Olio su tavola, cm 9,2X9,2
Olio su tavola, cm 9,2X9,2
ESTIMATE € 500 - 800
407
DOMENICO MAGGIOTTO
DOMENICO MAGGIOTTO
(Venezia, 1712 ; 1794)
Ritratto di giovane ragazza in veste di baccante
Olio su tela, cm 48,5X38
Ritratto di giovane ragazza in veste di baccante
Olio su tela, cm 48,5X38
ESTIMATE € 1.000 - 2.000
408
FRANCESCO SIMONINI
FRANCESCO SIMONINI
(Parma, 1686 ; Firenze, 1766)
Scene di battaglia
Acquerello su carta applicata su cartone, cm 34X48,5 (4)
Scene di battaglia
Acquerello su carta applicata su cartone, cm 34X48,5 (4)
ESTIMATE € 2.000 - 3.000
409
PITTORE CARAVAGGESCO ATTIVO A ROMA NEL XVII SECOLO
PITTORE CARAVAGGESCO ATTIVO A ROMA NEL XVII SECOLO
Santa Dorotea
Olio su tela, cm 75,5X61
Olio su tela, cm 75,5X61
ESTIMATE € 500 - 800
410
ANDREA VACCARO (attr. a)
ANDREA VACCARO (attr. a)
(Napoli, 1604 ; 1670)
Sant'Agata
Olio su tela, cm 102X76
Sant'Agata
Olio su tela, cm 102X76
ESTIMATE € 1.000 - 2.000
411
GIUSEPPE BAZZANI
GIUSEPPE BAZZANI
(Mantova, 1690 ; 1769)
Annunciazione
Olio su tela, cm 154,5X116
Annunciazione
Olio su tela, cm 154,5X116
ESTIMATE € 15.000 - 25.000