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Dipinti del sec XIX: vedute e ritratti tra restaurazione e Belle Époque

La Veduta di piazza del Duomo in Milano rappresenta per Giovanni Migliara l’opera che meglio descrive la sua maniera, che unisce sensibilità ottica e atmosferica della luce, a un’attenzione illustrativa e pittoresca nel raccontare la vita che abita la grande piazza.

Presentata per la prima volta all’Esposizione di Brera del 1812 insieme ad altre tre vedute urbane milanesi (Porta Nuova, Atrio di S. Ambrogio, Piazza delle Erbe) nel corso della sua carriera Migliara replica quella che è considerata la sua opera più rappresentativa. I temi derivati dalla pittura veneziana del Settecento, unitamente a paesaggi e scorci tratti dal vero del territorio milanese e lombardo costituiranno due filoni costanti nella sua produzione. Da maestri come Canaletto e Bellotto Migliara adottò l’uso della camera oscura, nota già all’epoca per le repliche dei dipinti prospettici.

In questa versione, la facciata del Duomo è incorniciata dal Coperto dei Figini in primo piano, e dall’isolato del Rebecchino con Palazzo Reale sullo sfondo, sicuramente una delle immagini più emblematiche della piazza del Duomo di Milano, prima delle demolizioni e dei rifacimenti della seconda metà del secolo.

La stessa attenzione Migliara la dedica in un’intensa tela posseduta dal Dott. Felice Bianchi di Milano che raffigura il Porticato della Basilica di Sant’Ambrogio che come la Veduta del Duomo emerge per un originale taglio prospettico e una vivida sensibilità coloristica. In questo quadro tutto è aurea chiarità solare diffusa, e il verde fresco dell’erba del cortile e il rosso acceso dell’addobbo della porta centrale della chiesa vi spiccano come note coloristiche nel Migliara insolitamente vivaci.

Giovanni Boldini (Ferrara 1845 – 1931) Ritratto di Josefina Errázuriz Alvear, 1915 Olio su tela, cm 80 x 60 Stima € 40.000 – 60.000

Giovanni Boldini (Ferrara 1845 – 1931) Ritratto di Josefina Errázuriz Alvear, 1915 Olio su tela, cm 80 x 60
Stima € 40.000 – 60.000

Protagonista della Belle Époque, Giovanni Boldini, è lo sfolgorante interprete di una stagione impareggiabile, dove il progresso e il benessere delle classi più agiate dette modo ad artisti mondani, eclettici ed estrosi come lui di rappresentare nella maniera più smagliante un gusto tanto raffinato quanto effimero, che si interruppe tragicamente con lo scoppio della Grande Guerra nel 1914.  Un esempio di questa soave grazia la troviamo nel Ritratto di Josefina Alvear del 1915, dove il maestro ferrarese con poche e saettanti pennellate ferma con superbo talento il carattere dell’effigiata.