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La scimmia di Melchior de Hondecoeter

La figura della scimmia all’interno di un dipinto di natura morta vuole ricordare allegoricamente che l’arte copia la realtà, ma più in generale essa rappresenta l’incarnazione della sfrenatezza sessuale per i cristiani e della fertilità per la cultura induista, oltre che simbolo alchemico di trasformazioni e trasmutazioni, che dialoga tra gli stati superiori e inferiori della coscienza secondo dinamiche di congiungimento. Nel mito greco è la forza primordiale e irrazionale che si identifica con Dioniso, simbolo della rinascita attraverso il dolore. Nell’iconografia cristiana, quando la scimmia è associata alla Vergine Maria, essa rappresenta la menzogna su cui ha trionfato la verità,  mentre per la tradizione egizia viene indentificata con la saggezza. Associata alla natura morta, la scimmia vuole rappresentare quanto sottile sia il crinale tra vero e verosimile, tra la vita e la morte,  tra il bene e il male.

Tema moraleggiante di gran moda nella pittura fiamminga del Seicento, che viene ripreso dalla tela  attribuita a Melchior de Hondecoeter (Utrecht 1636 – Amsterdam 1695) che sarà presente nell’asta web-only di Dipinti Antichi e del XIX secolo aperta fino al 10 maggio (lotto 91, stima 2.000 – 3.000 euro).  Artista poliedrico e di talento, il più celebre di una famiglia di artisti, era specializzato nelle nature morte con animali, ma anche di scene di caccia in contesti naturali come boschi e paesaggi. Famosa una serie di oltre 50 tele raffiguranti uccelli che eseguì per il Castello di Driemond, su commissione di Adolphe Visscher.