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I castelli delle meraviglie

di Luca Melegati

Il prossimo catalogo di arredi ed oggetti d’arte presenta anche un nucleo di ceramiche europee: tra queste un interessante vaso di Castelli decorato a figure in un paesaggio continuo e da un decoro di mascheroni e putti, databile al terzo quarto del Settecento. Si tratta di un’opera attribuibile alla bottega castellana dei Cappelletti, dinastia di pittori legati ai Grue e che ebbe fra i suoi maggiori esponenti, nel corso del XVIII secolo, Nicola e soprattutto il fratello Candeloro. È un classico esempio di quel gusto per la decorazione che si impone nelle fornaci della città abruzzese a partire dalla metà del Seicento: fino a quel momento i ceramisti di Castelli si erano limitati ad inserirsi in una vasta produzione colorata o in bianco non lontana da altri centri di produzione, prima fra tutti, Faenza. Ma intorno agli anni Sessanta del secolo le botteghe della città si volgono al recupero del gusto istoriato che già era stato la gloria della maiolica italiana fra Rinascimento e Manierismo. Nascono così i grandi, ed i piccoli, piatti decorati con scene tratte sovente da incisioni di celebri maestri quali i Carracci ed arricchiti da bordi dove volute, putti e cherubini si affiancano ad armi araldiche in un gioco cromatico di grande impatto decorativo. Ancora più noti, forse, i grandi pezzi di forma, soprattutto vasi con coperchio, le cui vaste superfici danno agio agli abili pittori castellani per creare paesaggi animati, o dove le grandi figure costituiscono il centro focale della composizione. Molte le dinastie di pittori su ceramica destinate ad animare questa produzione: certamente fra tutti i più noti sono i Grue, a partire dalla prima e forse più nota personalità della famiglia, Francesco. Una famiglia, la sua, tanto ramificata da potersi legare a diverse altre stirpi di pittori castellani (per esempio i Pompei): e tra questi, anche i nostri Cappelletti che, nell’arco di tre secoli, continueranno la tradizione pittorica dell’istoriato.