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Musée Luxembourg Parigi

Fantin-Latour. À fleur de peau”. È la prima retrospettiva che Parigi dedica a Henri Fantin-Latour (Grenoble 1836 – Buré 1904) a distanza di 34 anni dalla mostra al Grand Palais, punto di partenza per lo studio dell’opera di questo squisito artista. La mostra, aperta fino al 12 febbraio 2017 al Musée du Luxembourg, curata da Laure Dalon, curatrice della Réunion des Musées Nationaux – Grand Palais, Xavier Rey, curatore del Musée d’Orsey, e Guy Tosatto, direttore del Musée de Grenoble, presenta oltre 120 opere, le più emblematiche della sua carriera, tra dipinti, litografie e disegni. L’esposizione si sviluppa cronologicamente in quattro grandi sezioni, a partire dalle opere giovanili, dove protagonisti sono i personaggi a lui familiari, come le sorelle e gli amici; gli autoritratti realizzati tra il 1850 e il 1860, e le nature morte, dove è già manifesta la sua straordinaria sensibilità materica e coloristica. Nel decennio compreso tra la seconda metà degli anni sessanta e i primi anni settanta, Fantin-Latour prende coscienza di sé e fa della sua arte un manifesto di modernità, insieme a Delacroix e Manet. Tra il 1873 e il 1890, l’artista è al massimo del suo virtuosismo: i suoi fiori, come quelli di Baudelaire, sono l’acme di una sensualità morbida e avvolgente; i ritratti composti e intimi, sono l’immagine di una conversazione spirituale tra l’artista e il soggetto ritratto. “Je me fais plasir”: con queste parole profetiche scritte all’amico Edwards nel 1869, l’artista apre alle opere “d’imagination”, che negli anni a venire occuperanno una parte sempre più rilevante della sua produzione, quando messi da parte i suoi capisaldi, a entusiasmarlo saranno la musica e i soggetti mitologici letti attraverso un delicato e casto erotismo femminile.