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BREXIT tra vantaggi e incertezze

LA LEGGE DELL’ARTE
by Giuseppe Calabi
Partner – CBM&Partners

L’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea ha generato un animato dibattito, tutt’oggi in corso, quanto alle conseguenze che il mercato dell’arte inglese ed internazionale potranno subire. Al momento, è difficile prevederle con esattezza: molto dipenderà infatti dall’esito dei negoziati della fase di transizione, con cui si andranno a delineare i nuovi contenuti delle norme e delle regole che disciplinano il sistema arte.
Un dato di partenza certo è il fatto che nel 2019, dopo due anni di decisa crescita, lo share del Regno Unito nel mercato globale in termini di valore è sceso del 9% a 12,7 miliardi di dollari, pari al 20% del totale mondiale (The Art Basel and UBS Global Art Market Report 2020), collocandosi al secondo posto dopo gli Stati Uniti e prima della Cina.
La circostanza è senz’altro riconducibile alla turbolenza del paese in vista dell’effettiva uscita dall’Unione Europea, esito di trattative lungamente protratte ed incerte. Di qui è facile intuire come Brexit abbia finora creato incertezze per gli acquirenti e i venditori di opere d’arte sul mercato inglese.
Se, da una parte, l’effettiva uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, avvenuta il 31 gennaio 2020, è andata in qualche modo ad alleviare le tensioni quanto a una Brexit senza accordo, restano grandi punti interrogativi sull’esito della fase di transizione in corso, destinata a protrarsi almeno fino a gennaio 2021.
Nel frattempo, non molto è cambiato in maniera decisiva per il mercato dell’arte e ci è possibile soltanto formulare ipotesi sulle future opportunità e sfide che lo scenario post-Brexit potrà porre, tenuto conto dell’importanza e della solidità della piazza inglese. La prima e più immediata conseguenza sarà la drastica riduzione delle dimensioni del mercato dell’arte comunitario: senza il Regno Unito, il mercato UE nel 2019 avrebbe rappresentato soltanto il 12% delle vendite globali in termini di valore, contro l’effettivo 32% registrato.
Partendo da questi dati, i giuristi sono in grado di immaginare numerosi possibili scenari di cambiamento della normativa inglese, che si ritroverà del tutto svincolata da regolamenti e direttive comunitarie. In particolare, si potranno riscontrare conseguenze sul piano di importazioni, esportazioni, tassazione e fiscalità di opere d’arte.
Importazioni in Regno Unito
Ad oggi, l’importazione di opere d’arte dall’Italia nel Regno Unito per opere di autore non più vivente e di età superiore ai 70 anni è subordinata al rilascio di un attestato di libera circolazione, valido per la circolazione intra-comunitaria di beni artistici per un massimo di cinque anni, da parte degli Uffici Esportazione competenti.
Dopo l’effettiva implementazione di Brexit, il Regno Unito diventerà a tutti gli effetti uno Stato terzo. Pertanto, l’importazione di opere di autore non più vivente di età superiore ai 50 anni e di valore superiore a 150.000 euro da un paese UE nel Regno Unito sarà subordinata al rilascio, da parte delle autorità competenti degli Stati membri di uscita, di una licenza di esportazione extra UE, valida per al massimo un anno, ai sensi del Regolamento CE n. 116/2009. In Italia la licenza di esportazione comunitaria dovrà essere accompagnata da un attestato di libera circolazione, per le opere di autore non più vivente di età superiore a 70 anni e da una autocertificazione per le opere di età compresa tra 50 e 70 anni.
Oltre a ciò, il diritto britannico si troverà esente dall’applicazione del recente regolamento (UE) 2019/880 relativo all’introduzione e all’importazione di beni culturali, approvato con lo scopo di contrastare il traffico illecito di arte e antichità. Questo prevede l’istituzione di un sistema elettronico centralizzato a livello europeo entro giugno 2025, facendo contestualmente obbligo agli Stati membri di dotarsi di un sistema di sanzioni efficace contro il contrabbando di opere.
Le importazioni di opere d’arte in Regno Unito potrebbero inoltre essere influenzate da nuove regole in materia fiscale. Le importazioni di beni da uno Stato membro UE in un altro non sono soggette a tassazione conformemente al principio della libera circolazione delle merci.
L’importo dell’IVA sulle importazioni in Regno Unito da Paesi terzi è attualmente del 5 percento. Questa tassazione particolarmente vantaggiosa – si pensi che in Italia l’IVA corrisponde al 10 percento del valore dell’opera importata – ha contribuito a rendere il mercato britannico il punto di riferimento per la spedizione di opere d’arte destinate alla piazza europea, in cui una volta arrivate si trovano libere di transitare senza ulteriori aggravi fiscali.
A seguito di Brexit, il Regno Unito non sarà più vincolato dalle direttive UE in materia fiscale e si troverebbe a poter decidere di ridurre ulteriormente, o addirittura annullare (come era il caso prima del 1995) la tassazione sulle opere importate, facendo così concorrenza ai suoi principali rivali, il mercato statunitense (in cui l’arte importata non è soggetta ad IVA) e quello cinese, in cui l’IVA sulle importazioni di opere d’arte è del 3 percento.
Da una parte, è vero che l’allentamento delle norme e delle imposte relative all’importazione di oggetti d’arte potrebbe rilevarsi estremamente vantaggioso per consolidare Londra come piazza competitiva del mercato dell’arte globale. In ogni caso, va altresì sottolineato che molto dipenderà dalle eventuali contromisure che gli Stati membri potrebbero prendere per rendere il mercato comunitario più attrattivo.
La Francia, ad esempio, ha adottato un regime ridotto di IVA al 5,5% per l’importazione di opere d’arte, il che ha incentivato importanti art dealers ad inaugurare antenne delle proprie gallerie oltremanica. Ad esempio, il gallerista tedesco David Zwirner, proprietario dell’omonima galleria londinese, ha aperto un nuovo spazio a Parigi, dichiarando all’Art Newspaper che “Brexit ha cambiato il gioco”, ragione per cui si è deciso a creare un hub all’interno dell’Unione Europea.
Esportazioni dal Regno Unito
Come anticipato, allo scadere del periodo di transizione il Regno Unito uscirà dall’unione doganale e dal mercato unico europeo. Di conseguenza, oltre all’attuale sistema di export licensing attualmente adottato in Regno Unito, sotto l’egida dell’Arts Council England sarà necessario sottoporre tutta la ulteriore documentazione richiesta dalle normative di ciascuno Stato membro in materia di importazione, ovvero ottenere una pre-autorizzazione laddove richiesto, e versare i relativi dazi di importazione.
Attualmente, ai fini dell’esportazione intra-UE, viene rilasciata una Open General Export Licence (OGEL) per dipinti di età superiore ai 50 anni e di valore inferiore a 180.000 sterline, salvo il caso in cui si tratti di dipinti ad olio o tempera raffiguranti personaggi storici britannici, nel qual caso la soglia di valore è fissata a 10.000 sterline. L’OGEL consente l’esportazione definitiva verso qualsiasi destinazione senza il bisogno di effettuare una richiesta specifica.
Al di sopra di tali soglie, è invece richiesta una Individual Export Licence, rilasciata a discrezione dello stesso Arts Council.
Senza dubbio, la regolamentazione britannica in materia di esportazione è molto più flessibile. Essa si fonda sul principio “permitted unless prohibited”, l’esatto opposto dell’approccio del legislatore italiano, che ha adottato una normativa stringente in materia di beni culturali volta a conservare quanto più possibile all’interno dei confini nazionali.
È quindi possibile che, in uno scenario post-Brexit, si riveli più complicato far transitare opere d’arte fra Regno Unito e Unione Europea piuttosto che fra Regno Unito e resto del mondo, circostanza che non dovrebbe rivelarsi sconvolgente tenendo conto del fatto che, per il Regno Unito, gli scambi commerciali di arte con Paesi terzi rappresenta fra l’80 e l’85 percento del totale in termini di valore.
Diritto di seguito
Va inoltre evidenziato che il Regno Unito è soggetto alla disciplina comunitaria in materia di diritto di seguito (c.d. “artist’s resale right” o ARR), applicata in tutti gli Stati membri in attuazione della Direttiva (CE) 2001/84 e in vigore in Regno Unito dal 2006.
Si tratta di una royalty spettante – salvo alcune eccezioni – all’artista (o agli eredi di quest’ultimo) su qualsiasi vendita successiva alla prima di una sua opera, fino al settantesimo anno successivo alla sua morte.
Tenendo conto che i Paesi leader del mercato dell’arte mondiale, fra cui Stati Uniti, Cina e Svizzera, non riconoscono il diritto di seguito né all’artista né agli eredi di quest’ultimo, in uno scenario post-Brexit il Regno Unito potrebbe prendere l’impopolare decisione di rimuoverlo, a tutto danno degli artisti ma con l’intenzione di intensificare il traffico commerciale in territorio nazionale. Tuttavia, ad oggi, il governo britannico ha dichiarato che gli artisti e i loro eredi continueranno a percepire le royalties derivanti dal pagamento del diritto di seguito anche a dopo l’uscita del paese dall’Unione Europea.
Vantaggi fiscali
Infine, in uno scenario post-Brexit, il Regno Unito potrebbe puntare ad incentivare i vantaggi fiscali già esistenti legati all’arte. Ad esempio, il Cultural Gifts Scheme dell’Arts Council consente ad alcuni contribuenti del Regno Unito, all’esito di un processo di selezione, di donare opere a beneficio del pubblico godimento in cambio di uno sgravo fiscale proporzionale al valore di quanto donato.
L’incertezza che circonda l’esito di Brexit è ancora forte, motivo per cui fare previsioni accurate sull’andamento del mercato dell’arte britannico negli anni seguenti è impossibile.
Tutto dipenderà dalla legislazione nazionale che il Regno Unito implementerà e dagli accordi commerciali relativi allo Spazio economico europeo. In altre parole, l’impatto di questo fenomeno sarà determinato in larga parte dalle occasioni che il legislatore britannico riuscirà a cogliere per trasformare il proprio paese in una realtà attrattiva per venditori e acquirenti d’arte, sfruttando la possibilità di discostarsi, in tutto o in parte, degli standard comuni imposti dalla normativa comunitaria.
Resta fermo che l’Unione Europea, impegnata da anni nella lotta contro il traffico illecito di antichità ed opere d’arte, sarà determinata in primis a garantire che il Regno Unito mantenga una forma di adeguamento con le politiche comunitarie, anche attraverso forme di collaborazione fra autorità amministrative.
In ogni caso, Brexit potrebbe essere un’opportunità anche per l’Italia di rivedere le proprie regole sulla importazione ed esportazione di opere d’arte. In concreto, si consentirebbe l’evoluzione di un mercato italiano consapevole delle esigenze del patrimonio nazionale ma quantomai bisognoso di dinamicità e di apertura al mondo intero.