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Il gemito e l’anima

PREVIEW/ Dipinti del XIX secolo 3 dicembre 2019

“Io non so centomila lire quante siano né m’importa saperlo. Io non conosco il denaro, ma gli eroi: a me basta una pipa di tabacco e della creta. Il resto è zero”. L’arte di Vincenzo Gemito è fatta di eroi silenziosi che sfuggono alla sofferenza con il sorriso dell’anima che li pone oltre la loro dimensione sociale, spesso di abissale povertà. Un bambino che ride, una zingara spettinata, un anziano filosofo, la donna che amava, un giovane pescatore che stringe al petto il prodotto della sua pesca. Era Napoli, il teatro del mondo, luogo da cui partire per poi tornare, perché il solo quei paesaggi gli ricordavano la miserie da dove era partito per raggiungere uno straordinario successo. Come tutti i bambini poveri di Napoli, Gemito era un ragazzo di strada insieme al suo amico ‘Totonno’ Antonio Mancini, che divenne come lui un famoso artista, all’età di dieci anni, impararono i rudimenti della pittura e della scultura. Entrambi furono affascinati dalle sale del Museo Nazionale di Napoli, dove scoprirono i bronzi di Pompei e la statuaria antica, ma guardando anche ai bambini che pescano nel porto e gli artigiani che realizzavano statuette per presepi nella Via San Gregorio Armeno. La sua scultura è la mirabile sintesi di queste influenze, classica e naturale, raffinata nella modellazione plastica e realisticamente duttile nel cogliere i moti dell’anima. Una cifra che rimarrà inalterata in tutta la sua vicenda artistica, attraversata da una sensuale e affettuosa morbidezza che cela con mirabile equilibrio i lancinanti travagli della mente che lo porteranno alla follia.

Il modello in cera del celeberrimo Ritratto di ragazzo, preparatorio alla versione in terracotta conservata al Museo e Certosa di San Martino di Napoli – adesso esposta al Petit Palais di Parigi per la prima antologica dell’artista in Francia che ne celebra la grandezza – sarà esitato nella prossima asta del XIX secolo, dove si coglie appieno la felicità espressiva del suo genio artistico, che raggiuge con la grazia dei semplici l’essenza delle cose.