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ESG. Un sogno per i mercati

ARTE & FINANZA/Alessandro Secciani

Per fare volare le borse è necessario un sogno. Sicuramente l’economia, i commerci internazionali, una politica che fornisce aiuti, le banche centrali che tengono i tassi bassi sono tutti elementi fondamentali, che magari portano a buoni rialzi, ma perché i mercati salgano all’impazzata, qualche volta persino contro la logica, ci vuole un sogno, qualcosa che attiri l’attenzione di tutti e che diventi una sorta di psicosi collettiva. È ciò che successe alla fine degli anni ’90 con le dot.com, da tutte giudicate le società che avrebbero cambiato il mondo, è ciò che è avvenuto con i grandi della tecnologia negli Stati Uniti e in Cina nell’ultimo quinquennio, che sono saliti anche con una pandemia che aveva massacrato i Pil e bloccato l’economia. E adesso c’è un sogno? Sì, non ci sono dubbi e ha un nome ben preciso: Esg. Si tratta “semplicemente” di cambiare l’intero pianeta sulla base di criteri ambientali, sociali e di governance, di fatto una vera rivoluzione. È previsto che in tutti i paesi del pianeta muti il modo di produrre, che siano abbattuti i danni ambientali che hanno prodotto il surriscaldamento, che l’energia diventi rinnovabile e a impatto ambientale zero, che le ineguaglianze più pesanti di genere, di paese, di cultura vengano eliminate, che le imprese diventino una casa di vetro. Il simbolo di tutto ciò è l’auto elettrica: il bene di consumo discrezionale (ma anche di lavoro) più importante del mondo entro il 2030 dovrebbe essere solamente a batteria e non provocare emissioni di nessun genere. E la rivoluzione sembra già iniziata, se in un decennio in tutto il mondo l’energia prodotta dal petrolio è passata dal 44% al 33% e l’oro nero ha visto un balzo avanti dei corsi sostanzialmente solo per il fatto che è stata tagliata brutalmente la produzione. Quel 33% che ancora utilizza l’energia proveniente dal greggio per sopravvivere è costretto a pagare qualsiasi prezzo. In pratica forse per la prima volta nella storia alcuni elementi squisitamente etici sono entrati di prepotenza sui mercati e sono stati accolti con entusiasmo. Basti vedere la corsa delle società di asset management a creare prodotti finanziari con il bollino blu della sostenibilità, anzi del bollino verde. E questa scelta etica è sostenuta anche da una montagna di denaro. L’Unione Europea ha stanziato centinaia di miliardi per finanziare la transizione, gli Stati Uniti stanno facendo altrettanto, con un piano di interventi da parte dello stato senza precedenti. Persino la Cina, la maggiore inquinatrice di tutto il globo, si sta muovendo con forza in questo senso, anche per la parte sociale e di governance dell’acronimo Esg: basti pensare che oggi la Repubblica Popolare è il paese al mondo con la maggiore quantità di veicoli elettrici per il trasporto pubblico. In pratica, una visione profondamente etica che coinvolge miliardi di persone sulla Terra, ma anche un carburante per gli affari senza precedenti. Milioni di imprese verranno spinte a realizzare nuovi prodotti e nuovi servizi per il nuovo mercato che si sta aprendo, le persone in tutto il mondo con i loro acquisti, con le loro scelte, daranno un’enorme spinta a questa nuova produzione. Se davvero andasse in porto questo colossale cambiamento, sarebbe forse la più grande rivoluzione di tutti i tempi, in grado di coinvolgere sistemi politici ed economici profondamente diversi e spesso in lotta tra loro (il caso Cina-Usa è emblematico). E se tutto ciò non è un sogno in grado di eletrizzare i mercati, ben oltre la razionalità, non si sa che cosa sia un sogno. Poi, come sovente succede per i sogni, a volte il risveglio è traumatico. È successo con le dot.com all’inizio degli anni 2000. In quel caso l’analisi era giusta: internet stava davvero cambiando il mondo, stava completamente rivoluzionando i rapporti e il modo di produrre, ma ciò è avvenuto almeno una quindicina di anni più tardi rispetto alle previsioni e ha fatto sì che scoppiasse quella che oggi si chiama “bolla delle dot.com”. E la stessa cosa potrebbe succedere anche oggi: l’obiettivo di elettrificare l’intero parco auto entro il 2030 è oggettivamente irrealistico e potrebbe portare a delusioni. E così via tanti altri elementi. Ma per il momento va bene così, anche perché i problemi che devono essere risolti sul pianeta sono concreti, reali, anche se molti fiutano solamente l’affare. E in questo clima di ottimismo, tutti sono coinvolti: anche i mercati apparentemente lontani da questa tendenza Esg, come l’arte, ricevono chiaramente una spinta positiva per il fiume di denaro che si sta riversando su tutto. Almeno fino al risveglio dal sogno.