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Asian art: alla ricerca dell’oro bianco

Oro bianco. Così è sempre stato definito l’avorio, per la sua preziosità che si ricorda fin dall’età paleolitica. Dalla Mesopotamia alle grandi dinastie egizie, e ancora dalla cultura classica greca e romana fino alle civiltà medioevali, rinascimentali, barocche e arrivando fin al secolo appena trascorso, a questo candido materiale si è conferito sempre un valore d’eccezionalità assoluta tanto da essere conservato gelosamente in segrete camere delle meraviglie, meglio conosciute come wunderkammer fisiche e spirituali.

Il più diffuso e pregiato è quello ricavato dalle zanne di elefanti perché di colore pregevole e di notevole elasticità per permetterne una migliore lavorazione. Si dice che il migliore avorio sia quello del Siam, molto compatto, a grana finissima, bianco alquanto rosato, principalmente in Giappone e in Cina, dove la lavorazione inizia nell’epoca Tang plasmando prima oggetti di uso quotidiano come armi raffinatissime, poi, nella dinastia Ming e Qing, modellando con superba perizia monili e oggetti destinati ai letterati (una delle caste di più alto rango della gerarchia imperiale) quali poggia pennelli, manici dei pennelli e porta pennelli; o per oggetti di carattere ornamentale o religioso (con l’arrivo dei padri missionari, in Cina si diffonde la raffigurazione di Guanyn, corrispondente alla Vergine Maria).

Una teiera del XX secolo con becco a forma di fenice, spicca nell’asta di Arte Orientale del 28 maggio per il suo fascino e originalità, impreziosita da infiniti dettagli che sottolineano l’eccellenza della lavorazione come una riserva lobata sul lato raffigurante una Guanin poggiante su un drago e al centro tra onde e nuvole.  Così di arcaica eleganza una coppia di vasi cinesi della fine del XIX secolo, con teste di cane di Fo a sostegno degli anelli, un chilong come rilievo centrale, e un animale fantastico come coperchio.

L’avorio come sostanza di un’estasi languida e inebriante che solo l’oro può regalare, similitudine che si perpetua nel “Ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde, dove Sybil Vane l’attrice amata dal protagonista, così descrive l’appassionata storia che la lega al giovane amato: “Il mondo è cambiato perché tu sei fatto d’avorio e d’oro, la curva delle tue labbra riscrive la storia”.

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