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CINA. Prove di Ripresa

ARTE & FINANZA di Alessandro Secciani* e Pinuccia Parini

Il punto chiave è la Cina. Per capire che cosa succederà una volta che sarà passato il coronavirus e quanti saranno i danni permanenti alle economie del pianeta, oggi è indispensabile sapere come sta reagendo il gigante asiatico e se sta anticipando la ripresa anche nel mondo più sviluppato. Ma non solo: la Repubblica Popolare resta il grande polmone per i consumi, soprattutto quelli di fascia alta, e, se le grandi boutique di lusso riprenderanno presto a vendere come se niente fosse stato, le economie occidentali ne trarranno grandi vantaggi. Anche il mercato dell’arte nel paese è colossale: Londra, New York, Pechino e Hong Kong concentrano l’82% del valore del mercato dell’arte mondiale e tra le prime 10 case d’asta del mondo ben quattro sono cinesi. In pratica, se arrivano buoni segnali dal Dragone, si può pensare che anche le vendite all’incanto di grandi opere possano tornare a respirare e a girare a pieno ritmo.
Ovviamente è ancora abbastanza presto per ricavare risposte chiare, ma i primi dati sulla ripresa generale cinese sono decisamente incoraggianti: soprattutto largamente migliori delle attese. L’89% dei lavori nei grandi progetti infrastrutturali ha ripreso l’attività e l’indicatore anticipatore delle attività manifatturiere del mese di marzo è rimbalzato a 52 dai minimi storici di 35,7 segnati a gennaio-febbraio per il blocco anti Covid 19, battendo le attese degli analisti che prevedevano 45. Anche il Pmi non manifatturiero è rimbalzato a 52,3, dai minimi di 29,6 di gennaio-febbraio.  Certo, il dato del Pil del primo trimestre ha segnato la prima contrazione dell’economia dopo decenni e dopo essere cresciuta, negli ultimi 20 anni, a una media del 9% annuo (negli ultimi cinque anni intorno al 6%), però con previsioni di incremento annuale del Pil dell’1-2% il colosso asiatico sarà probabilmente l’unica grande economia ad avere una crescita positiva nel 2020, anche se nel primo trimestre il Pil cinese è sceso del 6,8%, un risultato comunque inferiore alle aspettative degli analisti. A marzo le vendite al dettaglio di beni di consumo risultavano in discesa del 16%, ma la produzione industriale ha recuperato fino a limitare l’arretramento all’1,1%. La disoccupazione ha toccato il 5,9% a marzo, leggermente migliore del massimo storico di febbraio del 6,2%.
I dati economici sono ancora molto deboli rispetto a quelli pre-pandemia, ma ci sono segnali incoraggianti. Se si guarda, ad esempio, al mercato delle autovetture, nei primi tre mesi dell’anno, le vendite sono diminuite del 42% su base annua, ma mostravano segnali di ripresa nella prima settimana di aprile. A Wuhan, l’epicentro del Coronavirus, le concessionarie d’auto hanno registrato un aumento della domanda, repressa nei due mesi precedenti, che li ha colti di sorpresa, con vendite che sono tornate ai livelli di prima del lockdown. Bmw AG ha dichiarato che il 6 aprile ha notato un’inversione di tendenza della domanda di marzo «indicando una ripresa sostenibile»
Anche il mercato residenziale offre qualche spunto incoraggiante. Secondo i dati del National Bureau of Statistics, in marzo, i prezzi delle nuove case (escluse le abitazioni sovvenzionate dallo stato) sono aumentati, in 70 città principali, dello 0,13%. In pratica una ripartenza che appare molto incoraggiante, al punto che l’11 aprile Hermès ha riaperto i battenti dei flagship store nel complesso di Taikoo Hui a Guangzhou e, in un solo giorno, si dice che abbia venduto prodotti per circa 2,4 milioni di euro.
A questo punto che cosa aspettarsi per il futuro? Certamente il recupero dimostrato dalla Cina, che è stato anche il primo paese a entrare nella crisi Covid, è incoraggiante: sia perché si riapre un mercato fondamentale per l’intera economia del lusso e dell’arte, sia perché si spera che il percorso per gli altri paesi che sono ancora dentro il tunnel possa essere altrettanto veloce. Sul lungo periodo, però, il percorso è decisamente più accidentato: lo scontro con gli Stati Uniti è ancora in pieno corso e non è destinato a perdere virulenza nemmeno se Donald Trump non venisse rieletto: su questo punto alcune delibere del Senato e del Congresso sono state prese quasi all’unanimità e i democratici appoggiano in pieno l’inquilino della Casa Bianca. Inoltre la Cina esce dal coronavirus con un prestigio nettamente superiore a quando c’è entrata (o forse l’occidente si è dimostrato più fragile del previsto) e sul piano politico è probabile che l’aggressività dei governanti di Pechino sia destinata ad aumentare velocemente.
In pratica, buone notizie nell’immediato dalla Cina. Cattive notizie sul lungo termine dalla Cina.