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CLASSIC & SPORT CARS : Uniche emozioni

di Piero Evangelisti

Secondo sociologi ed economisti l’automobile è saldamente al secondo posto, dopo la casa, nella classifica delle cose più importanti per una persona e non tanto come mezzo di trasporto – che resta fondamentale nella nostra libertà di movimento – ma soprattutto per le emozioni che ci sa trasmettere, per il suo design e le sue prestazioni attraverso le quali noi proiettiamo la nostra personalità. È quindi naturale che le forme, la bellezza di una “quattro ruote” – a dispetto di analisti che ci raccontano da tempo che il lato emozionale sia destinato a cedere il passo a quello razionale, rappresentato da prezzo e consumi, nella scelta di una nuova vettura – continuino ad avere una grande importanza.
È la vittoria della passione per l’automobile, un sentimento trasversale che spazia fra le sue dimensioni, dalla più piccola delle utilitarie alla supercar, e nel tempo, coinvolgendo modelli classici che hanno lasciato il segno negli oltre 130 anni della storia dell’automobile, dagli esemplari a manovella a quelli anche più recenti, quasi contemporanei, purché esclusivi. Per arrivare a possedere un certo modello e avendone la possibilità si può arrivare a spendere cifre astronomiche come ci testimonia il fenomeno delle aste di automobili in costante crescita. L’asta è il momento in cui si materializza la passione pura, un passaggio che porterà il fortunato proprietario di una Mercedes-Benz Gullwing, di una Ferrari GTO o di un più “giovane” esemplare unico (il termine tecnico è “one-off”), a passare alle fasi successive. Dalla partecipazione ai più prestigiosi Concours d’Élégance, come quelli di Pebble Beach, in California, o di Villa d’Este, sulle rive del lago di Como – trasferte costosissime per assicurazione e trasporto anche da luoghi lontanissimi – ad esperienze più rischiose come la disputa di rievocazioni storiche di gare leggendarie, dalla Mille Miglia al Rally di Monte Carlo dove preziose veterane vengono messe a dura prova. Più raro è l’uso quotidiano della vettura che costituisce la massima espressione della passione, del forte legame fra l’uomo e la macchina.
Un importante manager di Wall Street tiene le sue innumerevoli Ferrari, di epoche diverse, nel garage sotto il grattacielo dove ha l’ufficio e quando qualcuno o qualcosa gli stanno rovinando la giornata scende nei box, prende una delle Ferrari, la guida per una mezz’ora e poi torna al lavoro sereno. Wayne e D’Ann Rauch, ricca coppia texana, continua a costruire hangar per ospitare i loro 80 esemplari di Dodge Viper che devono essere sempre pronti per essere guidati senza che sia necessario spostare altre vetture. Da quando l’iconica muscle car americana è uscita di produzione sono ovviamente ancora più impegnati nel partecipare alle aste dove contano di trovare qualcuno disposto a mettere in vendita una vecchia Viper. In questi casi che vi abbiamo citato è improbabile che i proprietari si privino di uno dei loro rari pezzi, una conferma giunge da Jim Glickenaus, di New York, uno dei maggiori collezionisti di Ferrari e possessore di 11 “one-off” trai quali c’è la P4/5 realizzata da Pininfarina sul telaio dell’ultima Enzo prodotta a Maranello. Per questo capolavoro Glickenhaus ha ricevuto un’offerta di 40 milioni di dollari da un ricco arabo, ma ha saputo resistere. Un’offerta così elevata è superiore al prezzo pagato a un’asta di un paio d’anni fa dove fu toccato il record, tuttora imbattuto, di 38 milioni di dollari battuti per una Ferrari GTO appartenuta a Stirling Moss.
Classic car e modelli esclusivi possono quindi essere un ottimo investimento perché il loro valore continua a salire e la Ferrari GTO, modello del quale sono stati prodotti soltanto 39 pezzi, compare con una certa frequenza nei cataloghi delle aste più prestigiose, segno che spesso chi l’ha acquistata a un’asta precedente la rivende con un cospicuo guadagno. Ciò non significa che si tratti di speculazione pura perché in molti casi chi vende lo fa per poi acquistare altre vetture e allargare la propria collezione. Le automobili possono infatti essere opere d’arte, da collezionare per la loro bellezza e non soltanto per la rarità, doti a volte riunite in un’unica vettura, come, per esempio, la Bugatti Atlantic prodotta in soli quattro pezzi alla fine degli Anni Trenta. Una di queste appartiene a Ralph Lauren, è stimata 50 milioni, e fa parte della collezione di 70 pezzi che fanno dello stilista, nato nel Bronx e poi assurto a maestro del fashion, uno dei più grandi collezionisti di auto del mondo. Per molti anni, mentre raccoglieva pezzi pregiati, Lauren teneva le vetture in una località praticamente sconosciuta (Bedford, a nord di New York), perché voleva condividere con pochissimi il piacere di ammirare quegli oggetti (comunque tutti funzionanti), così come accade, per esempio, con una raccolta di impressionisti. Poi, alcuni anni fa, Ralph Lauren ha svelato la sua collezione in occasione di una sfilata di moda della sua maison, sia per creare un’atmosfera unica ed esclusiva per l’evento, sia, probabilmente, come esibizione di uno status symbol, per dimostrare anche con la sua collezione (il valore complessivo supera i 300 milioni di dollari) dove è arrivato il ragazzino del Bronx che ha cominciato vendendo cravatte all’Empire State Building.
L’automobile è dunque protagonista della nostra vita a tutti i livelli, non soltanto quelli più esclusivi, e per lei si è disposti a tutto, magari cominciando da un’economica ma emozionante Lancia Fulvia Coupè HF. Molti collezionisti hanno cominciato così. Ma come può accadere in ogni tipo di collezione dietro l’angolo si nasconde a volte l’ossessione di “raccogliere” in maniera compulsiva, un desiderio di possedere che mette in secondo piano la bellezza di un oggetto e, nel caso dell’automobile, le emozioni che questa può trasmettere. Avendone gli sconfinati mezzi si potrebbe fare la fine di Hassanal Bolkiah, il sultano del Brunei, che ha oltre seimila auto di lusso e supersportive, 500 delle quali sono Rolls Royce, uno sterminato garage dove sono stivati gioielli che perdono la loro funzione, perché guidarle tutte, anche per gli chauffeur che immaginiamo destinati al sultano, sarà un’impresa ardua. Agli antipodi c’è Jim Glickenhaus che dice: “Non caricare di miglia la propria Ferrari è come non fare sesso con la propria bellissima fidanzata”. Indipendentemente dalla scuola di pensiero che si segue possedere un’auto con una storia è un’esperienza da fare, e le aste sono un luogo dove cominciare il cammino, perché ci sono anche vetture ben lontane da certe quotazioni inarrivabili per la stragrande maggioranza delle persone.