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COPPIA DI PANNELLI IN COMMESSO DI MARMI E PIETRE DURE POLICROME, FIRENZE, XVII-XVIII SECOLO
base in marmo nero entro cornice modanata in giallo antico, uno raffigurante caccia all'orso e l'altro centrato da pappagallo su arbusto con cane e lepre, fascia perimetrale riccamente intarsiata con decoro floreale stilizzato, racemi e volute; usure, graffi, alcune sbeccature e mancanze, restauri
Caccia all'orso, cm 81,5X85 (luce cm 66,5X70)
Pappagallo, cm 82X88 (luce cm 66X72,5)
Caccia all'orso, cm 81,5X85 (luce cm 66,5X70)
Pappagallo, cm 82X88 (luce cm 66X72,5)
STIMA € 35.000 - 45.000
L'impiego di marmi colorati, pietre dure e tenere per piani di tavolo, pannelli e formelle o altro ancora, anche solo per fini puramente decorativi, vede come noto il suo apice tra il XVI ed il XVIII secolo, in una moda strettamente legata all'amore delle elite del tempo per i materiali preziosi. Tra gli svariati temi usati, spesso trovano spazio al centro della scena, quelli naturalistici o animalier, come nelle nostre due tavole, con la caccia all'orso e un pappagallo con altri animali, arricchite nella fascia esterna da un tralcio continuo a girali caratterizzati da cromie accese, a contrasto con il fondo scuro. Sono cifre stilistiche che possiamo ritrovare in molti lavori realizzati nelle botteghe fiorentine e nelle manifatture granducali ed anche al di fuori dei confini italici, come ad esempio negli opifici praghesi, con la bottega di Cosimo e Giovanni Castrucci, per la corte di Rodolfo II. Numerosi sono poi i possibili confronti con alcune placche decorate nello stesso gusto. Per quella arricchita con la scena di caccia, si guardi ad esempio al pannello Leopardo in lotta con un orso della seconda metà del XVII secolo (A. M. Giusti, La fabbrica delle meraviglie, Firenze 2015, pag. 32, tav. 35) o le formelle dello stipo di manifattura granducale, con Orfeo che ammansisce gli animali (op. citata, pag. 31, tav. 33). Nell'altra placca qui illustrata campeggia al centro un pappagallo, soggetto spesso presente in esemplari fiorentini (non di rado insieme ad altri volatili e insetti) anche ispirati e suggeriti dalle invenzioni di artisti di quel tempo: su tutti, quelle del pittore Iacopo Ligozzi (Verona, 1547 ; Firenze, 1627), eccellente ritrattista di animali, piante e fiori. Si vedano a tal proposito un sontuoso piano di tavolo oggi al Museo degli Argenti a Palazzo Pitti (op. citata, pag. 26. tav. 25), o i frontali policromi di uno stipo con fiori e uccelli (op. citata, pag. 29. tav. 29). E ancora, le placche di una cassetta in ebano della Galleria dei Lavori, oggi a Madrid nel Museo des Artes Decorativas (A. Gonzàlez Palacios, Pittura per l'eternità, Milano 2003, pagg. 253 e 254, tav. 49), quelle di due stipi in avorio delle manifatture di Augusta (A. M. Giusti, Pietre dure. L'arte europea del mosaico negli arredi e nelle decorazioni dal 1550 al 1800, Torino 1992, pagg. 178 e 178, figg. 60 e 61), fino ad arrivare alla produzione aulica con le decorazioni per lo stipo del duca di Beaufort del 1732, il celeberrimo Badminton Cabinet, oggi al Museo Liechtenstein di Vienna.
LOTTI