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L’umanità perduta di Georges De La Tour

Palazzo Reale Milano

Il tempo e lo spazio per Georges de La Tour è sospeso tra luce e ombra, che si sostanzia nei volti scavati dalla vita, e da assorte e silenti figure illuminate da una candela, simbolo di una pacificata trascendenza cristiana. Della lezione caravaggesca l’artista lorenese non coglie l’inquietudine senza redenzione del Merisi, ma condivide il senso drammatico, teatrale, della composizione e lo studio accurato della luce.
L’umanità di La Tour non è convenzionale e spesso perduta: i suoi modelli sono angeli presi dal popolo, santi senza aureola presi dalla strada, come i mendicanti, persone di basso rango piuttosto che armoniose figure per soggetti sacri o mitologici.
Il corpus delle sue opere è molto ristretto, e comprende quadri di piccolo o medio formato, intimi, privi di sfondo paesaggistico, notturni e nella sua ultima fase creativa quasi dei monocromi dall’impianto geometrico semplificato ancor oggi modernissimo.
Nella mostra “Georges de La Tour: l’Europa della luce”, a Palazzo Reale di Milano fino al 27 settembre 2020 promossa e prodotta dal Comune di Milano Cultura, Palazzo Reale e MondoMostre Skira, è curata da Francesca Cappelletti e Thomas Clement Salomon, sono esposte quindici opere del maestro francese delle quaranta a lui attribuite, tra le quali l’emozionante Maddalena penitente della National Gallery di Washington, dove la bellezza sommessa della donna che si specchia con la mano appoggiata sul teschio e illuminata da una flebile fiamma di candela, è una struggente testimonianza della natura effimera e caduca della vita.