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Telemaco Signorini. Una macchia di verità

Telemaco Signorini (Firenze, 1835 – 1901), tra i più importanti artisti del gruppo dei Macchiaioli,  frequenta dal 1854 la Scuola Libera del Nudo all’Accademia di Belle Arti. Dal 1855 è spesso al Caffè Michelangiolo, luogo di ritrovo degli artisti e di rinnovamento dei linguaggi dell’arte in opposizione alla forma accademica ufficiale. Nello stesso anno apre lo studio in via della Pergola, avendo come vicini Vincenzo Cabianca e Vito D’Ancona.
Di estrema importanza si rivela il suo viaggio a Parigi nel 1861, durante il quale conosce Camille Corot e la produzione artistica della Scuola di Barbizon,  il cui intento è quello di rappresentare la natura dal vero, attraverso l’utilizzo della pittura di macchia resa con ampie campiture piatte, e la cui influenza sarà dal pittore applicata a diversi tematiche: il paesaggio e soggetti di denuncia sociale.
Animatore dalla vita culturale ed artistica della Firenze della seconda metà del secolo, dalla metà dell’ottavo decennio il successo a livello internazionale lo porta a viaggiare spesso a Londra e in Scozia e Parigi, dove nel 1878 espone all’Esposizione Universale una veduta del Ponte Vecchio innovativa per l’inquadratura ardita e la vivacità della pennellata.
Nel piccolo dipinto in esame raffigura una silenziosa “Stradina a Pietramala”, località dell’Appennino tosco-emiliano (lotto 317, stima 12.000 – 16.000 euro) che sarà esitato nell’asta di Dipinti del XIX secolo del 15 marzo 2022, due bambine la percorrono tenendosi per mano, cercando di ripararsi dai caldi raggi del sole, rese con brevi e ariosi tratti a macchia che rende tangibile la sua volontà di essere pittore di paesaggio libero da implicazioni didascaliche e originale nella sua ricerca artistica.