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Amici di Doccia. Una avventura molto fiorentina: o forse no

La nascita della associazione degli Amici di Doccia, si deve, ma questa è cosa nota, alla determinazione di John Winter (1944 – 2014), personalità, io credo, tra le più interessanti nel campo del commercio dell’arte e, più in generale, della connoisseurship del Secolo Breve. Uomo sempre in bilico tra la cultura anglosassone (che gli apparteneva per nascita ed educazione) e quella toscana (alla quale lo legavano gli affetti e le passioni personali), John seppe trasportare il meglio delle due culture in questa sua creatura. E va detto che Firenze ed i fiorentini non ebbero esitazioni a seguire le sue intuizioni: come chiunque può vedere scorrendo i nomi che si riunirono, in un pomeriggio del luglio 2003 a Firenze per mettere le basi “legali” del sogno immaginato da John Winter.

Un sogno fiorentino ma anche molto anglosassone, quindi, nella collaborazione forte, così come lui immaginava, con il mercato dell’arte visto come alleato e non come antagonista, e nella capacità di   immaginare un percorso, certamente ambizioso, che andava dal recupero delle fonti e dei prototipi della porcellana di Doccia, a quello della salvaguardia di uno dei musei più straordinari del mondo, quello di Sesto Fiorentino appunto. E poi l’idea di sorreggere gli studi, intervenire nei restauri, promuovere eventi e mostre che valorizzassero una delle vicende artistiche più affascinanti della cultura toscana e non solo: in poche parole fare per Doccia quello che si era fatto e si andava facendo per altre celebri manifatture, come Meissen o Sèvres.

Di quel progetto che scrive è stato per alcuni anni parte attiva, innamorato in particolare di una delle prime iniziative intraprese, quei Quaderni degli Amici di Doccia che restano uno dei portati più importanti nella storia, pur piena di successi, dell’associazione. Soprattutto perché colpisce, in quelle pagine, la capacità di aprirsi al mondo, con contributi di ricercatori e studiosi di vaglia provenienti da tutto il mondo.

Gli anni mi hanno poi portato lontano dalla vita attiva degli Amici: che hanno continuato in modo assai felice il loro cammino.

John Winter ci ha lasciato nel 2014, nella sua casa fuori Lucca tanto amata: ma la validità del suo progetto è tutta nelle iniziative degli Amici, e nella qualità dei risultati ottenuti. Si scorra l’elenco delle pubblicazioni, dei restauri, si pensi alle partecipazioni, risolta in varie forme, non solo alla vita del Museo di Sesto Fiorentino ma più in generale allo sviluppo della conoscenza della storia della manifattura dei Ginori, e si capirà come la scommessa fatta nel lontano 2003, mi pare, ad oggi, vinta.

ORO BIANCO. Tre secoli di porcellane Ginori è il titolo della mostra che il Museo Poldi Pezzoli e il Museo Ginori presentano al pubblico fino al 19 febbraio 2024 nelle sale della casa museo di via Manzoni.

L’esposizione, a cura di Rita Balleri e Oliva Rucellai, rispettivamente conservatrice e capo-conservatrice del Museo Ginori, e di Federica Manoli, collection manager e curatrice della collezione di ceramiche del Museo Poldi Pezzoli, racconta alcuni dei momenti più significativi della storia della manifattura di Sesto Fiorentino attraverso una selezione di opere (circa 60) provenienti, oltre dai musei promotori, da Le Gallerie degli Uffizi di Firenze, dal Museo Civico di Arte Antica – Palazzo Madama di Torino, dalle collezioni dei principi del Liechtenstein e da alcune importanti raccolte private.

«Nella storia romanzesca della porcellana europea, fatta di sfrenate ambizioni principesche, febbrili ricerche e codici tenuti segreti come preziosi tesori, la Manifattura Ginori ha un marcato carattere di unicità e il Museo Poldi Pezzoli è la sede più adatta e prestigiosa per raccontarne la storia. In quanto casa museo è una vera e propria antologia, perché conserva un panorama di epoche, mode e sensibilità differenti. Spiccano nella nostra collezione per qualità e preziosità proprio le porcellane provenienti dalle fabbriche più rinomate e affermate sulla scena del Settecento europeo e tra queste le opere nate nella Manifattura di Doccia, emblema di sperimentazione artistica ed eclettismo» dichiara Alessandra Quarto, Direttore del Museo Poldi Pezzoli.

«In attesa che il Museo Ginori riapra le sue porte, questa mostra è un’occasione preziosa per raccontare la sua straordinaria storia. Una storia che tiene insieme la capacità imprenditoriale del suo visionario fondatore Carlo Ginori (sorta di Adriano Olivetti del Settecento) e l’eccezionale abilità di generazioni di lavoratrici e di lavoratori; la progressiva democratizzazione dell’oro bianco, che dalle tavole dei principi entra in ogni casa italiana, e la crescita culturale e politica di un movimento operaio che proprio alla Ginori vede nascere la Società di Mutuo Soccorso di Sesto Fiorentino e, poi, una stagione di lotte cui partecipò anche don Lorenzo Milani. Sarà appassionante, per i visitatori, scoprire quali forme – altissime, inaspettate, commoventi – abbia assunto, lungo i secoli, un materiale per tutti così consueto come la porcellana» dichiara Tomaso Montanari, Presidente della Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia.

Il desiderio di impadronirsi del segreto di fabbricazione della porcellana all’inizio del XVIII secolo era paragonabile a quello che animava la leggendaria ricerca della pietra filosofale degli alchimisti, da cui la metafora “oro bianco”, spesso usata per identificare il più nobile fra i materiali ceramici. Possedere i manufatti delle prime fabbriche europee era segno di distinzione ed eccezionale era il prestigio di chi ne promuoveva la produzione. Tra questi il marchese Carlo Ginori, fondatore dell’impresa ancora oggi attiva e ispiratore del Museo che ne racconta la storia.

Venere de’ Medici, Manifattura Ginori di Doccia, 1747 ca., porcellana, Sesto Fiorentino (Firenze), Museo Ginori. inv. 22.M611-1.17

L’Associazione Amici di Doccia è un’associazione culturale senza fini di lucro, costituita nel luglio del 2003 con sede a Firenze, nasce dal desiderio di vari appassionati, studiosi, accademici e collezionisti di creare un centro di ricerca sulla ceramica della Manifattura di Doccia, un punto di incontro per approfondirne gli studi e promuoverne la conoscenza in Italia e all’estero, tramite esposizioni, mostre, incontri e scambi culturali tra musei ed associazioni affini.
L’Associazione svolge un’intensa e continuativa attività di ricerca coinvolgendo il pubblico, gli appassionati e storici dell’arte attraverso mostre e relativi cataloghi, affiancati dal 2007 dalla rivista annuale Quaderni.
L’Associazione crea sinergie con enti affini e musei sia sul territorio che all’estero, in un’ottica di apertura e di stimolo culturale dato dal confronto con altre realtà con le quali portare avanti le ricerche e condividere gli stessi valori di tutela e di valorizzazione del patrimonio storico artistico.
Inoltre l’Associazione crede nella collaborazione e nell’ottimizzazione di risorse per questo le sue attività hanno sempre mirato a coinvolgere altri enti e musei.
A seguito della chiusura del Museo di Doccia, avvenuta nel maggio del 2014, l’Associazione si è impegnata nella ricerca di una soluzione promuovendo il dialogo fra istituzioni pubbliche e soggetti privati in grado di dare un contributo concreto alla rinascita del Museo. In parallelo, a causa delle condizioni precarie dell’edificio che contiene le raccolte, l’Associazione si è adoperata per il trasferimento dell’Archivio cartaceo del Museo presso l’Archivio di Stato di Firenze e di un nucleo di 80 modelli in cera, che rischiava di andare perduto per sempre, in un ambiente climatizzato dentro lo stabilimento Richard-Ginori.