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Giuseppe Valadier. Le argentee memorie della classicità

di Tommaso Teardo

Giuseppe Valadier (Roma 1762 – 1839) è figura complessa nel panorama romano della seconda parte del XVIII secolo. Figlio del maestro argentiere Luigi – figure tra le più importanti dell’arte decorativa europea del Settecento per il suo stile che fonde con superba e sensuale eleganza l’esuberanza barocca al rigore neoclassico – e Caterina Della Valle, è talento precocissimo, che già tredicenne vince la medaglia d’oro del concorso Clementino dell’Accademia di San Luca. Dopo il suo apprendistato nella bottega orafa paterna – che dopo il drammatico suicidio del 1785 – porterà avanti fino al 1827, amplia i suoi interessi verso l’architettura diventando una figura eminente della sua epoca, con incarichi prestigiosi come quello di architetto dei Sacri Palazzi del 1781 per papa Pio VI, e di architetto camerale del 1786, oltre che apprezzato insegnante dell’Accademia di San Luca dal 1821 al 1837. A lui si deve inoltre la forma definitiva di Piazza del Popolo, che nel suo progetto assunse l’attuale forma ellittica, decorata con numerose fontane e statue, che si protende verso la terrazza del Pincio e verso il fiume Tevere. 

Durante questo periodo Giuseppe, pur continuando la sua attività di architetto sarà sempre presente nella direzione della bottega e, secondo le cronache dell’epoca, in essa troveranno impiego argentieri, bronzisti, gioiellieri e incisori.
Nella prossima asta di Argenti saranno presenti quattro saliere in argento parzialmente dorate realizzate da Giuseppe Valadier nel 1791, che recano l’arma araldica dei Chigi delle Rovere, e provenienti dalla collezione Bulgari di Roma. In origine erano otto e si presentano a corpo foggiato come una vasca all’antica, scanalate e poggianti su quattro piedini ferini, con festone retto da quattro leoni; i bordi hanno una fascia a onde ricorrenti, le anime interne sono bipartite da un setto da cui si innalzano aquile dalle ali spiegate, poggianti su una sfera, che fungono da impugnatura. Un summa del suo stile raffinato che rivisita con fantasia eclettica ed erudita la memoria di una perduta classicità.