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Pietro Fabris: la natura del sentimento

Nel corso del XVIII secolo la moda del Grand Tour esortò gli artisti a raffigurare le principali città, le antiche vestigia, i monumenti e i luoghi pittoreschi dell’italica penisola; delle vere e proprie ‘cartoline’ dipinte dei paesaggi che deliziavano gli eruditi gusti dei forestieri di tutta Europa, e diffondevano a livello planetario la fama dell’Italia come la culla dell’arte, della cultura e del saper vivere. Nell’Italia meridionale della seconda metà del Settecento, questo genere pittorico d’esportazione vede nei viaggiatori e nella casa reale borbonica i principali committenti, con l’obiettivo di celebrare la prosperità e la bellezza del territorio, le recenti scoperte archeologiche e le peculiarità naturali, con uno spirito scientifico prettamente illuminista. La veduta del Golfo di Pozzuoli visto da sopra Bagnoli, con l’isola di Nisida a sinistra, Baia, Bàcoli a destra sul mare, il Capo Miseno e dietro il Monte di Procida in fondo del napoletano Pietro Fabris è uno spettacolare esempio di paesaggio in parte descrittivo e in parte sentimentale.

Artista conosciuto e apprezzato dall’elité culturale internazionale, Pietro Fabris è documentato a Napoli dal 1754 al 1792. A lui si deve la nota serie di vedute dei Campi Phlegraei realizzate nel 1768 per la Royal Society di Londra attraverso i buoni uffici dell’ambasciatore inglese in Italia William Hamilton, e destinate a illustrare il volume Campi Phlegraei: observation of the volcanoes of the two Sicilies. Proprio il suo famoso e influente committente era un vero appassionato di quel bellissimo tratto di costa campano a Nord Ovest di Napoli.

Questa splendida veduta panoramica, finora sconosciuta, e sicuramente sollecitata dall’entusiasmo geografico e vulcanologico dello stesso Hamilton, ritrae un angolo ancora vergine della costiera Tirrena chiamato Campi Flegrei, vasta regione a Nord Ovest di Napoli ora completamente deturpata dalla speculazione edilizia, che trae l’origine del suo etimo dalla parola greca Flegos che significa bruciante, famosa fin dalla classicità per la sua attività vulcanica.
L’eccezionale estensione della visuale, del formato, e il raffinato carattere descrittivo rendono quest’opera un unicum dell’artista per qualità e sintesi creativa.