Giovanni Domenico Campiglia (Lucca 1692 – Roma 1775) fu un disegnatore straordinario e prese parte alle maggiori imprese editoriali del Settecento a Firenze e Roma. La sua attività contemplava altresì l’antiquaria e lo sappiamo frequentatore assiduo dei circoli culturali della Città Eterna, a contatto con i viaggiatori del Grand Tour provenienti da tutta Europa. Del suo talento si accorse precocemente lo storico dell’arte Luigi Lanzi che lo cita nella sua monumentale Storia pittorica dell’Italia (Bassano 1795-1796, 3 voll., I, p. 267).
Formatosi prima a Firenze alla scuola del pittore Tommaso Redi e nel disegno architettonico presso Lorenzo del Moro, e poi a Bologna con Gian Gioseffo de Sole, dal quale dovette apprendere le forme aggraziate e levigate di ascendenza reniana, è documentato a Roma dal 1716 – anno in cui vinse il primo premio di pittura nei concorsi dell’Accademia di San Luca – dove fu da subito riconosciuto tra i migliori interpreti grafici di antichità e opere rinascimentali: egli copiava soprattutto statue antiche e bassorilievi, gemme e reperti archeologici di collezioni pubbliche e private, ed eseguiva ritratti di pontefici e cardinali.
A Firenze conobbe Giovanni Bottari, direttore della Stamperia granducale nonché erudito e consigliere del cardinal Neri Corsini, zio del pontefice Clemente XII, che per sua esperienza e grande abilità lo nominò nel 1738 Soprintendente della Calcografia Camerale, con il compito di eseguire i disegni occorrenti per stampe ufficiali – come nel caso della collezione di monete antiche del cardinale Albani, acquistata dal pontefice per il Museo Capitolino – rendere conto della vendita delle incisioni, e insegnare la sua arte a un gruppo di giovani stampatori.
Tra il 1741 e il 1755 eseguì tutti i disegni delle statue del Museo Capitolino, raccolti in tre volumi che si distinguono, nella loro colossale completezza, per una superba nitidezza di segno e una purezza già pienamente neoclassica.
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