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L’intima armonia di Piero Marussig

È la Trieste romantica e letteraria di fine secolo, crocevia culturale ed economica mitteleuropea, quella che vede nascere Piero Marussig nel 1876 da una agiata famiglia di commercianti. Tra il 1899 e il 1901 viaggia per l’Europa, soggiornando a Vienna, e frequentando nella primavera del 1901 l’Accademia di Belle Arti di Monaco.  Aderisce alla Secessione entrando in contatto con i pittori più rappresentativi del movimento, ma contemporaneamente è attratto dall’intimismo sintetico dei Nabis, un gruppo d’avanguardia parigino post-impressionista che negli anni Novanta dell’Ottocento cerca nella pittura la purezza, la bidimensionalità, la sintesi formale, la flessuosità della linea e la morbidezza del colore. Dal 1903 al 1905 si stabilisce a Roma, poi dall’estate di quell’anno fino al 1906 a Parigi, dove frequenta Henry Matisse e si confronta con l’arte di Cézanne, Van Gogh, Gauguin, Seurat e Denis.  Torna a Trieste nel 1906 traferendosi in una vecchia villa patronale che diviene il luogo ideale per la pittura en plein air e di ritrovo per parenti e amici.

Nel 1919 si traferisce a Milano dove diviene amico di Margherita Sarfatti e di molti artisti come  Carlo Carrà, Mario Sironi, Achille Funi, Francesco Messina, Leonardo Dudreville e Anselmo Bucci. La sua pittura abbandona i linearismi secessionisti per divenire più solida e acquistando una monumentalità scultorea, che azzera la gerarchia tra spazio, oggetti e figure attraverso l’uso di colori smorzati e volumetrie schiacciate.

Un delicato esempio ci viene da una Figura di donna del 1920 che sarà presente fino al 16 marzo 2022 nel catalogo di Opere Moderne e Multipli d’Autore (lotto 1, stima 3.000 – 5.000 euro), dove l’artista triestino rende l’intima psicologia della figura femminile attraverso le linee e colori che trovano eco negli elementi intorno ad esse.