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Bil Viola rinascimento presente

Palazzo Strozzi Firenze

L’immagine video, frammentata, quotidiana e fugace è il sottofondo visivo della nostra contemporaneità, che moltiplica la percezione per poi manipolarla e riprodurla in una sequenza dilatata nel tempo e nello spazio. Un processo caro ad Andy Wahrol e a quella Pop Art che aveva fatto, della riproducibilità dilatata dei totem del consumo di massa, uno strumento di rottura verso un’idea dell’arte come storia per immagini: “Ignoro dove l’artificiale finisce e cominci il reale” è una delle sue frasi celebri, una dichiarazione che sanciva apparentemente la fine della funzione dell’artista come medium, e l’affermarsi di una testimonianza che sceglieva la neutralità casuale del quotidiano.
Anche Bill Viola, da oltre quattro decenni, con un percorso creativo di rara coerenza, ricerca nell’immagine in movimento, spesso in slow motion, un dialogo tra le molteplici dimensioni della rappresentazione visiva nello spazio. Nel caso della mostra Bill Viola. Rinascimento elettronico, aperta fino al 23 luglio 2017 a Palazzo Strozzi di Firenze e curata dal direttore generale Arturo Galansino e da Kira Perov direttore esecutivo del Bill Viola Studio – l’opera dell’artista si rivela nel transfert con l’arte fiorentina del Quattrocento, vista come la misura di rappresentazione della vita umana e sociale. Ventisei opere in grado di coprire tutte le fasi creative di Viola, dalla meno nota produzione degli anni Settanta fino agli ultimissimi lavori, per ripercorrere lo straordinario sviluppo tecnico che lo ha portato dagli archeologici monitor agli schermi al plasma, a un dialogo fecondo e ancora centrale della sua ricerca con le opere, i temi, gli artisti ed i luoghi dell’amata Firenze.