TER BRUGGHEN.
DALL’OLANDA ALL’ITALIA SULLE ORME DI CARAVAGGIO
La mostra approfondisce e focalizza il progetto sugli anni del viaggio in Italia del giovane Hendrick Terbrugghen, che si ipotizza sia vissuto a Roma tra il 1607-1608 circa e il 1614, anno in cui le fonti lo documentano a Milano, probabilmente sulla via del ritorno a Utrecht. Una breve stagione italiana che parte dalla lezione naturalistica di Caravaggio, ma importante per la sua formazione, eppure poco conosciuta e diversamente interpretata dalla storiografia; solo recentemente studi mirati hanno portato alla luce nuovi elementi di analisi e di riflessione, esposti dai curatori in questo progetto espositivo. Fondamentale per collocare l’opera italiana dell’artista olandese è stato il riconoscimento alcuni anni fa della “Negazione di Pietro” in collezione Spier a Londra come opera del pittore eseguita in Italia, la prima ad essere assegnata con certezza a questo periodo, e identificata tra i dipinti nell’inventario post mortem della raccolta del marchese Vincenzo Giustiniani, grandissimo ammiratore del Merisi, di cui annoverava diversi capolavori, come di quei pittori che per primi avevano interpretato il naturalismo caravaggesco, tra cui Ribera e gli olandesi di stanza a Roma: Ter Brugghen, ma anche Baburen e Honthorst, originari anch’essi di Utrecht.
L’esposizione riunisce per la prima volta undici opere riferite alla prima fase dell’artista, quella del suo soggiorno in Italia, nell’intento di sottolineare come, pur assilimilato il naturalismo caravaggesco, Ter Brugghen sia stato capace di sviluppare un linguaggio originale e autonomo; questo nucleo di opere si confronta con la produzione ben più nota dell’artista olandese, successiva al suo ritorno in patria, tra la fine del 1614 e la morte nel 1629, in cui il pittore di Utrecht evolve sensibilmente il suo stile.
Fanno parte del percorso espositivo dipinti tra gli altri di Ribera e Honthorst, vicini a Ter Brugghen in quegl’anni romani e tra i protagonisti del naturalismo generato dalla grande rivoluzione di Caravaggio; Giulio Cesare Procaccini, probabilmente conosciuto a Milano, di cui in mostra si ipotezza una collaborazione inedita con il pittore olandese; Giovanni Serodine, erede della stagione del Merisi – importante nella ricostruzione dell’opera italiana di Ter Brugghen la recente attribuzione del “Santo scrivente” conservato nelle Gallerie Estensi di Modena, già ascritto da Longhi al pittore ticinese.