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Clemente Ferrari esempio di stile

Il piacere del collezionista d’arte è una curiosità onnivora di conoscenza che si sedimenta opera su opera, anno dopo anno, con un processo di stratificazione e di affinamento del proprio gusto che diviene un giardino privato delle idee, che vagano libere alla ricerca di un nuovo oggetto che assorba tutti i desideri di bellezza che l’arte può offrire.
Clemente Ferrari nell’arco di due decenni ha amato e raccolto con appassionata competenza l’ebanisteria genovese del XVIII secolo, un secolo di passaggio tra il barocco e rococò, dove le influenze e mode provenienti dalla Francia e dall’Inghilterra – nazioni legate alla “Lanterna” da secolari e consolidati rapporti commerciali – è stato capace di produrre oggetti d’eccellenza per creatività compositiva, soluzioni realizzative, e un’innata eleganza ed equilibrio che rendono la produzione di questo secolo un esempio di insuperata originalità.
Il gusto del raffinato connosseur lo possiamo cogliere nel cassettone a ribalta con alzata impiallacciato in legno violetto con impianto a doppia sagoma intarsiato con il tipico decoro a cuore in bois de rose, così come nelle sei poltrone coeve in legno di noce, intagliate con motivi naturalistici a rilievo, seduta e schienale in damasco rosso e oro. Di grande impatto plastico e dello stesso periodo una coppia di grandi torciere in legno scolpito, laccato e dorato a cinque fiamme sorrette da delfino fantastico a tutto tondo poggiante su basamento roccioso, e una console in legno intagliato, scolpito e dorato piano sagomato in marmo verde, fascia frontale traforata centrata da testina muliebre, i montanti cimati da figure femminili antropomorfe alate.