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Il buono, il brutto, il cattivo e le cicatrici della nostalgia

Fin dai titoli di testa Il buono, il brutto, il cattivo dichiara le sue intenzioni di ‘storicizzare’ in maniera diversa il contenuto narrativo. Non solo fra le armi che scolpiscono e poi dissolvono il nome del regista c’è un cannone (il rimbombo sordo provocato dalle deflagrazioni dei suoi proiettili, accompagna per un buon tratto la sequenza); ma i volti e le figure dei protagonisti sono esibiti di volta in volta come dagherrotipi che si alternano ad immagini che più avanti scopriremo far parte di scene di battaglia fra nordisti e confederati. Inoltre, a rincarare l’effetto visivo, le immagini vengono solcate e sfregiate dai traccianti dei proiettili d’artiglieria.

L’idea di intrecciare grandi avvenimenti e vicende di singoli personaggi rimarrà da questo momento una costante dal cinema di Leone; una cornice obbligata, che tuttavia non rende sbiaditi i contorni di alcun personaggio. Con solennità manzoniana, Leone riesce a mettere a fuoco nelle sue storie anche il più piccolo dei suoi protagonisti. Abbia o non abbia una battuta, gli venga concesso o meno un primo piano, ogni figura immaginata dal regista, anche se solo per un attimo, vive sempre di luce propria.

Quando nei film di Leone vengono inquadrate foto con nuclei familiari o insiemi di persone, questi sono o sul punto di essere travolti dall’irrompere del destino oppure divengono lo strumento che  espone la memoria alle cicatrici della nostalgia.

[di Andrea Baldinotti]

 

Lotto 93 | Il Buono, Il Brutto, Il Cattivo” [Regia di Sergio Leone], Manifesto Cinema. Edizione Anni ’70, 200 x 140 cm, [4F], [2 Fogli], Condizioni A/B | Stima € 300 – 500