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Napoli è meraviglia tra tartaruga e piqué

Argenti Avori Icone e Oggetti d’Arte Russa 20 dicembre 2021

Nella prossima asta di Argenti, Avori, Icone e Oggetti d’Arte Russa sarà presente un prezioso e raro calamaio da tavolo in tartaruga marrone e ricchi decori a piqué di bronzo dorato, che creano motivi a conchiglia e arabeschi fogliacei su fondo tramato. Il calamaio comprende un vassoio dai bordi mossi e scomparti, con al centro un porta piume, due calamai, un contenitore per il polverino e una campanella. La tartaruga, molto ambita nell’antichità cade nell’oblio fino al Rinascimento, quando viene ricercata in tutta Europa. Nel XVII secolo fa il suo ingresso nel mobilio, affiancata dall’ebano, l’avorio, la madreperla e le pietre dure sugli armadietti. Inizialmente applicata nelle nicchie interne, la tartaruga conquista l’esterno dei mobili intorno al 1640, per poi ricoprirli interamente dieci anni dopo. La strepitosa lavorazione è attribuita all’atelier napoletano di Giuseppe e Gennaro Sarao nella seconda metà del XVIII secolo. La tecnica usata per la lavorazione di questo fantastico manufatto dell’arte orafa napoletana del Settecento è quella del “piqué-incrostato” che consisteva nello scaldare la tartaruga per inserirvi dei finissimi motivi in oro, argento, bronzo o madreperla. Tecnica nata nel XVII secolo grazie ad un certo Laurenzini vedeva fra i principali atelier dei maestri-orafi ebanisti che si trovavano a Napoli quelli di Antonio de Laurentis, Nicolas de Turris, Nicolas de Starace e quello di Giuseppe e Gennaro Sarao, padre e figlio, attivi fino al 1777, ai quali possiamo ascrivere la realizzazione del calamaio, sia per la tecnica d’esecuzione che per la raffinatezza dei suoi decori.